Assad avrebbe usato un forno crematorio per eliminare i corpi di molti prigionieri politici
Lo dicono gli Stati Uniti basandosi sulle foto satellitari di una prigione siriana: non ci sono però prove definitive che lo confermino
Gli Stati Uniti hanno accusato il regime siriano del presidente Bashar al Assad di aver usato un forno crematorio per nascondere le uccisioni di massa compiute in una prigione vicino a Damasco. L’accusa è basata su alcune fotografie satellitari della prigione scattate negli ultimi quattro anni. In particolare una foto del 2015 mostra l’intero edificio coperto dalla neve a eccezione di una parte, compatibile con la struttura di un forno crematorio, probabilmente perché riscaldata da una forte fonte di calore interna. Non è la prima volta che il regime siriano viene accusato di compiere massacri e crimini contro la sua stessa popolazione civile, per esempio tramite l’uso di armi chimiche; e non è nemmeno la prima volta che si parla di questa prigione, usata da Assad per eliminare i suoi oppositori. Non ci sono tuttavia prove definitive che confermino le accuse rivolte dal governo americano al regime siriano.
Il carcere in questione è Sednaya, dove negli ultimi anni di guerra il regime siriano ha segretamente tenuto imprigionato, torturato e ucciso migliaia di persone. Nei mesi scorsi diverse organizzazioni umanitarie – come Amnesty International e Human Rights Watch – hanno raccontato come i detenuti passati da Sednaya siano stati decine di migliaia: soprattutto prigionieri politici, ma anche persone ordinarie che si erano unite alle prime proteste pacifiche contro Assad, nel 2011. Secondo il governo americano, il regime siriano avrebbe costruito un forno crematorio nella struttura per eliminare le prove delle uccisioni di massa e non essere perseguibile dalla comunità internazionale per crimini contro l’umanità. Nikki Haley, ambasciatrice statunitense all’ONU, ha detto: «Il tentativo di coprire le uccisioni di massa nel forno crematorio di Assad ricorda le peggiori violenze contro l’umanità compiute nel Ventesimo secolo», riferendosi ai crimini compiuti dal regime nazista nella prima metà del Novecento.
Sia il governo russo che quello siriano non hanno ancora commentato le accuse statunitensi. In passato Assad aveva negato più volte di avere commesso gravi crimini contro la propria popolazione civile, nonostante le prove evidenti raccolte sia da governi stranieri che da organizzazioni non governative operanti in Siria dimostrino il contrario. Nel commentare le accuse americane, alcuni si sono chiesti perché proprio ora: le fotografie satellitari esistono da anni e d’altra parte non dimostrano con assoluta certezza la presenza di un forno crematorio nella prigione di Sednaya. Una risposta potrebbe essere legata all’imminente inizio di nuovi colloqui di pace organizzati dall’ONU a Ginevra, scrive il New York Times: le accuse potrebbero essere un modo del governo americano di fare pressione su quello russo per convincerlo a togliere il suo sostegno al regime di Assad. È una cosa che gli Stati Uniti vorrebbero ottenere da tempo, anche perché l’allontanamento di Assad è considerato da molti gruppi ribelli come la precondizione per arrivare a una pace in Siria.
Martedì è arrivato anche un commento molto duro di un membro del governo israeliano. Yoav Galant, ministro dell’Edilizia del governo di Benjamin Netanyahu, ha detto: «Il fatto che in Siria le persone siano uccise dal governo, che siano colpite deliberatamente con le armi chimiche, che i loro corpi vengano bruciati, è qualcosa che non vedevamo da 70 anni, stiamo superando una linea rossa ed è tempo di eliminare Assad, letteralmente».