Cosa vuol dire “ostico”
È qualcosa di complicato, arduo, più che difficile: una volta lo si diceva anche dei cibi e delle bevande
di Massimo Arcangeli
Una lingua, una materia, una lettura ostica è più che dire difficile o difficoltosa: è ardua, complessa, complicata. Un compito, un lavoro, un incarico ostico è un’incombenza dura, faticosa, gravosa, ingrata. A questi significati l’italiano dei secoli passati, specialmente quello letterario, ne aggiungeva un altro: bevande ostiche, o cibi dal sapore ostico, erano cibi e bevande sgradevoli, spiacevoli, disgustosi, ripugnanti al palato (perché, magari, particolarmente amari o aspri).
«Malvagio, val falso, maligno & ostico», scrive nel Cinquecento un grammatico ferrarese, Francesco Alunno, nell’Indice finale della sua opera più impegnativa, un ponderoso vocabolario metodico in dieci libri: La fabrica del mondo […]. Nella quale si contengono tutte le voci di Dante, del Petrarca, del Boccaccio, & d’altri buoni autori […], in Vinegia, Con Privilegio del Sommo Pontefice Paolo III, della Sereniss. Signoria di Vinegia, & dello Illustriss. Duca di Ferrara, 1548). «Faccioti intender non ti sarò ostico» (Il sogno dil Caravia, s. l., Con Gratia, e’ Privilegio, 1549), e cioè “ti faccio capire che non ti sono nemico”, scrive in un poemetto, nello stesso secolo, il poeta e gioielliere veneziano Alessandro Caravia; l’origine di ostico è infatti il latino hosticus “ostile, nemico” (derivato di hostis, “nemico, avversario”), che significò anche “straniero”: chi ci è ostile, o l’estraneo che avvertiamo come tale (perché lo temiamo, ci destabilizza, ne abbiamo paura), non può farci evidentemente piacere.
Ostico è l’ultima delle 15 parole “difficili” (della cinquantina di quelle sottoposte, dal 2011 al 2017, a un migliaio di studenti della scuola secondaria e dell’università) selezionate per questa rubrica. Rispetto ad altri casi i 196 studenti universitari cagliaritani di primo anno interrogati nel 2011, in un test che ho più volte menzionato nei miei interventi precedenti, se la sono cavata abbastanza bene. Ecco il quadro riassuntivo delle loro scelte, fra sinonimi “secchi” e fraseologici:
a) difficile 69; complicato 14; arduo 10; ostile 10 («La risoluzione del problema era ostico [sic]»; scambio col sinonimo: «È stato molto ostile nei miei confronti»); duro 6; avverso 4 («Il Milan è un avversario ostico»; «Tema ostico»); difficoltoso 3; scettico 3 («Sei proprio ostico!»; «6 un po [sic] ostico rispetto al tema del nucleare»); complesso 2, complessa 1 («La prova sarà ostica»); contrario 2 («Non puoi sempre essere così ostica nei miei confronti»); impegnativo 2; intricato 2; pericoloso 2 («Avversario ostico»); tosto 2; caustico 1 («Questa è una domanda ostica»); forte 1; imprevedibile 1 («È una squadra ostica»); ingannevole 1; intrasigente [sic] 1; irritabile 1; resistente 1 («È un avversario ostico da battere»); scontroso 1 («Il tempo è ostico»).
b) difficile da affrontare 2; di difficile comprensione 1; difficile da capire 1; difficile, utilizzato per definire qualcosa molto difficile da fare 1; poco socievole 1; qualcosa che impedisce 1; qualcosa o qualcuno di intricato 1; spigoloso 1; un qualcosa di ostico è inteso come un difficile ostacolo 1.
