È morto il regista Jonathan Demme
Aveva 73 anni, aveva diretto "Il silenzio degli innocenti" e "Philadelphia"
Jonathan Demme, famoso regista statunitense, è morto mercoledì a 73 anni, per un cancro all’esofago unito a complicazioni cardiache, riferisce il sito di Variety: aveva 73 anni e tra le altre cose aveva diretto due grandi film di successo internazionale, Il silenzio degli innocenti (con cui aveva vinto il premio Oscar) e Philadelphia. La sua popolarità aveva anche a che fare con una grande attenzione alla musica rock, per cui aveva girato documentari e videoclip, tra cui Stop making sense dei Talking Heads, alcuni video di Bruce Springsteen e un documentario sul musicista napoletano Enzo Avitabile.
Jonathan Demme era nato il 22 febbraio del 1944 a Baldwin nello stato di New York e aveva iniziato la sua carriera lavorando a film di scarsa qualità, che puntavano su scene violente ed esplicite per far colpo sul pubblico nei primi anni Settanta. Fu nel 1980 con il film Una volta ho incontrato un miliardario che si fece conoscere e apprezzare dalla critica, anche se il film non riscosse particolare successo tra il pubblico. Nel 1984 diresse Swing Shift – Tempo di Swing, che nelle intenzioni della casa di produzione Warner Bros avrebbe dovuto essere uno dei film di maggior prestigio del periodo, ma che venne prodotto con grandi difficoltà tanto da spingere Demme a disconoscerlo.
Il primo grande successo per Jonathan Demme fu Il silenzio degli innocenti del 1991, uno dei pochi film nella storia degli Oscar a vincere in tutte le categorie principali: miglior film, migliore regia, migliore sceneggiatura, miglior attore protagonista e migliore attrice protagonista. Due anni dopo, Philadelphia portò nuovamente Demme agli Oscar, con un premio per Tom Hanks come miglior attore protagonista.
Demme aveva uno stile di regia particolare, conosciuto soprattutto per i suoi primi piani molto stretti sui protagonisti. In alcuni casi chiedeva agli attori di guardare direttamente nell’obiettivo della cinepresa, come avviene in una scena molto famosa del Silenzio degli innocenti. Demme pensava che in questo modo lo spettatore potesse immedesimarsi meglio nel protagonista, nelle sue sensazioni ed angosce.