Maria Sharapova, punto e a capo
Oggi compie trent'anni e tra pochi giorni tornerà a giocare, dopo una squalifica per doping che probabilmente continuerà a seguirla
«Ho fatto un errore, ma la mia punizione è stata la squalifica. Ho scontato la pena e quindi perché accanirsi? C’è una ragione per continuare a punirmi?». Quindici mesi fa Maria Sharapova, la tennista russa più forte di sempre, per anni ai vertici del ranking mondiale, la cui popolarità ha superato da tempo e di gran lunga i suoi risultati sportivi, è risultata positiva a un controllo antidoping effettuato nel corso degli Australian Open di Melbourne. La sostanza a cui era risultata positiva, il meldonium, è un farmaco diffuso quasi esclusivamente negli stati dell’ex Unione Sovietica, creato per curare problemi cardiaci ma che dal primo gennaio del 2016 è stato inserito dall’Agenzia Mondiale Antidoping nella lista delle sostanze dopanti. Oggi Sharapova compie trent’anni e fra pochi giorni giocherà il suo primo torneo ufficiale dopo i quindici mesi complessivi di squalifica: ma c’è ragione di credere che il suo ritorno non sarà per nulla facile.
Quello di Sharapova è stato uno dei casi di positività più discussi degli ultimi anni, perché capitato a un’atleta vincente nel pieno della sua attività, considerata fra le sportive più note, forti e ricche della sua generazione, e per via della sostanza assunta, il meldonium, dei suoi effetti e di come e quando è stata vietata. C’è chi l’ha molto difesa, fra cui colleghi famosi come Svetlana Kuznetsova, Rafa Nadal, Novak Djokovic e molte altre persone attive nel mondo del tennis, sostenendo i dubbi benefici del meldonium, la sua buona fede nell’errore e la professionalità dimostrata nel corso della sua carriera.
Nella conferenza stampa convocata a Los Angeles poche ore dopo la diffusione della notizia della positività, Sharapova aveva detto che assumeva il meldonium da circa dieci anni e che non sapeva che il farmaco fosse entrato nella lista delle sostanze proibite dal primo gennaio. Aveva spiegato di aver ricevuto a dicembre, quindi due mesi prima, una mail dall’Agenzia Mondiale Antidoping con un link che rimandava all’elenco aggiornato delle sostanze proibite, e di non averlo controllato. Ma la positività, accertata dalla WADA e ammessa dalla stessa Sharapova, aveva fatto sorgere – quasi inevitabilmente, per questi casi – ulteriori dubbi. Per esempio, com’era stato possibile che un’atleta dell’importanza di Sharapova, circondata da uno staff che conta ancora oggi almeno una decina di professionisti, possa aver ignorato una comunicazione ufficiale della WADA? E perché utilizzava ancora il meldonium, diffuso quasi esclusivamente nei paesi dell’ex Unione Sovietica, nonostante si sia stabilita negli Stati Uniti nel 1993?
A giugno dell’anno scorso, quando era al settimo posto nel ranking WTA, Sharapova è stata squalificata per due anni dalla Federazione Internazionale Tennis. Pochi mesi dopo il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna ha ridotto la sua squalifica a quindici mesi. Dal 26 aprile, quindi, Sharapova potrà tornare a giocare. Non fa più parte del ranking WTA, e per partecipare al suo primo torneo dopo la squalifica, quello di Stoccarda, in programma dal 24 al 30 aprile, ha ricevuto una wild card dagli organizzatori. La decisione di includerla nel torneo di Stoccarda ha sollevato parecchie critiche, comprese quelle di Bernard Giudicelli, presidente della Federazione Internazionale Tennis, che ha parlato di un cattivo esempio per tutti gli sforzi che lo sport sta facendo per combattere l’uso di sostanze dopanti. Il numero uno del tennis maschile, Andy Murray, è sembrato dello stesso parere, mentre altri suoi colleghi hanno preferito non esprimersi.
In un’intervista data pochi giorni fa a Le Parisien, Sharapova ha detto di aver lavorato duro per farsi trovare pronta fin dal primo torneo, ma che non sarà facile. Si è difesa dalle critiche ricevute dopo l’assegnazione della wild card per Stoccarda, dicendo di aver pagato i suoi errori con la squalifica, e a marzo ha incontrato Giudicelli per chiarire le posizioni. Ha concluso l’intervista a Le Parisien dicendo: «Quando sei stata una campionessa, l’unico obiettivo è ridiventarlo. Ma sarà difficile dopo un’assenza così lunga». Sharapova riceverà delle Wild Card anche per partecipare ai tornei di Roma e Madrid. Ma i quindici mesi di inattività, in cui ha continuato ad allenarsi costantemente senza però mai giocare seriamente, potrebbero renderle difficile guadagnare punti per poter prendere parte ai tornei più importanti della stagione, anche partendo dal basso del tabellone.