Guida al ballottaggio delle presidenziali in Francia
Cosa dicono i sondaggi, chi sostiene chi, cos'è successo negli ultimi giorni e le altre cose da tenere a mente in attesa di sapere come andrà a finire
Oggi si vota per il secondo turno delle elezioni presidenziali francesi: Emmanuel Macron, candidato indipendente di centro con il suo movimento En Marche! ha vinto il primo turno di domenica 23 aprile con il 23,8 per cento dei voti, mentre Marine Le Pen, leader del partito di estrema destra Front National, è arrivata seconda con il 21,5 per cento. Emmanuel Macron e Marine Le Pen hanno due idee radicalmente diverse di come dovrà essere la Francia nel futuro e qui avevamo raccontato per punti che programmi hanno e che paese vorrebbero. L’affluenza alle 12 è del 28,23 per cento: nel 2012 fu del 30,66 per cento.
Chi sostiene chi
Dal ballottaggio sono rimasti esclusi i due grandi partiti che finora avevano dominato la politica francese: il centrosinistra del Partito Socialista e il centrodestra dei Repubblicani, rappresentati da Benoit Hamon e François Fillon, che avevano ottenuto rispettivamente il 6,3 e il 19,91 per cento dei voti. Entrambi, dopo la sconfitta, hanno invitato i loro elettori e le loro elettrici a votare contro Le Pen e dunque per Macron. In una recente intervista, Hamon ha spiegato anche che «votare Macron è un atto difficile», ma che va tenuta presente la differenza che c’è tra un «avversario politico» e una «nemica della Repubblica».
Jean-Luc Mélenchon, candidato dell’estrema sinistra che al primo turno aveva ottenuto il 19,6 per cento, non ha dato invece alcuna indicazione di voto sebbene abbia parlato qualche giorno fa del «terribile errore» di un eventuale voto a sostegno del partito di estrema destra del Front National. Martedì 2 maggio il movimento di estrema sinistra La France Insoumise di Mélenchon ha organizzato una consultazione online tra i suoi iscritti sul ballottaggio, e la maggioranza ha detto che voterà scheda bianca o si asterrà. Il voto per Le Pen non era un’opzione possibile della consultazione.
Tra i molti che hanno già chiesto di votare per Macron al secondo turno ci sono: il presidente uscente François Hollande (ha spiegato che una vittoria della destra radicale è un rischio per tutta la Francia), la confederazione dei sindacati di polizia, numerosi leader di centrodestra e anche diversi leader religiosi, tra cui il rabbino Haïm Korsia, il pastore protestante François Clavairoly e il presidente del Consiglio francese del culto musulmano (CFCM) Anouar Kbibech.
Nicolas Dupont-Aignan, ex candidato di Debout la France, partito della destra sovranista, sostiene invece ufficialmente Marine Le Pen: Dupont-Aignan, che al primo turno aveva ottenuto il 4,7 per cento, in caso di vittoria della leader del Front National diventerà primo ministro. Dopo questi annunci di alleanze e accordi, diversi esponenti del partito sovranista si sono dissociati e si sono dimessi dai loro incarichi formali (compreso il vicepresidente Dominique Jamet).
Da diversi giorni, invece, la Chiesa Cattolica è accusata da intellettuali e fedeli di non aver preso posizione contro Le Pen. A quattro giorni dal ballottaggio il presidente della conferenza episcopale francese Georges Pontier ha spiegato che «il ruolo della Chiesa, ora più che mai, è quello di non prendere posizione per l’uno o per l’altro candidato». Va precisato che alcune frange cattoliche conservatrici legate a La Manif pour tous, collettivo contro l’aborto, i matrimoni omosessuali e la gestazione per altri, sostengono con forza Le Pen.
