Volete recuperare le cose che vi siete persi dell’NBA?
È iniziato il secondo turno dei playoff: cosa ci aspetta e chi ha sorpreso e deluso fin qui, spiegato con video e gif
Domenica sera è finito il primo turno dei playoff della NBA, cioè la parte finale della stagione di basket americana in cui le migliori squadre, divise tra quelle dell’Est e quelle dell’Ovest, si incontrano in serie di partite “alla meglio delle 7” per decidere chi si giocherà la finale. Ci sono state alcune serie divertenti, altre molto meno, e nessuna vera sorpresa. Alcune squadre sono state sfortunate – i Los Angeles Clippers, al primo posto – e altre hanno avuto eventi imprevisti che hanno complicato le cose – i Boston Celtics su tutti – mentre altre ancora hanno fatto esattamente quello che dovevano fare, risparmiando le energie per quando si farà sul serio: i Cleveland Cavaliers e i Golden State Warriors. Il secondo turno dei playoff è già cominciato, sempre ieri sera, con la prima partita tra Boston Celtics e Washington Wizards: stanotte se ne giocheranno altre due, e così via per le prossime due settimane. Abbiamo raccolto le cose da sapere sulle quattro serie e sulle otto squadre rimaste, con le cose da tenere d’occhio e qualche video per chi s’è perso dei pezzi.
Boston Celtics v. Washington Wizards
Domenica sera si è giocata la prima partita del secondo turno di playoff, tra i Celtics e i Wizards. Si giocava al TD Garden di Boston, ma ciononostante Washington è riuscita ad andare in vantaggio per 16 a 0 all’inizio della partita: una cosa piuttosto sorprendente, visto che giocava in trasferta contro la migliore squadra dell’Est della stagione regolare. Boston è riuscita a recuperare, pareggiando nel secondo quarto e finendo di poco sotto all’intervallo. La partita è poi finita 123 a 111 per Boston, che è stata sempre in vantaggio praticamente dalla seconda metà del terzo quarto in poi.
La prima partita della serie è stata abbastanza indicativa di cosa ci aspetta da quella che sarà probabilmente una delle serie più equilibrate e combattute del secondo turno di playoff: Washington sta giocando probabilmente al massimo delle sue potenzialità, ed è trainata da John Wall, la fortissima guardia che gioca a Washington da sei stagioni e quest’anno ha giocato la stagione migliore della sua carriera, facendo ottenere alla sua squadra il miglior piazzamento in stagione regolare dal 1979. Wall è un grande realizzatore, molto bravo nelle penetrazioni in area ma anche nel tiro da tre punti, è un bravo passatore ed è migliorato molto nelle sue capacità di guidare la squadra e in quelle difensive. Le partite in cui Washington gioca meglio, però, sono quelle in cui Wall non deve fare tutto da solo ed è aiutato dagli altri giocatori più forti della squadra: la guardia Bradley Beal, il centro Marcin Gortat e l’ala Otto Porter.
Le cose hanno funzionato piuttosto bene nella serie contro gli Atlanta Hawks, battuti al primo turno per 4 a 2: Wall ha tenuto una media di 28 punti a partita, ed è stato determinante praticamente in tutte le partite. I problemi per Washington sono stati legati soprattutto ad alcuni cali di concentrazione in alcune partite, durante i quali la squadra ha faticato a fare punti facili e ha messo in fila alcune scelte offensive sbagliate. Un po’ quello che è successo ieri sera contro Boston, che è una squadra molto più organizzata di Atlanta ed è più attrezzata per trarre vantaggio da queste situazioni.
Anche il successo di Boston è legato soprattutto a un giocatore, anche se probabilmente in modo meno netto di Washington: è Isaiah Thomas, il fortissimo playmaker a Boston da tre stagioni, che nonostante sia tra i migliori organizzatori di gioco è anche uno dei giocatori che segna di più. Ieri sera ha fatto 33 punti e fornito 9 assist, e a un certo punto ha pure perso un dente.
