Sembra che uno dei centri di accoglienza più grandi d’Europa sia in mano alla ‘ndrangheta
In Calabria sono state arrestate 68 persone, tra cui un parroco, legate alla gestione del Cara “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto
Nella notte tra domenica e lunedì sono state arrestate 68 persone in un’operazione di polizia in Calabria che ha colpito diversi esponenti della cosca Arena, un clan della ‘ndrangheta molto potente nelle province di Crotone e Catanzaro. Secondo le indagini guidate dal procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia Nicola Gratteri e dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, la cosca Arena controllava anche uno dei centri di accoglienza dei migranti più grandi d’Europa: il Cara “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto, un comune sul mare di poco meno di 20mila abitanti a sud di Crotone. I Cara sono i centri di accoglienza per i richiedenti asilo e ospitano i migranti che vogliono avviare le procedure per chiedere allo stato italiano un qualche tipo di protezione internazionale: come molte delle strutture di accoglienza italiane, negli ultimi anni anche il Cara “Sant’Anna” era finito sui giornali perché sovraffollato e carente di molti servizi basilari.
L’ipotesi investigativa che ha portato agli arresti di questa notte sostiene che la cosca Arena guadagnasse dalle gestione del Cara “Sant’Anna” grazie alla collusione con esponenti della “Fraternità di Misericordia”, l’ente che gestisce il Cara. Sembra che la cosca Arena fosse coinvolta nelle attività del Cara da molti anni: in pratica creava delle imprese ad hoc che partecipavano agli appalti indetti dalla prefettura di Crotone per aggiudicarsi tra le altre cose i servizi di ristorazione e di lavanderia per lenzuola e tovaglie del Cara. Gli appalti erano in parte finanziati con fondi europei destinati all’accoglienza dei migranti: secondo le indagini svolte finora, su 103 milioni di euro di fondi UE che lo stato ha girato dal 2006 al 2015 per la gestione del Cara “Sant’Anna”, 36 sarebbero finiti alla cosca degli Arena.
Tra le persone arrestate ci sono anche Leonardo Sacco, presidente della sezione calabrese e lucana della Misericordia, e il parroco di Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio, entrambi accusati di reati legati all’associazione mafiosa. Secondo le indagini, scrive Repubblica, «Sacco avrebbe stretto accordi con don Scordio per accaparrarsi tutti i subappalti del catering e di altri servizi». Grazie a Sacco, la ‘ndrangheta sarebbe riuscita a entrare in possesso dei fondi girati dal governo non solo per la gestione del Cara “Sant’Anna”, ma anche di due Sprar aperti nella stessa zona di Isola Capo Rizzuto, oltre che di alcuni centri aperti a Lampedusa (gli Sprar sono i centri di seconda accoglienza). Don Scordio sarebbe stato invece a capo del sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche destinate all’emergenza migranti: solo nel 2017, per svolgere questa attività illecita don Scordio avrebbe ricevuto 132mila euro.