Cose che succedono al corpo durante una maratona
Che si arriva più leggeri e assetati lo potete immaginare, ma che si arriva con la febbre lo sapevate?
Le maratone di Roma e Milano si sono tenute all’inizio del mese: molte altre ce ne saranno ancora però in Italia, in Europa e in mezzo mondo (quella di New York sarà il 5 novembre). Che ne abbiate corsa una, o una mezza, o sette in sette giorni in sette continenti, o due nello stesso giorno, che abbiate in programma di correrne una o anche solo di fare-finta-di, potrebbe interessarvi cosa succede al corpo di chi la corre, una maratona. Magari vi è utile per prepararvi, magari invece sarà la lettura decisiva per convincersi che forse è meglio di no. Sarah Betancourt ha messo insieme su Gizmodo un po’ di cose da sapere su quello che succede al corpo durante una maratona, cioè una corsa di oltre 42 chilometri: tutte cose da tenere presente ma da cui non bisogna farsi spaventare perché, in realtà, il movimento è una buona cosa, basta farlo nel modo giusto e preparandosi a dovere. Comunque sì, questo è uno di quei casi in cui “consultate prima il vostro medico di fiducia” è il migliore dei consigli.
Un po’ di febbre
A meno che un maratoneta non si metta a correre una maratona con la febbre, la sua temperatura corporea al momento della partenza sarà sotto i 37 gradi. Secondo Mark Perazella, professore di medicina all’università di Yale, alla fine della maratona la sua temperatura corporea arriverà in molti casi oltre i 38 gradi. Quanto oltre dipende da vari parametri. È una cosa normale, dura qualche ora e poi passa: succede semplicemente che il corpo si riscaldi per via dello sforzo e per rendere al meglio (non a caso si parla per esempio di “riscaldamento”).
(STAN HONDA/AFP/Getty Images)
I reni
In uno studio pubblicato in una rivista scientifica che si occupa di reni, un gruppo di ricercatori di Yale guidati dal dottor Chirag Parikh ha descritto i risultati delle analisi del sangue e delle urine fatte a 22 persone che avevano corso una maratona (subito prima della gara, subito dopo, e un giorno dopo). L’82 per cento di loro mostrava una condizione in cui i reni avevano momentaneamente smesso di filtrare tossine dal sangue. Le cause sarebbero un minor flusso sanguigno verso i reni, la disidratazione e l’aumento della temperatura corporea. Altri studi si sono occupati del fenomeno, anche questo temporaneo, ma al momento non c’è modo di dire quali siano gli effetti di più lungo termine.
Bruciamo un sacco di calorie
Le basi sono note: correndo si consumano calorie e quindi, lentamente, grassi. David Mark ha spiegato che quando iniziano una maratona gli atleti bruciano circa 150 calorie all’ora. Durante la corsa le calorie bruciate all’ora sono invece tra le 700 e le 800 (anche qui, però, dipende tutto da molte variabili). Senza entrare troppo in tecnicismi, Mark ha spiegato a Gizmodo che può capitare che in un paio d’ore di corsa intensa (specie per chi è poco allenato) si arrivi a bruciare tutto quello che il corpo aveva previsto come normale scorta per un normale sforzo. Si arriva quindi a quel punto – noto a chi è abituato a far fatica – che Gizmodo definisce “il muro”: è il punto in cui sono finite le scorte, e i muscoli (cuore compreso) se ne accorgono. Le soluzioni sono semplici, in realtà: risparmiarsi nei primi chilometri per cercare di spostare “il muro” il più vicino possibile all’arrivo (idealmente proprio all’arrivo) e fare scorte di energie i giorni prima, iniziando tre giorni prima della maratona a mangiare molti carboidrati, un po’ di proteine e pochissimi grassi. Fare il pieno e tenere d’occhio il serbatoio, insomma.
(Ezra Shaw/Getty Images)
Il cuore
Le pulsazioni di un essere umano a riposo possono variare molto, ma in media e in situazioni normali si va dalle 60 alle 100 al minuto. I grandi atleti riescono a tenerle basse anche sotto sforzo, ma la maratona non è una situazione normale e certe persone si allenano cercando di tenere le pulsazioni intorno alle 140 al minuto. Alzarle troppo per troppo tempo fa male, anche a lungo termine, come ha mostrato uno studio del 2012 fatto dal New England Journal of Medicine: potrebbe portare a una cardiomiopatia ipertrofica, un ispessimento delle pareti cardiache.
I crampi
Guardando gli ultimi chilometri di una maratona, capita di vedere persone – non atleti professionisti – che più vanno avanti più si curvano su se stessi e si irrigidiscono: succede per via dei crampi e delle ripetute sollecitazioni a ossa e articolazioni, soprattutto se non adeguatamente allenate. C’è poco da fare, se non allenarsi e farlo nel modo giusto. Come ha detto un maratoneta a Gizmodo, quando ci si inceppa così durante una maratona, diventa una faccenda di “mind over matter“: per quanto possibile, nonostante il serbatoio vuoto dev’essere la testa a fare andare avanti il corpo. Sarà anche così che un giorno, forse, qualcuno riuscirà a correrne una in meno di due ore.
Dennis Kimetto, atleta del Kenya, alla fine della maratona di Berlino del 2014, in cui stabilì l’attuale record del mondo (TOBIAS SCHWARZ/AFP/Getty Images)