6 tavole di “March”
È uscito in Italia l'acclamato graphic novel americano sulla gran storia di John Lewis (con prefazione del vicedirettore del Post)
È uscito in Italia March, edito da Mondadori: è un graphic novel che ha vinto il National Book Award – il più importante premio letterario riservato alla letteratura americana, e uno dei più famosi al mondo – nella sezione “Young People’s Literature”, quella cioè della letteratura per ragazzi.
March è una trilogia – quello uscito in Italia è il primo libro, gli altri due usciranno nel corso del 2017 – che racconta gli ultimi anni del movimento dei diritti civili americano: non è pensata soltanto per i ragazzi, nonostante il suo valore pedagogico le abbia fatta vincere quella categoria del premio. Racconta la storia della persona che lo ha scritto, cioè John Lewis: un deputato statunitense della Georgia ma soprattutto uno dei principali esponenti del movimento dei diritti civili, che Lewis giovanissimo guidò insieme a Martin Luther King.
Più precisamente, John Lewis fu uno dei cosiddetti “Big Six”, cioè le sei persone – la più famosa era Martin Luther King – che guidarono il movimento per i diritti civili degli afroamericani: Lewis era anche di gran lunga il più giovane dei sei – era uno studente ventenne, mentre gli altri avevano tra i quaranta e i cinquant’anni – ed è l’unico dei sei ancora vivo. Fu uno dei primi “Freedom Riders”, gli attivisti che viaggiavano sugli autobus insieme ai bianchi per contestare la segregazione; fu picchiato e arrestato moltissime volte e rischiò di morire nel 1961, quando fu pestato a Montgomery, in Alabama, e nel 1965 sull’Edmund Pettus Bridge a Selma, sempre in Alabama, nella cosiddetta “Bloody Sunday“. Lewis contribuì a organizzare la marcia su Washington che si concluse col famoso discorso “I have a dream” di Martin Luther King e dal 1986 è deputato della Georgia, sempre rieletto ogni due anni. Il giorno del primo insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca, a gennaio del 2009, Lewis ricevette un biglietto dalla persona che stava per prestare giuramento e diventare il primo presidente nero della storia degli Stati Uniti. Quel biglietto diceva semplicemente: “Because of you, John”.
March è stato scritto con Andrew Aydin e disegnato all’illustratore Nate Powell. In Italia è uscito con una prefazione di Francesco Costa, peraltro vicedirettore del Post, che trovate di seguito insieme ad alcune tavole.
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Questo libro ha molte facce. È la storia straordinaria di un ragazzino nero, figlio di due agricoltori dell’Alabama, che nasce e cresce in una fattoria e col passare degli anni si appassiona alle lotte per la libertà degli afroamericani, finché incontro dopo incontro, protesta dopo protesta, arresto dopo arresto, manganellata dopo manganellata, diventa uno dei leader del movimento statunitense per i diritti civili e poi uno dei più rispettati deputati statunitensi. La storia – non solo romanzo, ben più che documento, magistrale nella congiura di parole e disegni – è raccontata in prima persona da quel ragazzino oggi deputato, John Lewis.
Ma “March” fa molto altro: mostra che, in qualsiasi pezzo della storia degli uomini e delle nostre società, il progresso non avviene mai dalla sera alla mattina, all’improvviso, ma è frutto di una serie di passi avanti ottenuti con pervicacia, alcuni più piccoli e altri più grandi, e anche di qualche passo indietro: che le grandi svolte a cui tendiamo ad associare gli strappi in avanti della nostra società avvengono a colpi di centimetri e compromessi, che sommati al lavoro, alla militanza quotidiana e a grandi sacrifici personali, a un certo punto diventano inesorabili. Come per ogni grande marcia, occorre anche un paziente allenamento, e allora capita che John Lewis e i suoi compagni, in un passaggio cruciale della vicenda, si insultino e si picchino l’un l’altro, sforzandosi di non reagire ma limitandosi a guardare negli occhi il proprio aggressore, per prepararsi a quando le botte e gli insulti li riceveranno dalla polizia e dai razzisti, e dovranno fare lo stesso. Per questo “March” è anche la storia potente – e più attuale che mai – di come in una qualsiasi lotta avere ragione non sia sufficiente a ottenere risultati, e all’abuso non sia mai lecito rispondere con un abuso: servono organizzazione, disciplina, strategia e resilienza.
Negli Stati Uniti “March” ha contribuito a un importante e delicato dibattito nazionale sulle discriminazioni razziali, le prepotenze della polizia contro i neri, il trattamento iniquo subito ancora oggi dagli afroamericani: ma sarebbe un errore considerare per questo la storia di John Lewis come una vicenda americana e basta. La chiarezza del racconto di “March”, splendidamente tradotto in disegni e parole insieme con Andrew Aydin e Nate Powell, ha qualcosa da dire a chiunque abbia il desiderio di cambiare in meglio la società in cui vive, perché contiene un gran messaggio di speranza: la via verso il cambiamento è faticosa e impervia, a volte attraversa incroci, strade e ponti in cui succedono cose terribili, non prevede scorciatoie e naturalmente non arriva mai a un traguardo finale. Eppure a ogni tappa cambia il panorama.
© 2013, John Lewis and Andrew Aydin
All rights reserved
Titolo originale dell’opera: March: Book One
© 2017 Mondadori Libri S.p.A., Milano
© 2013, John Lewis and Andrew Aydin
All rights reserved
Titolo originale dell’opera: March: Book One
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© 2013, John Lewis and Andrew Aydin
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Titolo originale dell’opera: March: Book One
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Titolo originale dell’opera: March: Book One
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Titolo originale dell’opera: March: Book One
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