Alla fine gli Stati Uniti non hanno mandato navi da guerra in Corea del Nord
La notizia era stata data dieci giorni fa, ma era basata su un paio di equivoci e ora è venuto fuori che non era vero
Dieci giorni fa, domenica 9 aprile, i giornali di tutto il mondo – fra cui il Post – hanno scritto che gli Stati Uniti avrebbero inviato alcuni navi da guerra nella parte occidentale dell’Oceano Pacifico. Gli articoli si basavano su dichiarazioni pubbliche di funzionari del dipartimento della Difesa americano e della marina americana, che avevano legato quella decisione alle crescenti tensioni con la Corea del Nord.
Ora però si è scoperto che nei giorni successivi all’annuncio le navi interessate, cioè quelle che appartengono al Carl Vinson Strike Group, hanno preso la direzione opposta: al posto di dirigersi verso la Corea del Nord sono rimaste nei pressi di Singapore, dove sono normalmente stanziate, e hanno partecipato a un’esercitazione militare programmata da tempo con la marina australiana. La stessa marina militare ha confermato che l’esercitazione si è tenuta regolarmente e ieri ha diffuso una foto che mostra la nave Carl Vinson attraversare lo stretto della Sonda, che separa le isole indonesiane di Giava e Sumatra.
Diversi giornali americani stanno raccontando che il falso annuncio è stato causato da un errore di comunicazione fra la marina e il dipartimento della Difesa americano, e che le navi si stanno dirigendo verso la penisola coreana solo in questi giorni: dovrebbero quindi arrivare a destinazione la prossima settimana, ma la notizia non è ancora stata confermata.
La notizia dello spostamento delle navi, dopo essere stata riportata da Reuters l’8 aprile, era stata confermata sia dal comando militare americano nel Pacifico Occidentale Harry Harris – che però non aveva citato esplicitamente la Corea del Nord – sia dal segretario alla Difesa americano Jim Mattis, che durante una conferenza stampa aveva aggiunto che gli Stati Uniti avevano preso quella decisione per “prudenza” e che l’esercitazione prevista da tempo con la marina australiana era stata cancellata. Lo stesso giorno delle dichiarazioni di Mattis, l’11 aprile, sia il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer sia il presidente americano Donald Trump avevano parlato apertamente dello spostamento delle navi in relazione alla Corea del Nord: durante un’intervista con Fox News, Trump aveva risposto alla domanda «cosa state facendo in relazione alla Corea del Nord?», spiegando: «stiamo mandando un’armata molto potente».
Il New York Times ha raccontato che l’equivoco è nato per colpa di problemi di comunicazione fra le varie istituzioni che si occupano della difesa. Harris, confermando la notizia dello spostamento delle navi il 10 aprile, non aveva spiegato con precisione quando le navi si sarebbero dirette verso la penisola coreana, lasciando intendere che l’avrebbero fatto immediatamente. Le dichiarazioni di Mattis avevano aggiunto ulteriore confusione: il segretario alla Difesa aveva detto che le esercitazioni con l’Australia sarebbero state cancellate equivocando un’informazione che gli aveva fornito lo stesso Harris (l’annullamento di una singola sosta della Carl Vinson a Fremantle, Australia). La Casa Bianca dice invece di avere fatto affidamento a informazioni che gli erano state fornite dal dipartimento della Difesa.
Il Wall Street Journal ha una spiegazione leggermente diversa: spiega infatti che l’equivoco è nato in parte per l’abitudine alla segretezza delle varie parti coinvolte, in parte per «il desiderio della Casa Bianca di proiettare un’immagine da “duri”». Quest’ultimo obiettivo è stato certamente raggiunto: per giorni esperti e giornalisti hanno dato per certa la notizia dello spostamento immediato della squadra navale Carl Vinson, includendo la notizia nelle loro analisi e cercando di capire le ragioni dietro alla decisione dell’amministrazione americana. La notizia, inoltre, si inseriva bene in un filone che descriveva una specie di escalation con la Corea del Nord, iniziata con le dichiarazioni molto aggressive del segretario di Stato americano Rex Tillerson durante la sua visita in Giappone, e alimentate nei giorni scorsi con ulteriori minacce e timori, anche da parte di Cina e Corea del Nord. La tensione si è relativamente attenuata quando la Corea del Nord ha celebrato una festa nazionale con un test missilistico – fallito, peraltro – anziché con un test nucleare, come previsto da diversi esperti nei giorni precedenti.
«Alla fine, [l’equivoco] ha causato confusione nella comunicazione della nostra strategia, che a sua volta ha reso nervosi i nostri alleati», ha spiegato al Wall Street Journal Bonnie Glaser, che si occupa di Asia per il Center for Strategic and International Studies di Washington. Non è ancora chiaro se le navi americani si dirigeranno davvero verso la penisola coreana: al momento questa notizia è stata data solamente dal New York Times citando fonti anonime del dipartimento della Difesa. La Casa Bianca ha deciso di non commentare queste nuove informazioni.