I sondaggi, che al primo turno ci hanno preso
La candidata del Front National è data sfavorita da tutti i sondaggi, e già prima delle elezioni risultava perdente al secondo turno contro tutti gli altri principali candidati. I sondaggi fatti dal 24 aprile (giorno successivo al primo turno) a oggi danno Macron tra un minino del 59 per cento e un massimo del 64, mentre danno Le Pen tra un minimo del 36 per cento e un massimo del 41. Dopo il duro e confuso dibattito tra i candidati di mercoledì 3 maggio, Macron ha guadagnato consensi. La ricerca condotta da IFOP presenta comunque queste percentuali, rappresentative di tutte le ricerche più recenti condotte sul secondo turno:
La maggioranza dei sostenitori dei candidati sconfitti (ma non quelli de La France Insoumise di Mélenchon) sosterrà Macron, con l’eccezione degli elettori di Nicolas Dupont-Aignan che al primo turno ha ottenuto il 4,7 per cento. Le risposte su quanto gli elettori siano convinti della propria scelta, però, sono diversi rispetto a quelle date ai sondaggisti prima del primo turno: se per Macron si registrava una maggiore volatilità rispetto a Le Pen, ora la situazione si è rovesciata. Le percentuali dei due candidati sono comunque molto vicine.
BVA ha anche chiesto alle persone intervistate di giudicare la campagna dei due candidati tra il primo e il secondo turno, e Le Pen risulta in prima posizione. Il 60 per cento dei francesi è convinto che Marine Le Pen stia facendo una buona campagna mentre più di un intervistato su due dice che Macron non sta andando molto bene (51 per cento). A questa situazione potrebbe aver contribuito la “sorpresa” che giorni fa Le Pen ha fatto a Macron ad Amiens, dove si trova uno stabilimento della Whirlpool i cui operai sono in protesta da mesi. Mentre Macron faceva quello che aveva programmato (cioè un incontro con le rappresentanze sindacali della Whirlpool, lontano dai picchetti della fabbrica), Le Pen si è presentata nel piazzale dello stabilimento tra gli operai, rubandogli la scena e dicendo che «rinchiudersi in non so quale sala della camera di commercio» era stata «una dimostrazione di grande disprezzo verso quello che stanno vivendo i salariati». La campagna del candidato di En Marche! è criticata soprattutto dai sostenitori e dalle sostenitrici di Jean-Luc Mélenchon.
Infine: dai sondaggi risulta che il 58 per cento dei potenziali elettori di Marine Le Pen la sceglierebbero per le sue proposte politiche. Non è così, invece, per Emmanuel Macron: solo il 26 per cento di chi ha detto di volerlo votare lo farebbe per i suoi progetti di riforma. Macron verrebbe scelto soprattutto per evitare l’elezione di Marine Le Pen (33 per cento) o perché il candidato centrista è considerato il “meno peggio” tra i due.
Le principali notizie degli ultimi giorni
La cosa più importante successa nell’ultima parte della campagna elettorale francese è l’attacco informatico subito da En Marche!: venerdì sera ha annunciato che le caselle di posta di diversi dipendenti del comitato elettorale di Macron sono stati violati, e che 9 GB di dati, tra cui email e documenti riservati, sono stati diffusi online. Non si sa chi sia stato, ma esperti e società di sicurezza sospettano ci siano dietro degli hacker russi, e hanno anche ricostruito dei collegamenti con l’alt-right americana, per quanto riguarda la diffusione su Twitter dei documenti. In ogni caso, i principali giornali francesi hanno deciso di non occuparsi del contenuto dei documenti, spiegando che sono stati diffusi così a ridosso delle elezioni per influenzarne il risultato, e che serve più tempo per analizzarli come si deve. È difficile ipotizzare quanto i Macron Leaks, come sono stati chiamati, possa effettivamente influenzare le elezioni.