Isaiah Thomas's field goal percentage since losing a tooth: 100 PERCENT https://t.co/Z8wGgPaJj8
— The Ringer (@ringer) April 30, 2017
Questi playoff, però, sono per lui molto complicati: il giorno prima che cominciassero, sua sorella 22enne è morta in un incidente stradale. Lui ha deciso di rimanere a Boston e giocare la serie contro i Chicago Bulls, l’ultima squadra a essersi qualificata a Est: non doveva esserci storia, ma anche per via dei problemi di Thomas le prime due partite sono andate storte, con due vittorie dei Bulls ottenute fuori casa. Poi i Celtics hanno vinto le successive quattro, anche grazie a delle ottime prove di Al Horford, il centro alla sua prima stagione a Boston che ieri sera ha cominciato molto bene la serie contro Washington, facendo 21 punti, prendendo 9 rimbalzi e facendo 10 assist (tantissimi, per un “lungo”). Sempre ieri sera ha giocato molto bene anche l’ala Jae Crowder, che ha fatto 24 punti segnando alcuni importanti canestri da tre. Finora, anche grazie all’allenatore Brad Stevens, tra i giovani più talentuosi e apprezzati in NBA, a Boston sta andando più o meno tutto come deve andare: i problemi principali, almeno offensivamente, potrebbero arrivare se Washington trovasse il modo di limitare Thomas.
Toronto Raptors v. Cleveland Cavaliers
Sulla carta i Cleveland Cavaliers di LeBron James, il più forte giocatore di basket del mondo, non dovrebbero avere problemi a passare il secondo turno di playoff. In realtà potrebbe essere un po’ più complicato di così. Cleveland arriva alla serie nel miglior modo possibile: insieme ai Golden State Warriors è l’unica la squadra ancora in gioco ai playoff ad aver giocato solo quattro partite, visto che ha vinto per 4 a 0 la serie al primo turno contro gli Indiana Pacers. Non si può dire che non ci sia stata storia, però, visto che Cleveland non ha mai vinto con più di sei punti di distacco e nella prima partita, giocata in casa, ha vinto di uno dopo un tiro sbagliato allo scadere di Indiana. Però ci sono stati alcuni segnali incoraggianti, soprattutto un graduale ritorno a buone prestazioni di Kyrie Irving, il playmaker che era stato fondamentale insieme a James per la vittoria del titolo l’anno scorso ma che nell’ultima stagione regolare aveva giocato al di sotto delle aspettative. È anche lecito aspettarsi un ulteriore miglioramento delle prestazioni di James, che già sono state ottime ma che solitamente migliorano ulteriormente man mano che si comincia a fare sul serio nei playoff.
Per Toronto, invece, i playoff finora non sono stati un trionfo. Nel primo turno ha giocato contro i Milwaukee Bucks, la sesta squadra qualificata a Est e una delle più interessanti di tutta la lega: la allena Jason Kidd, storico playmaker degli anni Novanta e Duemila, e ci gioca quello che è probabilmente il giovane più forte della NBA, l’ala greca Giannīs Antetokounmpo. Ciononostante, Milwaukee è una squadra molto inesperta, con un organico poco talentuoso e interamente dipendente da Antetokounmpo, che infatti ha giocato dei playoff incredibili per rendimento e maturità e praticamente da solo ha messo in seria difficoltà Toronto, che è riuscita a passare il turno soltanto in sei partite (ha vinto 4 a 2) e dopo essere stata in vantaggio per 2 a 1. Il giocatore più forte di Toronto, DeMar DeRozan, ha giocato una buona serie, mentre è mancato abbastanza il contributo di quello che nella stagione regolare è stato il suo principale supporto, la guardia Kyle Lowry, che ha segnato una media di 14 punti a partita contro i quasi 23 della stagione regolare. Toronto rimane una squadra tenace e organizzata difensivamente, e probabilmente creerà qualche difficoltà a Cleveland, che però dovrebbe riuscire a passare il turno.
Golden State Warriors v. Utah Jazz
La serie che con ogni probabilità sarà la meno appassionante del secondo turno. Non ci sono previsioni serie che diano agli Utah Jazz qualche possibilità, e ci si può aspettare che la serie finisca in quattro, massimo cinque partite. I Golden State Warriors infatti, nonostante non abbiano raggiunto l’incredibile record di 73 vittorie stagionali della seconda stagione, e nonostante abbiano un po’ deluso le altissime aspettative che si avevano sul loro conto, rimangono per distacco la squadra con l’organico più forte della NBA. Kevin Durant, la fortissima ala arrivata nell’estate del 2016 – un trasferimento molto discusso, perché uno dei cinque giocatori più forti della NBA si aggiungeva alla squadra più forte della NBA – ha recuperato dopo l’infortunio che gli ha fatto saltare molte partite di stagione regolare nel 2017. Steph Curry, il playmaker da due anni consecutivi MVP della lega (quest’anno non lo sarà più), è tornato ai suoi soliti altissimi rendimenti dopo un inizio di stagione un po’ traballante (traballante per i suoi standard incredibili). E i restanti giocatori, da Klay Thompson a Draymond Green, continuano a fare quello che devono fare, che certe volte vuole anche dire fare 30 punti ed essere quelli che risolvono la partita nei momenti decisivi. Al primo turno Golden State ha eliminato i Portland Trail Blazers, una buona squadra che ha avuto la sfortuna di finire ottava a Ovest, finendo così contro Golden State. Dopo aver visto il primo turno delle squadre dell’Ovest, è difficile fare previsioni diverse dai Warriors in finale di NBA per il terzo anno successivo: poi può succedere di tutto, soprattutto se nella semifinale dell’Ovest finiranno i San Antonio Spurs.
