Pecorone a chi?
Forse dovremmo cambiare l'animale a cui paragoniamo le persone stupide e indifese: perché le pecore non sono così male, pare
Nel linguaggio comune, l’accusa di essere dei pecoroni o un “branco di pecore” non è proprio un complimento: significa essere dei gregari indifesi o degli stupidi, persone facili da manipolare e inclini a seguire acriticamente le scelte della maggioranza. La radice di questo modo di dire deriva dai comportamenti molto sociali delle pecore, che le rendono facili da governare per il pastore. Ma secondo una serie di recenti studi, raccontati in un lungo articolo di BBC, le pecore non sono affatto stupide e indifese come vuole il luogo comune. Sono animali intelligenti, capaci di avere complesse interazioni sociali.
Uno studio del 2001 realizzato da Keith Kendrick, ricercatore che oggi lavora all’Università della Scienza elettronica e della tecnologia in Cina, ha scoperto che le pecore sono in grado di riconoscere almeno 50 membri della loro specie per un periodo di due anni. Insomma, scrive Harriet Constable, la giornalista scientifica autrice dell’articolo: più a lungo di molti umani. Nel suo studio, Kendrick riuscì ad addestrare alcune pecore a distinguere i componenti di 25 coppie di loro simili, facendo in modo che la pecora associasse a uno dei membri della coppia una ricompensa sotto forma di cibo.
Anche Caroline Lee, del centro studi CSIRO in Australia, uno dei paesi dove si alleva il maggior numero di pecore al mondo, ha fatto scoperte interessanti sull’intelligenza delle pecore. Per esempio: sono in grado di uscire da un labirinto, e la vista dei loro simili in attesa all’uscita le aiuta a risolvere il percorso molto più in fretta. Il comportamento altamente sociale delle pecore è un altro tratto saliente della loro intelligenza. Secondo uno studio del 2009, le pecore possono sperimentare un’ampia gamma di sentimenti: possono essere giocose, allegre, tristi, spaventate o arrabbiate. Parte di queste reazioni è stata individuata ricorrendo ad esperimenti piuttosto originali, come ad esempio disturbare una pecora durante il pasto utilizzando un’improvvisa corrente d’aria. Le pecore sorprese in questo modo, dopo l’incidente, belavano quattro volte più spesso di quelle che non erano state infastidite. Queste emozioni, complesse per un animale, permettono alle pecore di costruire legami di amicizia e lealtà di lunga durata. L’8 per cento dei membri della specie è omosessuale e questo, scrive Constable, rende le pecore una delle poche specie che possono mostrare per tutta la vita la preferenza sessuale per esemplari del loro stesso sesso.
Secondo Constable «è ironico quanto poco sappiamo delle pecore visto quanto sono presenti nella nostra cultura». Nel corso di secoli e millenni, le pecore sono entrate nella cultura e nella religione dei popoli che le hanno allevate, dagli dei degli antichi egizi e mesopotamici fino alla simbologia dell’agnello nella religione cattolica. Non deve stupire, visto che le pecore accompagnano la specie umana da più di diecimila anni, quando furono addomesticate per la prima volta. All’inizio erano un animale più robusto e snello, dotato di grandi corna per difendersi e con un vello di lana che cresceva soprattutto nei mesi più freddi. Oggi, la selezione umana ha trasformato le pecore in animali decisamente più goffi, quasi completamente privi di corna e con un vello che cresce tutto l’anno.
Questo non significa che siano completamente indifese. Possono dare calci moto forti con le loro zampe posteriori e grazie a una visione periferica estremamente sofisticata, che permette loro di guardarsi le spalle senza quasi girare la testa, questi calci sono anche molto precisi. Possono poi correre rapidamente e scalare pareti ripide e inaccessibili alla gran parte dei loro predatori.
La pupilla orizzontale di una pecora, che le permette un’ottima visione periferica (AP Photo/Walla Walla Union-Bulletin, Jeff Horner)
In un certo senso, la pecora si è dimostrata un animale non solo intelligente, ma anche molto adatto alla sopravvivenza. Al mondo ci sono circa 1,2 miliardi di pecore, quasi tutte all’interno di allevamenti dove sono cresciute per venderne la lana, il formaggio oppure la carne. Soltanto in Cina, il più grande allevatore al mondo, ce ne sono 200 milioni. In Australia, dove vivono appena una ventina di milioni di esseri umani, ci sono 70 milioni di pecore. In Nuova Zelanda le pecore sono quasi 30 milioni: circa sei pecore per ogni essere umano.