Il metodo Daniel Day-Lewis
Scegliere pochissimi film, e immedesimarsi il più possibile nel personaggio: lui, che ieri ha compiuto 60 anni, ci ha vinto tre Oscar come Miglior attore protagonista
Di Daniel Day-Lewis si può dire che sia particolarmente bravo nello scegliere i film in cui recitare, o particolarmente bravo a recitare. Probabilmente entrambe le cose. È l’unica persona ad aver vinto per tre volte l’Oscar come Miglior attore protagonista, per Il Mio Piede Sinistro, Il Petroliere e Lincoln, ma anche uno dei pochi attori ultra-famosi a dosare le sue apparizioni.
Possiamo dire che è sia molto bravo che molto selettivo: in oltre 30 anni di carriera cinematografica ha recitato in una ventina di film, solo cinque dal 2000 in poi, quasi tutti di valore. Sceglie con cura i propri ruoli e dopo averli scelti ci si dedica come pochi altri, immedesimandosi il più possibile nel personaggio che deve interpretare: ne prende l’accento, le abitudini, la personalità. Quando non recita (cioè molto spesso) è un tipo che ama stare sulle sue. Compie oggi 60 anni oggi e il suo prossimo film dovrebbe uscire tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. Sarà diretto da Paul Thomas Anderson e ancora non se ne conosce il titolo. Si sa però che sarà ambientato nella Londra degli anni Cinquanta e avrà per protagonista “uno stilista che non scende a compromessi”.
Daniel Day-Lewis è nato a Londra il 29 aprile 1957, figlio di un poeta di origine irlandese e di un’attrice teatrale, a sua volta figlia di Michael Balcon, il produttore dei primi film di Alfred Hitchcock. Studiò recitazione alla Bristol Old Vic School e nel 1971 ebbe la sua prima parte al cinema, con un piccolo ruolo in Domenica, maledetta domenica. Per tutti i restanti anni Settanta però non ebbe altre parti al cinema e si dedicò solo al teatro. Il suo secondo ruolo cinematografico – il primo di un certo rilievo – lo ebbe nel 1982 in Gandhi di Richard Attenborough. Poi recitò con Mel Gibson e Anthony Hopkins in Il Bounty (sul più famoso ammutinamento della storia). Nel 1985 recitò in My Beautiful Laundrette e Camera con vista: in gran parte degli Stati Uniti i due film uscirono nello stesso giorno, ed entrambi furono molto apprezzati. Da lì decollò la sua carriera, che per la seconda metà degli anni Ottanta e per la prima metà degli anni Novanta fu abbastanza intensa, per i suoi standard: diciamo almeno un film ogni due anni.
La carriera di Day-Lewis – che nel 1993 prese la cittadinanza irlandese – è fatta di grandi film spesso ricercati, d’autore, e in cui interpreta personaggi complicati, tormentati, raramente piacevoli o con cui è facile immedesimarsi. Fra i suoi film non ci sono molti insuccessi. Per il resto, per quasi ogni film di Day-Lewis c’è almeno un aneddoto su come e quanto sia entrato nel personaggio, su come abbia applicato quello che, con un po’ di semplificazioni, è noto come il “metodo Stanislavskij”. Quel metodo – che fu perfezionato all’inizio del Novecento dall’attore, regista e autore russo Konstantin Sergeevič Stanislavskij – prevede, semplificando molto, che per recitare un ruolo in maniera convincente un attore debba approfondire la psicologia del suo personaggio e raggiungere una perfetta immedesimazione.
Qualche esempio: nell’Insostenibile leggerezza dell’essere – l’adattamento cinematografico del romanzo di Milan Kundera – per interpretare il neurochirurgo Tomáš, Day-Lewis imparò il ceco e per tutto il tempo delle riprese restò dentro al personaggio.
Il mio piede sinistro – di Jim Sheridan, del 1989 – è tratto dalla vera storia di Christy Brown, che era paralizzato e riusciva a usare solo un piede, e lo usò per scrivere e dipingere. Per tutto il tempo delle riprese Day-Lewis restò su una sedia a rotelle, per provare a capire qualcosa in più di come doveva essere la vita di Brown.
L’ultimo dei Mohicani – di Michael Mann, del 1992 – è un film ambientato nel Diciottesimo secolo e Day-Lewis interpreta Nathaniel “Occhio di Falco”, un bianco cresciuto tra i nativi americani, particolarmente bravo col fucile. Prima del film passò un po’ di giorni da solo nelle praterie dell’Alabama e per tutto il tempo delle riprese girò con un grande fucile da cui non si separava mai.
L’età dell’innocenza – del 1993, di Martin Scorsese – è un altro film d’epoca in cui Day-Lewis conobbe fra le altre cose sua moglie Rebecca Miller, figlia del famoso drammaturgo Arthur Miller. Pare che durante le riprese del film Day-Lewis si calò a tal punto nei panni di un uomo di fine Ottocento che passeggiava per New York coi vestiti di scena.
The Boxer – del 1997, di Jim Sheridan – parla di un pugile e, ovviamente, Day-Lewis decise che era il caso di fare pugilato. Ma questo lo fanno quasi tutti gli attori che devono interpretare un pugile. La differenza è che lui lo fece per tre anni e che, disse, iniziò a farlo ben prima di accettare il film per «vedere se mi piaceva come sport, perché se non mi fosse piaciuto non sarei stato capace di raccontare quella storia».
Dopo The Boxer, Day-Lewis decise di ritirarsi dalla recitazione: si trasferì a Firenze, prese casa in piazza Santo Spirito e si mise a fare scarpe, facendo l’apprendista da un esperto calzolaio. Il suo piano era di ritirarsi a tempo indeterminato ma Scorsese lo voleva per fargli fare “Bill il Macellaio” in Gangs of New York. Secondo quanto detto dal produttore Harvey Weinstein, lui, Scorsese e Leonardo DiCaprio lo convinsero con una scusa a tornare per un po’ a New York e una volta lì lo persuasero a tornare a recitare.
Per fortuna per Gangs of New York – uscito nel 2002 – Day-Lewis entrò nella parte solo parzialmente (il suo personaggio fa cose piuttosto cruente) ma disse che per farsi salire la necessaria rabbia prima delle scene ascoltò molte canzoni di Eminem, in particolare “The Way I Am”.
In Il petroliere – di Paul Thomas Anderson, del 2007 – Day-Lewis interpreta il cercatore di petrolio Daniel Plainview. In una scena particolarmente agitata scelse di non usare una controfigura. Si ruppe una costola.
Pare invece che sul set di Lincoln – di Spielberg, del 2012 – chiese alla troupe di rivolgersi a lui chiamandolo “Mr. President”.
Day Lewis è quindi di certo un grande attore, uno dei migliori. È anche l’unico che può dire di essere stato interpretato da Obama. O meglio, da Obama che finge di essere Day-Lewis che interpreta Obama. È complicato a spiegarlo, ma se guardate questo video diventa tutto molto più chiaro.