I gol che la Juventus non prende
Perché segnarle è diventato così difficile, tanto che non ci sono riusciti nemmeno gli attacchi migliori d'Europa, spiegato con le immagini
Con la vittoria in trasferta contro il Monaco nell’andata delle semifinali di Champions League, la Juventus ora è molto vicina alla finale di Champions League. Contro il Monaco la Juventus ha vinto dopo aver segnato due gol, entrambi con Higuain, e senza subirne nessuno. Numeri alla mano, quello del Monaco è il secondo miglior attacco d’Europa, e in casa non concludeva una partita senza segnare dal novembre del 2015. Il primo miglior attacco d’Europa, invece, è quello del Barcellona. La Juventus ha giocato contro entrambi tre volte e non ha subito nemmeno un gol: e tutto senza mai difendersi alla disperata o affidandosi alle parate di Buffon, ma mantenendosi ordinata e ricorrendo rare volte a salvataggi in extremis. Quella della Juventus è la miglior difesa della Champions League, con appena due gol subiti in undici partite. Questo vuole dire che, dopo l’ultima vittoria, in Champions League non prende gol da 600 minuti di gioco.
La solidità della difesa della Juventus non dipende solo dalla difesa vera e propria, che peraltro può contare su alcuni dei migliori difensori d’Europa e su uno dei portieri più forti nella storia del calcio: come ogni squadra che subisce così raramente gol, la sua fase difensiva inizia nel momento in cui gli avversari danno il via alle proprie azioni. Si è visto in particolar modo nelle partite contro le squadre più forti, come contro il Barcellona. Da Higuain e Dybala a Khedira e Pjanic, quando gli avversari iniziano le proprie azione dal fondo e la palla è del portiere, centrocampisti e attaccanti della Juventus si posizionano ognuno sul proprio avversario più vicino, aspettando solo che gli arrivi il pallone per iniziare il pressing.
Se la sua prima linea di pressing viene superata, o con lanci lunghi o passando per gli esterni o quando un avversario riesce a liberarsi, la Juventus riesce sempre a riorganizzarsi. Da qui inizia il gran lavoro di Mario Mandzukic e Juan Cuadrado, due calciatori d’attacco, che si abbassano sul campo a seconda della situazione. Se gli avversari riescono ad arrivare a ridosso dell’area di rigore, la linea difensiva della Juventus arriva a contare ben sei uomini schierati.
Se qualcuno sbaglia, ne arriva uno subito dietro, forte uguale, da superare. E così fino ad arrivare alla porta, dove si presenta l’ostacolo più invalicabile, Buffon. Non viene chiamato spesso in causa, perché non ce n’è bisogno e gli attacchi degli avversari si esauriscono prima di poter arrivare in porta: ma quando succede, superarlo è molto difficile. Contro il Monaco, per esempio, Buffon ha effettuato cinque parate, il suo più alto numero di interventi in questa stagione.
A 39 anni compiuti, questo permette a Buffon di non affaticarsi troppo e rimanere costantemente lucido e reattivo. Essere stato per anni il miglior portiere al mondo ed essere fra i primi ancora oggi, circondato da atleti con una decina di anni in meno di lui, fa il resto.
Le capacità di “filtraggio” della Juventus sono impressionanti. Il Barcellona è la squadra con la media tiri più alta fra le squadre dei principali campionati europei: ne fa circa 17 a partita. Il Lione, contro cui la Juventus ha giocato contro due volte nei gironi di Champions League, è fra i primi venti, con circa 15 a partita. Il Monaco ne fa poco più di 14. Se consideriamo che contro il Monaco Buffon non aveva mai parato così tanto, le prestazioni difensive della Juventus sono eccezionali.
Quest’anno la Juventus ha la miglior difesa d’Europa, per distacco, anche grazie all’impressionante condizione atletica di molti suoi giocatori. Il primo che viene in mente è Mandzukic, che da inizio stagione, con brevi intervalli di qualche settimana, è uno dei giocatori più in forma d’Europa. Come accadde con Samuel Eto’o nell’Inter che vinse il cosiddetto “Triplete” nel 2010, la Juventus ha colto l’occasione per sfruttare Mandzukic a tutto campo, cosa che aiuta la squadra a non trovarsi mai in inferiorità numerica o colta alla sprovvista.
Infine c’è la difesa vera e propria. Da almeno un paio di stagioni Leonardo Bonucci può essere considerato uno dei migliori difensori al mondo, e infatti è richiesto dai migliori allenatori d’Europa: è forte di testa, perde pochissimi contrasti, imposta le azioni con la qualità di un centrocampista e i suoi lanci lunghi precisissimi sono diventati famosi in mezza Europa.
Insieme al compagno di reparto Giorgio Chiellini, che a inizio stagione sembrava in fase calante ma ora si è ripreso benissimo, forma una delle coppie di centrali difensivi più forti in attività. Insieme non commettono quasi mai errori, e quando ne fanno non sono mai decisivi. Allo stile di gioco di Bonucci, calmo, intelligente e tecnicamente elevato per un difensore centrale, Chiellini aggiunge aggressività, superiorità nel gioco aereo e una particolare bravura nelle entrate in scivolata.
Ci sono tanti allenatori che, come Massimiliano Allegri, cercano di trasmettere alle squadre che allenano tattiche e movimenti in grado di superare i difetti individuali di ciascun giocatore per creare sistemi di gioco organizzati nei minimi dettagli e in grado di affrontare alla pari qualsiasi avversario. Ma mettere in pratica le proprie idee, per quanto efficaci possano essere, e vederle applicate in campo alla perfezione, è un processo lungo e difficoltoso. Nella Juventus di quest’anno Allegri ha messo molto di suo, per esempio adattando le proprie idee di gioco ai giocatori a disposizione, agli avversari e alle loro diverse condizioni fisiche.