La NASA sta finendo le tute spaziali
E non ci sono idee molto chiare su come sviluppare quelle nuove per le prossime missioni nello Spazio profondo, dice un rapporto interno
La NASA è a corto di tute spaziali e non ha piani convincenti per riassortirle in tempo per le sue future e ambiziose missioni con astronauti, almeno secondo un rapporto dell’Office Inspector General (OIG), l’ufficio che si occupa di revisionare le attività della NASA. Gli ispettori dell’OIG hanno concluso che passeranno ancora diversi anni prima che la NASA abbia pronta una tuta spaziale di nuova generazione, adatta alle missioni in programma nello Spazio profondo, quindi ben oltre l’orbita della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) intorno alla Terra (circa 450 chilometri). La NASA ha inoltre un problema con le attuali tute utilizzate dagli astronauti sulla ISS quando effettuano le loro attività extraveicolari (EVA), all’esterno della Stazione: sono ormai datate e solo un terzo di quelle costruite si trova in orbita. Il rapporto fa riferimento alle tute per le EVA, che hanno supporti vitali e sistemi più avanzati rispetto a quelle utilizzate per le navicelle, per esempio per compiere il viaggio dalla Terra verso la ISS e ritorno.
L’OIG è un ufficio interno della NASA ed effettua periodicamente verifiche e controlli su come l’ente spaziale – che è pubblico e riceve fondi dal governo degli Stati Uniti – spende le sue risorse e mantiene le scadenze per i suoi progetti. Le revisioni sono molto severe e spesso portano a rapporti eccessivamente critici, che non tengono in considerazione le complicazioni politiche e amministrative che devono affrontare i responsabili della NASA nella pianificazione e realizzazione dei programmi spaziali. Il problema dell’aggiornamento degli equipaggiamenti per gli astronauti comunque esiste ed è centrale per le future esplorazioni con esseri umani.
Negli ultimi anni i piani della NASA sulle missioni con astronauti sono cambiati molto e il recente passaggio a un nuovo governo, con l’insediamento di Donald Trump, ha portato a ulteriori confusioni nella preparazione di una strategia per i prossimi anni. Per quanto vago e ancora da definire nei dettagli, il piano principale della NASA prevede una serie di missioni con astronauti per costruire una base spaziale orbitale vicino alla Luna, da realizzare tra il 2020 e il 2030. Questo avamposto dovrebbe servire agli astronauti per formarsi e sperimentare nuove tecnologie, in vista delle missioni nello Spazio profondo a grande distanza dalla Terra. Le conoscenze accumulate dovrebbero consentire nei prossimi anni trent’anni di organizzare missioni con esseri umani verso Marte.
Una base orbitale intorno alla Luna e le seguenti missioni su Marte renderanno necessario l’utilizzo di particolari tute spaziali, che ancora non esistono e sulla cui progettazione continuano a esserci ritardi. Le EVA sono fondamentali per montare i moduli che costituiscono una stazione spaziale, così come per effettuarne la manutenzione una volta assemblati. Le attuali tute per la Stazione Spaziale Internazionale sono adatte per schermare le radiazioni e proteggere gli astronauti, ma non potrebbero essere utilizzate a maggiore distanza dalla Terra, dove la vita nello Spazio diventa ancora più estrema. Inoltre, tute adatte per l’orbita lunare non sarebbero adatte per un viaggio su Marte, che richiederebbe equipaggiamenti ancora diversi.
Consapevole delle difficoltà tecniche e dei rischi, negli ultimi anni la NASA ha finanziato almeno tre diversi programmi per lo studio e lo sviluppo di nuove tute spaziali, con investimenti intorno ai 200 milioni di dollari. L’OIG ha però concluso che queste iniziative non sono andate molto lontano, a causa delle grandi incertezze sulle esplorazioni spaziali con esseri umani: per motivi politici e di budget, la NASA ha cambiato più volte i piani, su progetti che richiedono anni di sviluppo e una costante pianificazione. Anche per questo motivo, negli anni parte delle risorse, inizialmente allocate per lo sviluppo delle tute spaziali, è stata dirottata in altri progetti dal futuro più certo.
L’OIG fa però l’esempio del programma Constellation, il piano per tornare sulla superficie lunare, una sorta di rilancio delle missioni Apollo, cui la NASA ha definitivamente rinunciato nel 2010. Nonostante il programma sia stato annullato, la NASA ha comunque continuato a finanziare ricerche e attività per la costruzione di tute spaziali che sarebbero dovute servire per l’esplorazione lunare. L’OIG non fa accuse dirette, ma nel suo rapporto si chiede quale fosse l’utilità di investire ancora risorse in quell’ambito.
Se fossero mantenuti gli attuali ritmi di sviluppo, l’OIG non esclude che per le prime missioni verso la Luna le nuove tute potrebbero non essere pronte. La NASA sta lavorando da anni allo Space Launch System, un enorme razzo per spingere la capsula Orion per il trasporto di astronauti oltre l’orbita terrestre bassa (oltre i 2mila chilometri di altitudine, soglia superata solo dalle missioni Apollo). La prima missione, con un viaggio intorno alla Luna, è prevista (ottimisticamente) per il 2021 e le tute per effettuarla potrebbero essere pronte solo pochi mesi prima della partenza, con il rischio che un ritardo nel loro sviluppo possa complicare la missione. Gli astronauti non usciranno da Orion, quindi non serviranno tute per le EVA, ma ne serviranno comunque di resistenti e schermate a sufficienza per offrire protezione nel caso di qualche malfunzionamento a bordo.
Il problema delle tute spaziali riguarda anche i giorni nostri, sempre secondo le stime dell’OIG. Attualmente le tute pienamente funzionanti con supporto vitale sono 11, ma solo 4 sono utilizzate in orbita sulla ISS: le restanti 7 sono utilizzate sulla Terra per test e controlli, prima delle EVA realizzate intorno alla Stazione spaziale. Le tute in orbita sono in buone condizioni e ricevono una costante manutenzione da parte degli astronauti, ma potrebbe comunque essere complicato mantenerle funzionanti e sicure ancora per 7 anni, quindi fino al 2024, quando la ISS cesserà di essere utilizzata (c’è in realtà un piano per estenderne l’utilizzo almeno fino al 2028).
La severità dell’OIG rientra in una sorta di gioco tra le parti, che coinvolge i revisori e gli amministratori della NASA. In molti casi le valutazioni finali sono molto pessimistiche e vengono smentite dallo stesse ente spaziale nella pratica. La NASA ha comunque accolto le raccomandazioni contenute nel rapporto per rivedere e organizzare meglio i programmi per lo sviluppo delle tute spaziali. Nei prossimi mesi saranno rivisti processi e responsabilità, in modo da fare ordine in tempo per la fine dell’estate.