Biglietti da visita di gangster di Chicago
Andavano molto negli anni Sessanta e Settanta, erano illustrati con figure incappucciate, croci e conigli e ora sono raccolti in un libro
Nella nostra testa l’idea del crimine si accompagna a quella della segretezza e della ricerca dell’anonimato per sfuggire alla legge. Per questo può sembrare sorprendente che molte gang del passato avessero i loro biglietti da visita, usati per esprimere l’orgoglio di gruppo, commemorarne le gesta, denigrare i principali nemici e reclutare nuovi membri. Negli anni Settanta e Ottanta erano particolarmente comuni tra i gangster di Chicago, come mostra la collezione di Brandon Johnson, iniziata anni fa a partire da un misterioso biglietto da visita ritrovato tra gli archivi di suo padre e spacciato come un progetto scolastico di un amico. All’epoca Johnson aveva 12 anni, ma crescendo si interessò al biglietto e ne ricostruì la storia: apparteneva a un amico del padre entrato nella banda dei Royal Capri. Poi si mise a cercarne altri: una sessantina sono stati riprodotti nel libro Thee Almighty & Insane: Chicago Gang Business Cards from the 1970s & 1980s.
I biglietti da visita raccontano la storia di come si organizzò e si diffuse il crimine a Chicago dagli anni Sessanta in poi, quando si inasprirono le lotte tra le gang locali, soprattutto quelle a sfondo etnico. I lavori di riqualificazione di alcune zone della città spinsero i latinos – cioè le persone di origine latinoamericana – in altri quartieri precedentemente abitati dai bianchi: questi ultimi si coalizzarono per difendersi dai nuovi arrivati, resi più forti dall’immigrazione, che a loro volta si unirono in bande per contrastare le discriminazioni razziali. Gli scontri che ne vennero fuori rafforzarono l’influenza e il potere delle gang, inizialmente nate come club sportivi, associazioni, organizzazioni politiche e gruppi di amici interessati a festeggiare e divertirsi. Per tenere a bada le rivalità violente, nacquero poi le alleanze tra le varie bande, che per funzionare dovevano contare sull’adesione di neri, bianchi e latinos: la più influente, la Folk Nation, venne fondata nel 1978 per regolare i rapporti tra le gang nel carcere di Chicago.
Al di là dell’aspetto storico, i biglietti da visita raccolti da Johnson hanno un valore artistico e sono interessanti da sfogliare per la scelta della grafica, del lettering, dei simboli e degli slogan di ciascun gruppo. Ce ne sono alcuni che usano sapientemente più font, altri che si rifanno alla simbologia dei suprematisti bianchi, con figurine incappucciate e cappi, altri ancora con scritte sopra a mano che indicano regolamenti tra bande. La seconda edizione del libro, che costa 30 dollari (circa 28 euro), uscirà a breve negli Stati Uniti e si può preordinare qui.