Ci sono novità per lo zucchero europeo
A ottobre finirà il sistema di quote di produzione dell'Unione Europa che finora ha protetto il mercato dello zucchero da barbabietola, con importanti conseguenze
Da ottobre l’Unione Europea abolirà il sistema delle quote per la produzione di zucchero introdotto nel 2006 per ristrutturare e difendere il settore: per questa ragione il mercato europeo dello zucchero si sta preparando a grossi cambiamenti. Il prezzo in Europa del prodotto delle barbabietole potrebbe calare e le aziende produttrici si troveranno ad affrontare una maggiore competizione internazionale.
Negli ultimi dieci anni, ogni anno i diciannove paesi dell’UE produttori di zucchero – in quanto coltivatori di barbabietola da zucchero o anche solo come importatori di zucchero di canna grezzo da raffinare – hanno potuto produrre al massimo 13,5 milioni di tonnellate di zucchero in totale: per ogni paese esiste una quota e lo zucchero prodotto in eccesso può solo essere esportato, usato come biocarburante o per altri scopi industriali non alimentari, o ancora sottratto dalla quota dell’anno successivo. Lo scopo del sistema delle quote era non far diminuire troppo il prezzo dello zucchero europeo e così evitare che i costi di produzione per i produttori europei diventassero eccessivi. Il sistema è stato introdotto insieme a un prezzo minimo per lo zucchero e a uno per le barbabietole – quello che i produttori di zucchero pagano agli agricoltori – e ad alcune restrizioni che riguardano l’importazione di zucchero da altri paesi: queste misure rimarranno in vigore anche dopo l’abolizione delle quote.
La storia dello zucchero europeo
L’Unione Europea è sia il primo produttore al mondo di barbabietola da zucchero sia il primo importatore di zucchero di canna grezzo da raffinare. La tradizione della coltivazione della barbabietola da zucchero in Europa cominciò all’inizio dell’Ottocento, quando Napoleone vietò il commercio con il Regno Unito con il cosiddetto “Blocco continentale” e quindi anche l’importazione dello zucchero di canna che veniva venduto dai mercanti britannici: per rimediare alla carenza di zucchero in Francia si sviluppò la tecnica di estrazione dello zucchero dalla barbabietola.
Di tutto lo zucchero che viene prodotto al mondo, oggi il 20 per cento è ottenuto dalle barbabietole e il restante 80 per cento dalla canna da zucchero. I paesi dell’Unione Europea producono quasi la metà di tutto lo zucchero di barbabietola. I principali paesi produttori sono la Francia (la barbabietola è coltivata nel nord del paese), la Germania, il Regno Unito e la Polonia. In Europa viene prodotto anche zucchero di canna – si raffina quello grezzo che viene importato dai paesi coltivatori, quello marroncino che abbiamo bene presente ma anche quello bianco, all’apparenza identico a quello ottenuto dalle barbabietole – ma in misura molto minore: di tutto lo zucchero prodotto in Europa solo un quinto è zucchero di canna. Se si considera la produzione mondiale, però, lo zucchero di canna è pari ai quattro quinti del totale.
Un campo di barbabietole da zucchero a Bazancourt, nel nord della Francia (FRANCOIS NASCIMBENI/AFP/Getty Images)
Le prime quote europee sulla produzione di zucchero di barbabietola furono introdotte nel 1968 all’interno della politica agricola comune (PAC) dell’allora Comunità economica europea. Quote simili furono introdotte anche per altri prodotti agricoli, più notoriamente sul latte. Nel tempo hanno subito varie modifiche, in particolare nel 2006, quando si decise di ristrutturare il settore riducendo la quantità totale di zucchero prodotto di 6 milioni di tonnellate e portando alla chiusura di circa ottanta stabilimenti per aumentare la competitività dello zucchero europeo: rinforzando i più grandi produttori esistenti il progetto era che diventassero più competitivi sul mercato globale. Questo ha comportato la fine della produzione di zucchero in alcuni paesi mentre ha favorito quella nei paesi con le aziende più grandi.