Anche gli studenti della scuola secondaria inferiore e superiore interpellati nemmeno due mesi fa, quanto alla conoscenza di ostico, hanno raggiunto un discreto risultato: il 40 per cento di loro ha saputo indicarne un sinonimo adatto, laddove l’80 per cento del campione non ha invece idea di cosa significhi futile e il 75 per cento non conosce né redimere né tergiversare. Termino elencando di seguito, per 12 delle 30 parole proposte alle 196 matricole dell’ateneo di Cagliari (gli esempi per adepto, biasimare, collimare, esimere, indigente, redimere sono perlopiù gli stessi portati quando le ho affrontate), una serie di risposte particolarmente curiose:
Abulico è diventato non aulico (1 caso); adepto è diventato addetto (6 casi; es.: «Lui è l’adepto alla manutenzione»), adeguato (1 caso; «Hai usato un mezzo adepto alla situazione»), adeguo (1 caso; «Mi adepto a ogni situazione»), capace (1 caso), responsabile (1 caso), alunno (4 casi), ecc.; afflizione è diventata pubblicazione (1 caso; «L’afflizione dei nuovi manifesti»), imposizione (1 caso), offesa (1 caso), ecc.; biasimare è diventato comprendere (6 casi; ess.: «È una persona da biasimare»; «Io non ti biasimo per ciò che hai fatto»; con scambio tra esponente ed esposto: «Non comprendo la tua scelta»), contraddire (5 casi), giustificare (5 casi), capire (4 casi; es.: Io biasimo il tuo comportamento»), dare ragione (3 casi), ecc.; collimare è diventato compensare (4 casi; ess.: «Dobbiamo collimare le nostre lacune»; «Dovresti collimare il tuo debito in storia»; «Luca deve collimare il debito in francese»), riempire (4 casi; es.: «Collimare un vuoto»), colmare (3 casi; ess.: «Devi collimare la lacuna in storia»; «Devo collimare il mio debito»), ecc.; desueto è diventato solito (3 casi; ess.: «È desueto andare in palestra»; «Son desueto nel dormire nel dopopranzo»); esimere è diventato pretendere (3 casi; es.: «Io esimo spiegazioni»); dedurre (2 casi; es.: «Devi esimerlo da quel testo»), dare (1 caso; «Vorrei esimere le dimissioni»), elogiare (1 caso), raccogliere (1 caso); riscuotere (1 caso), rispettare (1 caso), scegliere (1 caso), ecc.; fedifrago è diventato cannibale (1 caso; «Il fedifrago mangiò il morto»); indigente è diventato affidabile (1 caso), disabile (1 caso), esigente (1 caso), esuberante (1 caso), inadempiente (1 caso; «Si è assentato da lavoro senza giustificazione. È un indigente»); indisposto (1 caso), insistente (1 caso), irresponsabile (1 caso; «Sei una persona indigente»), scarso (1 caso), ecc.; menzionare è diventato coprire (1 caso; «È stato menzionato dal padre»), ingaggiare (1 caso; «Ho menzionato Luca»), ecc.; modico è diventato abitudinario (4 casi; es.: «Ogni domenica va in chiesa»); metodico (2 casi; es.: «Luigi esegue il lavoro modico»), comune (1 caso; «Non sei per niente originale, sei una persona molto modica»), dovuto (1 caso; «somministrare una terapia nel modico trattamento»), ecc.; redimere è diventato dirigere (2 casi, es.: «Ho redatto io il testo sull’umanità»); compilare (1 caso), dichiarare (1 caso), indire (1 caso), licenziare (1 caso; «Ti redimo dal tuo incarico»); riassumere (1 caso; «Meglio redimere»).
Alla vigilia del Festival “Parole in cammino” che si è tenuto ad aprile a Siena, il suo direttore Massimo Arcangeli – linguista e critico letterario – ha raccontato pubblicamente le difficoltà che hanno i suoi studenti dell’università di Cagliari con molte parole della lingua italiana appena un po’ più rare ed elaborate, riflettendo su come queste difficoltà si estendano oggi a molti, in un impoverimento generale della capacità di uso della lingua. Il Post ha quindi proposto ad Arcangeli di prendere quella lista di parole usata nei suoi corsi, e spiegarne in breve il significato e più estesamente la storia e le implicazioni: una al giorno.