Mercoledì 3 maggio invece c’è stato un dibattito televisivo tra i due candidati, l’ultimo prima del ballottaggio: in generale è stato molto aggressivo e confuso e la discussione è stata poco presidenziale, fatta di continue interruzioni e insinuazioni: molto diversa dai precedenti dibattiti, solitamente sobri e misurati. Le Pen ha insistito nel chiamare Macron «ministro dell’Economia», «consigliere di Hollande», «pupillo del sistema e delle élite», «Hollande junior», e l’ha accusato di aver cercato di far dimenticare di «aver partecipato al governo precedente». Le Pen ha poi riassunto il senso del progetto del suo avversario dicendo: «Tutto è in vendita e si può comprare: comprese le persone». Macron ha a sua volta denunciato «l’agenda nascosta» di Le Pen e i paradossi di alcune sue proposte come ad esempio mantenere una moneta comune, ma non unica, e reintrodurre il franco francese. Secondo l’istituto Elabe il candidato più convincente è risultato Macron e i sondaggi condotti dopo la sera di mercoledì 3 maggio sembrano confermarlo.
A un certo punto della discussione Le Pen ha insinuato che Macron avesse un conto offshore alle Bahamas. Il candidato centrista aveva immediatamente negato e giovedì 4 maggio ha presentato un esposto per «falso» e «diffusione di notizie false atte a turbare il voto». La Procura di Parigi ha aperto un’indagine preliminare. Prima di sapere della denuncia Marine Le Pen aveva detto a BFMTV di non avere prove delle sue affermazioni e che la sua non era comunque un’insinuazione, ma una domanda: «Si ha ancora il diritto di fare delle domande?». I responsabili della campagna elettorale di Macron hanno poi pubblicato un comunicato nel quale si ricostruiva come la notizia sui conti alle Bahamas, definita «fake news», fosse circolata su Internet prima che iniziasse il dibattito: c’entra un utente anonimo del famoso sito 4chan, uno dei forum online dove negli ultimi anni è nato il movimento politico conosciuto come “alt-right”, di estrema destra e razzista, che ha rappresentato per esempio una base di consenso importante per il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Giovedì 4 maggio l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha registrato un breve video diffuso da Macron su Twitter in cui spiega perché appoggia il candidato centrista alle elezioni presidenziali francesi. Obama spiega l’importanza di queste elezioni per il futuro dell’Europa e del mondo ed elogia Macron per i valori che sostiene e per come ha condotto la campagna elettorale, «facendo leva sulle speranze della gente, e non sulle sue paure».
Da tener presente
In Francia il presidente della Repubblica ha molti poteri, ma per sfruttarli appieno ha bisogno di una maggioranza in parlamento. Il presidente della Repubblica, infatti, nomina il primo ministro e, su suo suggerimento, i ministri. In passato è accaduto spesso che presidente della Repubblica e capo del governo appartenessero a partiti diversi (la cosiddetta “cohabitation”). L’ultima volta è successo tra il 1997 e il 2002, quando il presidente era Jaques Chirac, leader del centrodestra, e il primo ministro era Lionel Jospin, capo del Partito Socialista. In questa situazione, i poteri del presidente della Repubblica sono molto limitati, al punto, sostengono alcuni esperti, da rendere la Francia una repubblica parlamentare. Chiunque vincerà, quindi, avrà bisogno di ottenere un buon risultato alle elezioni legislative che si svolgeranno il prossimo 11 giugno (con un secondo turno il 18).
Il problema è che dai sondaggi non sembra che le elezioni legislative riusciranno ad esprimere una vera e propria maggioranza. Il movimento di Macron, En Marche!, sembra troppo piccolo e troppo giovane per riuscire a competere alle legislative, mentre i due principali partiti tradizionali sono molto in crisi. L’eventualità più probabile, in caso di vittoria di Macron, sarà quindi una qualche forma di ampia coalizione parlamentare. La maggior parte degli esperti esclude che, anche in caso di vittoria al secondo turno, Le Pen possa riuscire ad avere una maggioranza autonoma.