Cosa vuol dire “pusillanime”
È come vile, vigliacco o codardo, ma un po' meglio
di Massimo Arcangeli
Un pusillanime è chi non mostra di possedere la forza d’animo o di volontà necessaria a fronteggiare una situazione, una difficoltà, un problema. Più forte di irresoluto, titubante, indeciso, e degli stessi timoroso o pauroso (familiarmente: fifone), la parola pusillanime è ben rispecchiata dal letterario pavido. Ha un significato prossimo a quello di vile, vigliacco o codardo, il cui contenuto semantico è ancor più denigratorio, e non disdegna di stare in compagnia di gretto o meschino.
Se, su 196 studenti universitari di primo anno, ben 133 non sono stati in grado di indicare alcun sinonimo di pusillanime, gli altri hanno risposto nei modi più diversi, fra giusti, imprecisi e palesemente errati. Riporto di seguito, per questa parola, il quadro completo ricavato dal sondaggio, con le indicazioni numeriche di risposta. Separo i sinonimi “secchi” da quelli determinati, o variamente precisati, e dai sinonimi fraseologici. Gli esempi di contestualizzazione riportati tra parentesi, se in numero inferiore alle occorrenze del sinonimo interessato, si riferiscono naturalmente soltanto a una – o due, tre, ecc. – di esse.
a) vigliacco 10; codardo 7; scansafatiche 3 («Non fai mai nulla, pusillanime»); inetto 2; marrano 2; arrendevole 1; cafone 1 («Quell’uomo è proprio un maleducato, un pusillanime»); cretino 1; farabutto 1; fastidioso 1 («La ragazza della reception era troppo pussillanime [sic]»); fifone 1; ignavo 1; imbroglione 1 («È un pusillanime che inganna le vecchiette»); incapace 1; inconcludente 1; insignificante 1; insofferente 1; inutile 1 («Sei una persona pusillanime, non servi a niente»); malfidato 1; mascalzone 1; mentecatto 1; meschino 1; miserabile 1; parassita 1; pauroso 1; pedante 1 («Sei un pusillanime»); perdigiorno 1 («Non mi fido di un simile pusillanime»); perditempo 1 («Giorgio è un pusillanime»); rompiscatole 1; sciocco 1; screanzato 1; stupido 1; timoroso 1; vile 1. Altro: lisciare 1;
b) anche giocoso e scherzoso 1; che ha paura 1; che non prende posizione 1; non coraggioso 1; non si scoraggia 1; persona di dubbia moralità 1; persona incapace di affrontare i propri problemi 1; persona pesante 1; persona priva di spina dorsale 1; poco di buono 1; uomo di poco valore 1.
Pusillanime è attestato dal Duecento (circolava, anticamente, anche l’alternativa pusillanimo), e al medesimo secolo risale pusillanimità. Il termine del latino tardo da cui discende (pusillanimis) è un composto di pusillus “piccolo” (o “piccino, meschino”) e animus, nel significato di “coraggio”; un pusillanime è dunque una persona poco coraggiosa, come suggerito da animo nelle espressioni farsi animo, perdersi d’animo (o in quest’esempio: «Su, animo, reagisci!»), ma questa considerazione non basta a esaurire il senso di pusillanime.
Pusillus è un diminutivo di pusus (“fanciulletto, ragazzino”), a sua volta derivato da puer (“bambino, fanciullo”). È allora interessante notare come in tante parole legate all’infanzia, alla fanciullezza o all’adolescenza, e non solo in italiano, incomba quasi il peso di una condanna: è puerile un comportamento che palesi i sintomi di una sostanziale immaturità, e il francese puéril può significare più o meno la stessa cosa (più spregiativo l’inglese childish “sciocco, infantile”, da child “bambino”); bambino trae la sua origine da una parola onomatopeica (bambo) che in età antica, oltre a “fanciullo”, significava “sciocco”, per non dire di bambinesco (“puerile, infantile”) o di bamboccio, per riferirsi a uno sciocco facilmente gestibile o manovrabile (un pupazzo, o un burattino); una ragazzata è un’azione compiuta con superficialità o leggerezza, e una mente piccina è limitata o meschina. In quest’ultimo caso, se riandiamo con la mente ancora al latino, ci viene in aiuto pisinnus: “piccolino” e “bambino”.
Alla vigilia del Festival “Parole in cammino” che si è tenuto ad aprile a Siena, il suo direttore Massimo Arcangeli – linguista e critico letterario – ha raccontato pubblicamente le difficoltà che hanno i suoi studenti dell’università di Cagliari con molte parole della lingua italiana appena un po’ più rare ed elaborate, riflettendo su come queste difficoltà si estendano oggi a molti, in un impoverimento generale della capacità di uso della lingua. Il Post ha quindi proposto ad Arcangeli di prendere quella lista di parole usata nei suoi corsi, e spiegarne in breve il significato e più estesamente la storia e le implicazioni: una al giorno.