Il giorno che la Grecia diventò una dittatura
Il 21 aprile 1967 un gruppo di militari rovesciò il governo, dando inizio a quello che passò alla storia come "il regime dei colonnelli"
Il 21 aprile del 1967 un gruppo di ufficiali dell’esercito greco guidò un colpo di stato contro il governo greco democraticamente eletto. Nella notte, carri armati e soldati occuparono tutti i luoghi più importanti della capitale Atene, arrestarono il comandante in capo delle forze armate e tutti i più importanti politici del paese; poi costrinsero il re ad appoggiare il golpe e diedero iniziò a un regime brutale che sarebbe durato per gli otto anni successivi.
Prima del golpe, alla fine della Seconda guerra mondiale, la Grecia aveva già attraversato un periodo di disordine politico. Per tre anni, tra il 1946 e il 1949, le forze militari controllate dal governo, appoggiate da Stati Uniti e Regno Unito, si erano scontrate con i partigiani comunisti. Dopo la vittoria dei governativi, il partito comunista greco fu messo fuori legge. Dalla guerra civile uscì una monarchia parlamentare dove al re spettavano molti poteri e dove il parlamento era spesso paralizzato dagli scontri e profondamente diviso tra formazioni di centro, di sinistra e di destra.
A metà degli anni Sessanta, dopo due decenni di governi conservatori, un gruppo di ufficiali militari decise di impedire la nascita di un governo di centrosinistra. Il golpe fu organizzato da una serie di ufficiali di grado intermedio, senza la complicità dei comandanti in capo, che anzi furono arrestati nelle prime ore del golpe. Per questa ragione il colpo di stato fu soprannominato “dei colonnelli”, e la giunta militare venne ribattezzata “regime dei colonnelli” (“kathestós ton Syntagmatarchón”).
Appena insediata, la giunta dichiarò decaduti gli articoli della Costituzione che proteggevano la libertà di espressione e quella personale. Tutti i partiti politici furono sciolti e migliaia di politici, attivisti e intellettuali di sinistra furono arrestati e centinaia furono torturati nelle carceri speciali della polizia militare. L’ideologia del regime era basata sul nazionalismo, su un duro anticomunismo e sull’idea che tutte le forze di sinistra, comprese le più moderate, fossero in realtà sostenitrici di una cospirazione comunista. Tra gli intellettuali arrestati ci fu anche il compositore Mikis Theodorakis, autore di famose colonne sonore come quella del film Zorba il Greco e Z – L’orgia del potere, di Costa-Gavras, in cui viene raccontata la nascita del regime greco. Dopo l’arresto Theodorakis fuggì dalla Grecia e non ritornò fino al termine del regime.
Per combattere la giunta si formarono organizzazioni segrete di studenti e intellettuali, alcuni dei quali decisero di combattere il regime compiendo azioni armate. Il più famoso tra i ribelli fu Alexandros Panagulis, che il 13 agosto del 1968 cercò di uccidere il colonnello George Papadopoulos facendo esplodere una bomba al passaggio della sua limousine. L’attentato fallì e Panagulis fu arrestato e sottoposto a settimane di torture. Il suo arresto innescò una serie di proteste internazionali, in cui esponenti della sinistra di tutto il mondo chiesero la sua liberazione. Il regime alla fine cedette alla pressione e lo liberò nel 1973. Tra la sua liberazione e la sua morte in un sospetto incidente stradale nel 1976, Panagulis ebbe una relazione con la giornalista italiana Oriana Fallaci che gli dedicò il libro Un uomo, pubblicato nel 1979. Oggi Panagulis è considerato uno degli eroi nazionali greci.
Alexandros Panagulis, al centro, durante il suo processo nell’agosto del 1968 (AP Photo)
La liberazione di Panagulis fu importante anche perché segnò l’inizio della fine del regime. Fin dall’inizio degli anni Settanta era diventato evidente che la giunta fosse divisa. I militari non riuscivano ad accordarsi su quale atteggiamento avere di fronte ai tentativi di riforma portati avanti Papadopoulos, che voleva gradualmente reintrodurre un regime democratico. Le aperture furono osteggiate dagli elementi più intransigenti della giunta ma anche dalle forze democratiche, che videro nei gesti di Papadopoulos un segno di debolezza del regime. Nel novembre del 1973 ci furono imponenti manifestazioni degli studenti del Politecnico di Atene. Il regime rispose con la forza e Dimitrios Ioannidis, un militare della fazione più intransigente e capo della temuta polizia militare, approfittò del caos che seguì per organizzare un nuovo colpo di stato, deporre Papadopoulos e insediare un nuovo governo.
Nonostante la nuova giunta fosse indebolita dalle proteste e dalle divisioni interne, Ioannidis decise di portare avanti una politica estera estremamente aggressiva. Una delle sue prime decisioni fu appoggiare un colpo di stato a Cipro, un’isola a sud della Grecia abitata dalla comunità greco-cipriota (78 per cento circa dell’intera popolazione) e da quella turco-cipriota (22 per cento). Il 15 luglio 1974 un golpe depose l’arcivescovo Makarios III, presidente cipriota. La Turchia decise in risposta di invadere Cipro, per difendere gli interessi dei turchi-ciprioti, e occupò la parte settentrionale dell’isola. La giunta non riuscì a opporsi con efficacia all’invasione e questo, per un regime che basava gran parte della sua retorica sul nazionalismo militare, fu un colpo gravissimo.
Nell’estate del 1974, un gran numero di alti ufficiali che sostenevano Ioannidis ritirò il suo appoggio, mentre il presidente della Repubblica, che fino a quel momento era stato solo una figura di rappresentanza, invitò alcuni vecchi politici repubblicani a formare un nuovo governo. I militari non si opposero, segnando così il ritorno del paese alla democrazia. A dicembre un referendum popolare confermò l’esito del referendum che si era tenuto l’anno prima sotto la dittatura per abolire la monarchia. La Grecia divenne così una repubblica democratica.