In Kosovo è caduto il governo
Il presidente ha sciolto il Parlamento dopo un voto di sfiducia, ora slitteranno delle importanti trattative con l'Unione Europea
Il governo del Kosovo, il piccolo stato dei Balcani che è riconosciuto da buona parte della comunità internazionale e che ha ottenuto l’indipendenza dalla Serbia nel 2008, è caduto mercoledì dopo una mozione di sfiducia presentata dall’opposizione. Isa Mustafa, primo ministro dal 2014, musulmano e appartenente al partito conservatore della Lega Democratica del Kosovo (LDK), non ha ottenuto la fiducia del Parlamento, che ha votato con 78 voti su 120 a sfavore. Il presidente della Repubblica Hashim Thaci, del Partito Democratico del Kosovo (PDK), ha sciolto l’unica camera del Parlamento kosovaro. Per legge entro 45 giorni si dovranno tenere nuove elezioni parlamentari, che forse porteranno alla nascita di una nuova maggioranza: quella attuale, che sosteneva Mustafa, era formata dalla LDK, partito del primo ministro, e dal PDK, il partito con più seggi: gli stessi membri del PDK hanno però votato contro il governo nel voto di fiducia di mercoledì.
Le opposizioni e il PDK accusavano il governo di non aver mantenuto le promesse elettorali e di aver perso il sostegno popolare. Nell’ultimo anno e mezzo in Kosovo ci sono state molte proteste, in particolare contro alcuni accordi raggiunti dal governo kosovaro con la Serbia e il Montenegro: nel primo caso, per accordare alla minoranza serba maggiori diritti e poteri, nel secondo per risolvere una disputa sul confine tra i due stati. L’opposizione sostiene che i due accordi siano in contrasto con la Costituzione del paese. In particolare, l’accordo con i serbi è malvisto per via dei pessimi rapporti con la Serbia, che alla fine degli anni Novanta, quando controllava il Kosovo, represse duramente la lotta armata per l’indipendenza della regione, a maggioranza albanese e musulmana, con episodi di pulizia etnica e massacri che portarono all’intervento della NATO.
Con la crisi di governo, è probabile che le trattative cominciate due anni fa dall’attuale governo per risolvere la disputa territoriale con il Montenegro vengano ulteriormente posticipate: stabilire dei confini formali tra i due paesi è una condizione posta dall’Unione Europea per concedere ai kosovari il diritto di entrare nei suoi paesi membri senza visto per periodi fino a 90 giorni. L’accordo sul riconoscimento della minoranza serba, invece, era già stato in parte bocciato dalla Corte Costituzionale del paese.