Le riforme economiche saudite forse stanno già frenando
Il giovane Muhammad bin Salman aveva grandi progetti, ma sembra essersi spaventato, dice l'Economist
In Arabia Saudita c’è un politico, un membro della famiglia regnante Saud, che da almeno un anno sta cercando di farsi largo e guadagnare influenza e potere, soprattutto attraverso un piano di riforme economiche che emancipino l’economia del paese dal business del petrolio: si chiama Muhammad bin Salman, abbreviato spesso dai giornali internazionali con la sigla MbS. MbS è incaricato della politica economica del regno ed è ministro della Difesa, ma la sua azione va da tempo ben al di là dei limiti formali previsti dai suoi incarichi. Ma come spiega un articolo dell’Economist di questa settimana, il progetto – su cui c’era una grande attenzione internazionale – sembra già ridimensionato in seguito ai timori di perdita di consenso da parte del principe.
L’ultimo sintomo di quella che l’Economist definisce “una frenata” è stato, il 22 aprile scorso, la reintroduzione della maggior parte dei benefici e dei bonus ai dipendenti pubblici che lo stesso MbS aveva eliminato diverse settimane prima. L’obiettivo della misura, hanno scritto diversi analisti, è riottenere l’appoggio della classe media, cioè di quella fetta di establishment saudita che MbS spera di tenersi vicina quando arriverà il momento di decidere chi dovrà succedere all’attuale re Salman bin Abdelaziz al Saud (81 anni).
MbS è il secondo in linea di successione nella famiglia reale e ha assunto rapidamente sempre più poteri da quando suo padre, Salman, è diventato re nel 2014. Pur non essendo l’erede designato, agisce di fatto da “primo ministro” del re e leader del governo. Il principe MbS, che fa parte della nuova generazione della famiglia reale saudita, è stato il principale promotore del piano “Vision 2030”, presentato nell’aprile 2015 e considerato il più ampio piano di riforme della storia dell’Arabia Saudita: il suo obiettivo non è tanto la stabilizzazione delle finanze pubbliche, quanto la più ampia modernizzazione del sistema economico nazionale in modo da renderlo meno dipendente dalle crisi del mercato del petrolio. Il più importante rivale per la successione di MbS è Muhammad bin Nayaf, il principe ereditario, il primo in linea di successione. Mentre MbS cerca appoggi soprattutto nella classe media, Muhammad bin Nayaf può contare sul sostegno dei principi più anziani, quelli più lontani dalle idee riformatrici di MbS.
Alla fine di aprile, insieme alla reintroduzione dei bonus per i dipendenti pubblici, sono stati emessi altri decreti reali che hanno spostato gli equilibri a favore di MbS. Per esempio suo fratello più piccolo, il principe Khalid, è stato nominato ambasciatore negli Stati Uniti, l’incarico diplomatico più importante del Regno. La nomina è stata interpretata da molti come un’opportunità per MbS di rafforzare i suoi legami con l’amministrazione di Donald Trump. Secondo diversi osservatori, re Salman potrebbe presto nominare MbS come suo successore, “pensionando” Muhammad bin Nayaf. Nonostante dell’idea si parli da tempo, in diversi temono che MbS possa sacrificare il suo piano di riforme per la sua ambizione personale, come sembra avere fatto con la decisione di reintrodurre i bonus e i benefici ai dipendenti pubblici.