Cosa vuol dire “morigerato”
La quarta parola spiegata da Massimo Arcangeli è quella per descrivere chi "non oltrepassa mai la giusta misura, si tiene al riparo da ogni eccesso o sregolatezza"
di Massimo Arcangeli
Alla base di morigerato c’è il participio passato di morigerare, oggi caduto in disuso. Morigerare significava “educare alla moderazione”; la sua origine è il latino morigerari (“compiacere”), composto di mos (“costume”) e gerere (“portare”). Una persona morigerata è una persona sobria, temperata, controllata, costumata; è cortese nei modi, rispettosa delle regole, onesta e parsimoniosa nel vivere, moderata nel mangiare.
La morigeratezza, quando si sta in tavola, non consiste però nella sola consumazione frugale di un pasto. In tanti trattati di buone maniere di un tempo si riferisce, in un contesto più generale, al corretto comportamento, all’educazione di cui doveva dar prova il perfetto commensale. In un codice anonimo del Quattrocento, conservato alla Biblioteca Casanatense di Roma, è elencata al riguardo una gustosa serie di norme; si raccomanda che «fossero puliti il viso, le mani, la lingua e i denti» e «le unghie e i capelli non fossero lunghi e sporchi», e viene espresso il «divieto di grattarsi o di schiacciare le pulci in pubblico»:
Il commensale doveva afferrare il boccone con tre dita, non leccarsele, ed evitare di rosicchiare le ossa. Oltre ad essere morigerato, l’invitato doveva accettare volentieri anche cibi che gli incutessero timore. Si consigliava di non bere il vino tutto d’un fiato o prendere due sorsi consecutivi ed evitare di ansimare. Infine si consigliavano al massimo tre bicchieri di vino, con l’aggiunta di molta acqua (June di Schino, Furio Luccichenti, Il cuoco segreto dei papi. Bartolomeo Scappi e la Confraternita dei cuochi e dei pasticcieri, Roma, Gangemi, 2011, p. 150).
Chi è morigerato, insomma, non oltrepassa mai la giusta misura, si tiene al riparo da ogni eccesso o sregolatezza, si rapporta agli altri con indulgenza e affabilità, guarda al mondo con delicatezza mista ad attenzione ed equilibrio. Non è un caso così frequente che una parola possa contenere tante cose insieme, che possa sembrare così unica e insostituibile per le sue tante sfumature di significato. Oggi, forse proprio per questo, il riserbo, le maniere garbate e le altre numerose qualità comprese nella parola morigerato sfuggono a molti. Come dimostrano i giovani cui è stato chiesto di spiegarla, diversi fra i quali hanno risposto nei modi più vari. Ecco solo tre esempi: conosciuto («Le sua azioni sportive sono morigerate»), «che non ama rischiare»; «sottoposto a mora».
Alla vigilia del Festival “Parole in cammino” che si è tenuto ad aprile a Siena, il suo direttore Massimo Arcangeli – linguista e critico letterario – ha raccontato pubblicamente le difficoltà che hanno i suoi studenti dell’università di Cagliari con molte parole della lingua italiana appena un po’ più rare ed elaborate, riflettendo su come queste difficoltà si estendano oggi a molti, in un impoverimento generale della capacità di uso della lingua. Il Post ha quindi proposto ad Arcangeli di prendere quella lista di parole usata nei suoi corsi, e spiegarne in breve il significato e più estesamente la storia e le implicazioni: una al giorno.