Cosa vuol dire “redarguire”
Non ha nulla a che fare con "avvisare" o "informare", anche se c'è chi li considera sinonimi
di Massimo Arcangeli
Redarguire è più forte di richiamare, riprendere o rimproverare in quanto, al richiamo o al rimprovero, aggiunge l’asprezza dei toni. Questo tratto lo distingue altresì da sgridare, che mette l’accento sulla nervosa concitazione e sull’altezza (più che sulla durezza) di quegli stessi toni, e lo avvicina a rimbrottare, oggi usato però ancor meno di redarguire.
Un tempo si poteva anche redarguire qualcosa, oltreché qualcuno, criticarne un’azione o un difetto, o disapprovarne un comportamento o un’idea, e ciò consentiva di accostare il nostro verbo ad ammonire o a biasimare. Sempre in passato si poteva infine redarguire una teoria, un’ipotesi, un’affermazione, e simili, per esprimere il significato di confutare, contrastare o controbattere:
Scrive tali, e tante esorbitanze, che a redarguirle tutte e raddrizzarle ci vorrebbe un lungo trattato, che sarebbe fatica gettata via (Galileo Galilei, Considerazioni intorno al discorso apologetico di Lodovico delle Colombe).
L’ultimo indicato è anche il primo e più antico significato del latino redarguere, composto di due prefissi (re-, (a)d-) e di arguire (“dimostrare”, “confutare”, “accusare”, ecc.).
Sono moltissimi gli studenti della scuola secondaria inferiore e superiore che non hanno la minima idea di cosa s’intenda per redarguire, e non pochi fra quelli cui abbiamo chiesto di fornirne un sinonimo, e di scrivere una breve frase che lo contenesse, hanno risposto nei modi più vari: agire; abbassare («Redarguire la tua paga»); annunciare («Redarguire una testimonianza»); arrabbiarsi di nuovo («Mi sono redarguire [!]»); ascoltare («Luca reguarda [!] la prof»); avvisare («Io ti ho redarguito»); brontolare («La maestra ha redarguito l’alunno»; «Il prof redarguì contro gli alunni»); cavalcare («Oggi ho redarguito molto»); informare («L’ho redarguito sull’accaduto»); ingerire («Non redarguire la plastica»); intuire («Avresti dovuto redarguire cosa era successo»); lodare («Giovanni è redarguito da tutti»); pagare («L’uomo è stato redarguito per il lavoro svolto»); presagire («È da tempo che redarguisco»); radunare («Io redarguisco i miei amici»); reagire («Lui redarguisce se lo prendono in giro»); restituire («Quel bambino non redarguisce nulla»); riflettere («Lorenzo ha redarguito su tale questione»); riguardare («Ti devi redarguire perché non ti ammali»); risarcire («Redarguire colui che ha subito un danno»); ritirare («Maria ha redarguito dalla banca tutti i soldi del marito»); sequestrare («La prof ha redarguito il cellulare ad un alunno»).
Alla vigilia del Festival “Parole in cammino” che si è tenuto ad aprile a Siena, il suo direttore Massimo Arcangeli – linguista e critico letterario – ha raccontato pubblicamente le difficoltà che hanno i suoi studenti dell’università di Cagliari con molte parole della lingua italiana appena un po’ più rare ed elaborate, riflettendo su come queste difficoltà si estendano oggi a molti, in un impoverimento generale della capacità di uso della lingua. Il Post ha quindi proposto ad Arcangeli di prendere quella lista di parole usata nei suoi corsi, e spiegarne in breve il significato e più estesamente la storia e le implicazioni: una al giorno.