Forse l’Argentina ha la bandiera un po’ sbagliata
Secondo alcuni ricercatori le due bande celesti dovrebbero essere di un colore più scuro, blu oltremare: ma c'è di mezzo una complicata questione storica
La bandiera dell’Argentina è una di quelle abbastanza facili: tre bande orizzontali; una bianca – nel mezzo, con dentro il Sol de Mayo – e due azzurre, sopra e sotto. La vede spesso chi segue cose di calcio, dove la Nazionale argentina è anche nota come l’albiceleste: la “biancoceleste”, un po’ come dire “gli Azzurri” parlando dei giocatori della nazionale italiana. Il problema, come ha scritto l’Economist, è che nessuno sa dire con esattezza come dovrebbe essere quel celeste. Anzi, forse dovrebbe addirittura essere un blu, e pure piuttosto scuro.
Quella che sarebbe poi diventata la bandiera argentina fu usata per la prima volta dall’economista, politico e generale Manuel Belgrano: nel 1812, a Rosario, quattro anni prima che l’Argentina ottenesse l’indipendenza. Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Chemistry Select sostiene però che il celeste dell’attuale bandiera sarebbe sbagliato. L’articolo spiega che il comitato argentino per la ricerca scientifica (CONICET) e l’università brasiliana di Juiz de Fora hanno analizzato i tessuti della più antica bandiera argentina al mondo, scoprendo che il suo celeste era in realtà un blu oltremare, un pigmento molto più scuro.
La bandiera analizzata è nota come bandiera di San Francisco, fu fatta nel 1814 (pare in Europa), non ha al centro il Sol de Mayo e fu regalata a una scuola della provincia di Tucumán, nel nord del paese, da Bernabé Aráoz, che aveva combattuto insieme a Belgrano. La bandiera è ovviamente sbiadita, ma gli scienziati hanno fatto un’analisi chimica, hanno usato i raggi X e hanno fatto una spettroscopia, scoprendo che per il blu della bandiera furono usati lapislazzuli, che, per forza di cose, producono un blu scuro.
Two shades of blue: A row over the colours in #Argentina’s flag https://t.co/wRfwGHaJ60 via @TheEconomist pic.twitter.com/gqZd6DNY38
— Jeff Nascimento (@jnascim) April 22, 2017
Non è però solo una questione di chimica e colori: dopo l’indipendenza del 1816 in Argentina ci furono infatti diverse guerre civili. Facendo una sintesi, da una parte c’erano i Federales, che erano guidati da Juan Manuel de Rosas, volevano un governo decentrato e usavano vessilli e bandiere con un blu molto scuro. Dall’altra c’erano gli Unitarios, che volevano un forte governo centrale (a Buenos Aires) e usavano un colore molto più chiaro per la loro bandiera. I Federales governarono dal 1831 al 1852, poi presero il potere gli Unitarios. Ma, ha scritto l’Economist, «la guerra dei colori non è mai finita». Francisco Gregoric, un esperto di vessillologia, lo studio delle bandiere, ha detto che «queste due visioni del paese continuano a esistere».
Manuel Belgrano in un dipinto di Rafael del Villar (Wikimedia)
Carlos Della Védova, uno dei ricercatori del CONICET, ha detto che i risultati si riferiscono alla bandiera analizzata, ma ha detto di essere convinto che quello scoperto sia anche il colore delle altre bandiere del tempo. Nonostante il dibattito, è probabile che l’Argentina non cambierà a breve il colore della sua bandiera: nel 2002 l’IRAM, l’ente argentino per le certificazioni e gli standard, stabilì che il colore più chiaro (celeste) è quello giusto. L’IRAM decise anche la grandezza di ogni banda e l’aspetto del Sol de Mayo. Nel 2010 un decreto dell’allora presidente Cristina Fernández de Kirchner trasformò quegli standard in legge.