Con il sistema elettorale americano, in Francia avrebbe vinto Le Pen
E ora saremmo qui a fare commenti ben differenti, dice l'Economist
L’Economist ha pubblicato un breve articolo per spiegare che se la Francia utilizzasse il sistema elettorale degli Stati Uniti per scegliere il proprio presidente, la candidata del partito di destra radicale Marine Le Pen – che al primo turno è arrivata seconda – molto probabilmente avrebbe vinto. L’esperimento dell’Economist serve a dimostrare come l’esito di un voto dipenda moltissimo dal sistema elettorale, e così anche le riflessioni conseguenti: così come la vittoria di Trump è stata descritta come un trionfo, nonostante Trump abbia preso quasi tre milioni di voti in meno di Clinton, in Francia senza spostare un voto un sistema elettorale diverso avrebbe fatto parlare di “marea populista” (rappresentata da Le Pen) invece che di “rinascita del centrismo” (rappresentato da Macron).
Dopo il primo turno delle presidenziali francesi, diverse analisi hanno mostrato come la Francia sia stata divisa in due dal risultato: Marine Le Pen ha vinto nettamente nei comuni che hanno meno di 20 mila abitanti; Emmanuel Macron è andato benissimo nei comuni con più di 100 mila abitanti e in particolar modo a Parigi. C’è dunque stata una frattura tra la Francia rurale e periurbana e la Francia urbana. Questa distribuzione del voto corrisponde anche ad aree geografiche ben precise: Macron (nella foto qui sotto in giallo) ha ottenuto i migliori risultati nelle aree urbane e ha superato il 30 per cento dei voti in tre dipartimenti metropolitani: Ille-et-Vilaine, Hauts-de-Seine e Parigi. In generale Macron è andato bene nelle zone a ovest del paese e meno bene nelle aree sull’arco che si affaccia al Mediterraneo, dove Le Pen (in nero) ha invece raccolto il maggior numero di consensi. Il Front National si è confermato nel nord-est, nel centro e nel sud-est della Francia, ma non altrettanto bene nelle principali città di queste stesse zone.
Il sistema elettorale con cui si sceglie il presidente della Francia è molto semplice: le votazioni si svolgono in due turni e se al primo primo nessuno ottiene il 50 per cento più uno delle preferenze, si passa al secondo turno a cui accedono i due candidati più votati. Nel ballottaggio il più votato viene eletto presidente. Il risultato è dunque basato su un’elezione diretta e un parametro quantitativo puro: non contano né le regioni né i dipartimenti in cui è diviso il paese, né quanto queste stesse zone siano popolose.
Negli Stati Uniti – che sono un paese federale diviso in 50 stati – alle elezioni presidenziali ogni stato esprime invece un numero di “grandi elettori” che è pari alla somma dei suoi deputati e dei suoi senatori. Poiché questo numero dipende dalla sua popolazione, la stessa cosa vale per i grandi elettori: gli stati più popolosi esprimono più grandi elettori degli altri, e li assegnano a un candidato o all’altro con sistema maggioritario e non proporzionale. In ogni stato, chi prende un voto in più si prende tutti i grandi elettori. L’elezione del presidente degli Stati Uniti quindi è indiretta: conta vincere soprattutto in alcuni stati più che in altri.
Ovviamente il sistema elettorale determina le strategie dei candidati, che con sistemi diversi avrebbero adottato strategie diverse, ma è un fatto che la stessa distribuzione di voti può dare risultati molto diversi secondo il sistema con cui viene interpretata e tradotta in seggi. L’Economist ha immaginato che le 18 regioni in cui è divisa la Francia (13 nella Francia metropolitana e 5 d’oltremare) fossero degli stati federati, che ciascuno esprimesse due senatori come negli Stati Uniti e che l’Assemblea nazionale avesse 157 deputati (facendo una proporzione tra i 435 deputati statunitensi per 50 stati). In base a questo ipotetico sistema, Macron (che al primo turno ha ottenuto il 24,1 per cento dei voti) e Le Pen (21,3 per cento) sarebbero finiti con 90 “grandi elettori” ciascuno. Nel sistema americano se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta dei grandi elettori, la Camera dei Rappresentanti sceglie il presidente in base a un voto per stato. Secondo questo sistema il candidato vincente potrebbe non essere il favorito dalla maggioranza degli elettori che ha espresso il voto. In Francia Le Pen ha vinto in otto regioni contro le sei di Macron, e in tre delle quattro regioni rimanenti la candidata del Front National è arrivata prima di Macron: Le Pen dunque con ogni probabilità avrebbe vinto.
Facendo l’esperimento contrario dell’Economist, le conclusioni restano invariate: nel novembre del 2016 Hillary Clinton ha perso contro Donald Trump, ma ha ottenuto complessivamente oltre due milioni di voti in più, pari a circa l’1,6 per cento dei voti totali. Con il sistema elettorale francese avrebbe vinto.