Con il sistema delle quote, lo zucchero prodotto eventualmente in eccesso viene ritirato dal mercato e ai coltivatori viene chiesto di ridurre la semina dell’anno successivo. L’eventuale surplus può essere usato per scopi non alimentari oppure esportato: anche per le esportazioni però esiste un limite, di 1,374 milioni di tonnellate all’anno. È stato stabilito nel 2005 dall’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) su richiesta di Brasile, Australia e Thailandia, paesi produttori di zucchero di canna, secondo cui il fatto che l’Unione Europea sostenesse la produzione di zucchero europeo costituiva uno svantaggio per gli altri esportatori di zucchero nel mondo. Così come esistono delle restrizioni all’esportazione dello zucchero prodotto a partire dalle barbabietole in Europa, così ne esistono all’importazione di zucchero di canna prodotto in altri paesi: per i paesi europei è molto costoso importare zucchero dal Brasile e dal Messico, i due principali paesi che producono zucchero economico, per una serie di tariffe messe in piedi per difendere i produttori europei. La situazione è diversa per i paesi in via di sviluppo, come i paesi dei Caraibi: per loro non esistono restrizioni all’esportazione in Europa, anche se i loro prezzi saranno forse meno competitivi ora che il costo dello zucchero europeo potrebbe abbassarsi.
Uno zuccherificio del Crystal Union Group a Bazancourt, in Francia (FRANCOIS NASCIMBENI/AFP/Getty Images)
Cosa succederà con l’abolizione delle quote europee sullo zucchero
Con la fine del sistema delle quote l’Unione Europea prevede che la produzione di zucchero europea aumenterà e così le esportazioni, mentre diminuiranno le importazioni. Claudiu Covrig di S&P Global Platts, una società che si occupa di raccogliere e analizzare informazioni sul mercato di materie prime, ha detto all’Economist che le esportazioni di zucchero europeo potrebbero duplicarsi fino a 2,6 milioni di tonnellate dopo la cancellazione delle quote ma che probabilmente ci vorrà un po’ prima che tornino ai 7 milioni di tonnellate precedenti alla restrizione del WTO, sia perché manca un’adeguata infrastruttura per le esportazioni, sia perché negli ultimi dieci anni molti paesi che facevano affidamento sulle esportazioni di zucchero europee hanno messo in piedi i propri zuccherifici per produrre lo zucchero di canna.
Il futuro dell’industria europea dello zucchero dipenderà dal prezzo mondiale. Dal 2013 al 2017 il prezzo dello zucchero prodotto nell’Unione Europea è passato da 700 a 500 euro a tonnellata, avvicinandosi al prezzo globale: con la fine del sistema delle quote il prezzo potrebbe scendere ulteriormente e spingere molti agricoltori a smettere di coltivare le barbabietole per passare a colture più remunerative. Questo soprattutto perché nel 2020 finiranno anche i sussidi europei alle barbabietole. Per quanto riguarda le aziende europee che invece producono zucchero di canna, l’abolizione delle quote non le riguarda e le restrizioni sull’importazione dello zucchero di canna grezzo non saranno cancellate. Per questo l’azienda britannica Tate & Lyle Sugars, per esempio, era a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea: spera che nel nuovo mercato britannico lo zucchero di canna e quello di barbabietola riceveranno lo stesso trattamento.
La produzione di zucchero in uno zuccherificio di Tereos, a Lilliers, nel nord della Francia (PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images)
Tra le altre cose l’Unione Europea ha previsto l’aumento della produzione di sciroppo di glucosio-fruttosio, un dolcificante che si ottiene dal mais, per cui esiste una quota – di 0,72 milioni di tonnellate all’anno – introdotta per limitare la concorrenza allo zucchero che sarà abolita insieme alle altre.
E in Italia?
L’Italia, dove la barbabietola si coltiva allo scopo di produrre zucchero fino dalla fine dell’Ottocento, in particolare in Veneto e in Emilia-Romagna, è uno di quei paesi dell’Unione Europea in cui con l’introduzione delle regolamentazioni del 2006 la produzione di barbabietola da zucchero è molto diminuita. Gli stabilimenti industriali europei per la produzione di zucchero sono passati da 192 a 109: quelli italiani sono passati da diciannove a sei, e poi a due. L’Italia ricevette un finanziamento di 700 milioni di euro dall’Unione Europea per trasformarli in centrali elettriche alimentate a biomasse. La conversione fu decisa perché le barbabietole italiane rendevano meno di quelle del nord Europa e quindi non conveniva competere con lo zucchero prodotto nel resto dell’UE. Solo uno stabilimento esistente è stato convertito a centrale finora, quello della Cooperativa produttori bieticoli (COPROB) di Finale Emilia, in provincia di Modena. La produzione di zucchero italiana è diminuita quasi dell’80 per cento dal 2006, tuttavia le aziende italiane che continuano a produrre zucchero hanno cercato di aumentare la loro produttività negli ultimi anni, in previsione della fine delle quote e del conseguente aumento di competizione sia tra aziende europee che nel mondo.