Perché a Trapani sono tutti indagati
Un candidato a sindaco è stato arrestato e per un altro è stato chiesto un "obbligo di soggiorno", per un'inchiesta di corruzione che ha coinvolto anche Crocetta e una sottosegretaria
Da ieri la campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco di Trapani, in Sicilia, è diventata molto più agitata per via di due provvedimenti giudiziari che hanno interessato due candidati sindaco, nell’ambito di un’inchiesta che ruota intorno all’armatore Ettore Morace e che ha coinvolto anche la sottosegretaria alle Infrastrutture e ai Trasporti Simona Vicari, che si è dimessa.
Ieri la procura di Palermo ha chiesto l’obbligo di soggiorno a Trapani ad Antonio D’Alì, senatore e candidato a sindaco per Forza Italia, in attesa di un giudizio della Corte di Cassazione su un processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Oggi invece è stato arrestato l’altro principale candidato del centrodestra, Girolamo “Mimmo” Fazio, già sindaco dal 2001 al 2012 e sostenuto da alcune liste civiche e dall’UdC. Fazio è coinvolto in un presunto giro di tangenti che riguardano il trasporto marittimo locale. Assieme a lui sono stati arrestati anche il funzionario della regione Sicilia Giuseppe Montalto e Morace, amministratore della Liberty Lines. Fra gli indagati dell’inchiesta ci sono anche il presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta, eletto col centrosinistra, che secondo l’Ansa avrebbe ricevuto un avviso di garanzia: Crocetta è accusato di “concorso in corruzione”, per un presunto finanziamento di 5mila euro ricevuto dal suo partito da Morace, oltre che un viaggio alle Eolie.
Per quanto riguarda Fazio, le indagini della procura di Palermo si sono concentrate su una serie di gare per il trasporto marittimo in Sicilia tenute fra il 2015 e il 2016: secondo l’accusa Fazio, Morace e Montalto erano coinvolti in un giro di tangenti con l’obiettivo di favorire Morace, che è amministratore delegato della potente azienda di trasporti Ustica Lines, e che è molto legato a Fazio (sua moglie Annemarie Collart Morace è una delle persone indicate da Fazio come futuri assessori in caso di vittoria alle elezioni).
In particolare Fazio, scrive Repubblica, avrebbe «fatto pressioni sull’ex presidente del Cga [Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana], Raffaele De Lipsis, per far rivedere una sentenza del TAR del 2017 che dava ragione alla Regione contro Morace su un vecchio contenzioso. De Lipsis si è poi attivato nei confronti dell’attuale presidente del Cga Claudio Zucchelli. Inoltre Fazio in qualità di deputato [regionale] ha difeso gli interessi dell’armatore e ha esercitato “indebite pressioni” nei confronti della dirigente del servizio, Maria Piazza». La procura di Palermo ha chiarito questo e altri dettagli di questa operazione – chiamata sgradevolmente “Mare Monstrum”, una storpiatura dell’operazione di salvataggio dei migranti attiva in Sicilia fino al 2014, che non ha niente a che vedere con l’inchiesta – in una conferenza stampa tenuta venerdì.
D’Alì è un personaggio molto noto della politica siciliana fin dai primi anni Novanta: è stato sottosegretario degli Interni di due governi Berlusconi e fino al 2013 era presidente della commissione Ambiente del Senato. Nel 2011 la procura di Palermo lo ha rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa; nel 2013 i giudici del processo di primo grado lo hanno assolto per i fatti successivi al 1994, e dichiarato prescritti quelli precedenti. La sentenza di appello del 2016 ha confermato quella di primo grado; la procura però ha deciso di fare appello in Cassazione, che deve ancora esprimersi. La procura ha motivato il suo provvedimento di obbligo di residenza per motivi di “pericolosità sociale”, nonostante D’Alì sia stato assolto due volte su due. La richiesta della procura sarà valutata a luglio dal tribunale di Trapani. Repubblica scrive che stamattina D’Alì «è volato a Roma per confrontarsi con il commissario regionale di Forza Italia Gianfranco Micciché e con i vertici del partito. Probabilmente vedrà anche Silvio Berlusconi».
L’accusa contro Vicari è invece quella di aver ricevuto da Morace un orologio di lusso in cambio della promozione di un emendamento che riduceva l’Iva sul trasporto marittimo, che avrebbe favorito l’armatore. In un’intervista al Corriere della Sera, Vicari ha detto che l’orologio era un regalo di Natale. Il procuratore Franco Lo Voi, che sta conducendo l’inchiesta, ha spiegato che secondo la tesi dell’accusa Morace «è entrato in contatto con un politico nazionale, attraverso un tramite, e ha così ottenuto l’approvazione di un emendamento che riduceva dal 10 al 4 per cento l’Iva sui trasporti marittimi urbani. Sia il politico, che il tramite hanno ricevuto in cambio due Rolex».
L’inchiesta è comunque molto estesa e intricata, e ci sono diverse altre persone indagate, secondo l’Ansa, tra cui Marcello Di Caterina, un membro dello staff di Vicari, Marianna Caronia, ex deputata, Salvatrice Severino, dirigente dell’assessorato regionale alle Infrastrutture, il carabiniere Orazio Gisabella e Sergio La Cava, presidente della società Navigazione Generale Italiana. Le accuse sono principalmente quelle di aver favorito gli affari di Morace in cambio di compensi economici: Caronia e Montalto, per esempio secondo i procuratori avrebbero impedito una nomina di un consulente che Morace non voleva, convincendo anche – scrive Repubblica – il M5S a opporsi.
Non è ancora chiaro se Fazio e D’Alì ritireranno la loro candidatura a sindaco: gli altri principali candidati sindaco, cioè quelli che potrebbero beneficiare del loro ritiro, sono Pietro Savona del Partito Democratico e Marcello Maltese del Movimento 5 Stelle. A Trapani il primo turno delle elezioni amministrative è previsto per l’11 giugno, come in altri 1.020 comuni in tutta Italia.