Gli Utah Jazz arrivano a questo secondo turno un po’ con l’etichetta di agnello sacrificale, quindi. Ma hanno già raggiunto un obiettivo non scontato, visto che sono stati l’unica squadra di tutti i playoff a battere nel primo tempo un avversario che aveva fatto un miglior record di vittorie in stagione regolare. Hanno battuto per 4-3 i Los Angeles Clippers, giocando ieri sera la prima e unica (finora) gara 7 di questi playoff. I Clippers erano avanti 2 a 1, e si sono fatti rimontare per il quinto anno consecutivo (nel 2015 erano addirittura avanti 3 a 1, contro gli Houston Rockets). Sono una squadra che ha questa fama di non riuscire mai a concludere niente ai playoff, ma quest’anno sono stati particolarmente sfortunati: a metà della serie contro Utah si è infortunata l’ala Blake Griffin, il giocatore più forte della squadra insieme al playmaker Chris Paul. Tra le altre cose, gara 7 tra i Jazz e i Clippers è stata anche l’ultima partita di Paul Pierce, tra i giocatori più forti degli ultimi vent’anni, vincitore del titolo NBA (e MVP delle finali) nel 2008. Dopo due stagioni ai Clippers, Pierce si è ritirato.
Dopo l’infortunio di Griffin, i Clippers sono praticamente implosi, e Utah è riuscita a recuperare soprattutto grazie a Gordon Hayward, George Hill e Rudy Gobert. È una squadra giovane e di talento, con un gioco molto organizzato e divertente, che qualcuno ha paragonato a quello dei San Antonio Spurs. Probabilmente il passaggio del turno di Utah renderà la serie più competitiva: ma in questo caso, competitiva vuol dire che Utah può cercare di vincere una partita.
Houston Rockets v. San Antonio Spurs
Insieme a quella tra i Celtics e i Wizards, questa potrebbe essere la serie più avvincente. Gli Spurs ci arrivano da favoriti, ma non di molto. Ci sarà una bella sfida tra due dei candidati al premio di MVP, James Harden dei Rockets e Kawhi Leonard degli Spurs, e si incontreranno due squadre con uno stile di gioco molto diverso (più corale quello degli Spurs, più individuale quello dei Rockets). Houston ha giocato nel primo turno contro gli Oklahoma City Thunder: non è stata una bella serie, anche perché le erano state costruite attorno moltissime aspettative per via dello scontro tra Harden e Russell Westbrook, il playmaker dei Thunder, cosa che potrebbe aver finito per condizionare la serie. Houston – e in particolare Harden, in alcune partite – ha giocato poco bene, ma sono riusciti comunque a vincere la serie per 4 a 1. Ma se i Thunder sono una squadra con un organico mediocre, se si fa eccezione per Westbrook, con San Antonio sarà molto diverso. Tre delle quattro partite in cui le due squadre si sono incontrate nella stagione regolare sono finite con soli due punti di scarto.
San Antonio nel primo turno ha battuto per 4 a 2 i Memphis Grizzlies, una squadra non eccezionale ma storicamente molto tenace e combattiva ai playoff, che quest’anno poi ha potuto contare su una serie di prestazioni incredibili della guardia Mike Conley. Non sono però bastate, soprattutto perché dall’altra parte c’era Leonard, da diversi anni uno dei giocatori più decisivi e costanti di tutta la NBA. Leonard ha giocato ancora al di sopra dei suoi standard in questi playoff, con la quarta miglior media punti di tutte le serie (dietro soltanto a Westbrook, Harden e James, ma giocando in una squadra in cui le responsabilità in attacco sono molto più distribuite). Oltre al confronto tra Leonard e Harden – che dal punto di vista difensivo non si pone, visto che Leonard è tra i migliori difensori della NBA e Harden tra i peggiori – il più determinante sarà probabilmente quello tra i “lunghi”: LaMarcus Aldridge e Pau Gasol per gli Spurs e Nene e Clint Capela per gli Houston. Bisognerà anche vedere come funzionerà l’attacco di Houston nei tiri da tre punti: sono molto importanti per la squadra, ma San Antonio li sa difendere molto bene.