Virginia Raggi e le slot machine
In una lettera al Corriere della Sera chiede appoggio per limitarle e opporsi al governo
Il sindaco di Roma Virginia Raggi ha scritto una lettera molto battagliera al Corriere della Sera – che l’ha pubblicata martedì – sul tema del gioco d’azzardo e delle slot machine in particolare. Raggi ne descrive gli effetti negativi sulla vita delle città e dei loro abitanti, e chiede sostegno in una polemica contro il governo, perché i comuni siano più autonomi nelle loro decisioni di vietare e regolare il gioco.
Caro direttore,
le scrivo per rilanciare un dibattito — mi auguro il più ampio e partecipato possibile — sull’azzardo. Questo fenomeno è diventato una vera e propria emergenza nazionale, tale da cambiare l’aspetto delle nostre periferie, spesso trasformate in luccicanti e desolate «Las Vegas» dove centinaia di cittadini sperperano stipendio e risparmi. Non userò mai la parola «gioco» perché nella ludopatia non c’è nulla di divertente: è una tassa sulla povertà. Noi amministratori vediamo da vicino gli effetti di questa «miseria umana»: l’azzardo rende poveri non solo economicamente ma priva l’uomo della propria dignità. Negli anni scorsi si sono moltiplicati centri scommesse e sale slot machine. Per questo con Assemblea Capitolina e Giunta abbiamo avviato un iter per limitarne l’attività: una delibera che pone limiti a nuove aperture e regola drasticamente le sale esistenti. Questo lavoro rischia di essere vanificato. Ogni romano brucia in media all’anno oltre 1.000 euro in azzardo. Le famiglie spendono per slot, «gratta e vinci» e scommesse tanto quanto impegnano per la spesa alimentare. Spesso sono più i soldi sperperati che quelli destinati alle cure mediche. Nella Capitale ci sono centinaia di sale e decine di migliaia di slot machine. In tutta Italia proliferano i luoghi dell’azzardo.