Report e i vaccini contro il papilloma virus
La puntata sui presunti problemi di sicurezza di uno dei vaccini più promettenti degli ultimi anni ha ricevuto molte critiche
Lunedì sera la trasmissione di RaiTre Report ha dedicato un lungo servizio ai vaccini contro il papilloma virus (HPV), mettendo in dubbio la loro sicurezza e accusando le istituzioni di non vigilare a sufficienza sulla loro somministrazione. Durante e dopo la messa in onda, la puntata ha ricevuto numerose critiche per il modo in cui è stata condotta l’inchiesta. Tra i più critici c’è stato il professor Roberto Burioni, uno dei più importanti esperti di vaccini in Italia, che ha accusato Report di avere diffuso “paura raccontando bugie”. Nel presentare il servizio, il conduttore della trasmissione, Sigfrido Ranucci, ha comunque precisato che Report non è contro i vaccini e che il tema è legato soprattutto alla trasparenza sul sistema delle vaccinazioni contro l’HPV.
HPV e vaccinazione
I vaccini contro l’HPV sono stati introdotti poco più di 10 anni fa, e nei paesi in cui sono stati somministrati su ampia scala (come in Italia) hanno permesso di ottenere ottimi risultati con una consistente riduzione del numero di nuove infezioni. Il papilloma virus è piuttosto comune, si trasmette per via sessuale e nella maggior parte dei casi non è pericoloso; in alcune circostanze, però, può portare allo sviluppo di tumori, in particolare al collo dell’utero, se causa infezioni che diventano croniche o trascurate. Uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases, basato su 58 diverse ricerche, ha concluso che le infezioni dai ceppi di HPV che possono causare tumori sono diminuite quasi del 90 per cento nelle giovani donne vaccinate. Nella comunità scientifica un risultato di questo tipo è considerato un successo, perché di fatto quelli per l’HPV sono i primi veri vaccini contro alcune forme di tumore.
Reazioni avverse
Il servizio di Report, curato da Alessandra Borella, ha messo in dubbio la grande quantità di dati prodotta in questi anni sui vaccini HPV, concentrandosi sulle reazioni avverse che si possono verificare dopo la loro somministrazione. Sono state mostrate interviste ad alcune ragazze italiane che dicono di avere riscontrato un peggioramento della loro salute dopo la vaccinazione. Una di queste ha detto di soffrire di dolori cronici e di non avere ottenuto beneficio da terapie contro il dolore, che hanno previsto anche l’utilizzo di morfina in ospedale. Nella maggior parte dei casi, dopo visite e accertamenti, i medici hanno concluso che i sintomi segnalati non fossero riconducibili al vaccino HPV, e quindi che fossero o preesistenti o di carattere psicosomatico.
Le conclusioni dei medici sono in parte basate sui dati raccolti e pubblicati finora da tutti i principali organismi di controllo sulle reazioni avverse, a partire dal ministero della Salute e fino alle organizzazioni internazionali come l’OMS. In tutto il mondo sono state distribuite circa 200 milioni di dosi, con programmi di vaccinazione molto articolati, sia in Occidente sia in molti paesi in via di sviluppo. Nel 2013 uno studio di coorte, quindi per l’analisi dei fattori di rischio, che ha interessato circa 1 milione di ragazze, non ha trovato prove che mettano in correlazione i vaccini con reazioni avverse di tipo neurologico o autoimmuni. I due principali vaccini disponibili, Gardasil e Cervarix, sono stati sottoposti a numerosi controlli e lo sono tuttora.
Morti
Negli Stati Uniti tra il 2006 e il 2015 sono state somministrate 80 milioni di dosi di vaccini HPV e le autorità sanitarie hanno ricevuto rapporti su 117 morti di persone vaccinate. Questo non significa che sia stato il vaccino a causare i decessi, ma semplicemente che le morti sono avvenute in un periodo di tempo che ha compreso la vaccinazione. È fondamentale avere ben presente questa distinzione: le persone si ammalano e muoiono per cause di ogni tipo, a prescindere dall’avere ricevuto o meno un vaccino. Se poi si guardano ancora più nel dettaglio i dati, si scopre che negli Stati Uniti di quelle 117 morti segnalate, solo in 51 casi è stato possibile accertare i decessi (i rapporti inviati alle autorità federali, CDC, non sono sempre completi ed esaustivi). Le analisi del CDC non hanno trovato trend o altri elementi che mettano in correlazione la somministrazione dei vaccini e i decessi. È bene ricordare che se si prendono in considerazione milioni di persone, alcune muoiono per cause di ogni tipo, anche tra chi non si vaccina.
Gli esperti sentiti da Report
Report ha intervistato alcuni medici definendoli importanti esperti nel settore dei vaccini e della loro sicurezza. Tra questi c’è Yehuda Shoenfeld, un immunologo di Tel Aviv che dice di essere a favore del vaccino HPV, ma di non essere convinto che sia davvero utile per ridurre il rischio di avere alcuni tipi di cancro, nonostante gli studi pubblicati sulle riviste scientifiche contraddicano questa posizione. Nel servizio si è parlato genericamente di problemi di “predisposizioni genetiche” in merito agli effetti avversi, senza altri dettagli.
Report ha anche intervistato il ricercatore danese Peter Gøtzsche, tra i responsabili di Cochrane Nordic, un ente che si occupa del controllo della sicurezza delle pratiche sanitarie e che fa parte dell’organizzazione mondiale Cochrane Collaboration. Buona parte del servizio è stata basata proprio sulle posizioni di Gøtzsche e su una lettera inviata all’Agenzia europea per i medicinali (EMA), con accuse sui metodi utilizzati per la valutazione della sicurezza dei due vaccini più utilizzati contro l’HPV. Gøtzsche ha già avuto in passato posizioni piuttosto nette e controverse contro le aziende farmaceutiche, nel filone delle ricorrenti critiche nei loro confronti per i grandi interessi economici che muovono le loro attività (naturalmente, grazie a quelle quantità di denaro si possono anche permettere la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci, principi attivi, vaccini e i costosi test per accertarne l’efficacia e la sicurezza).
Nel servizio è stata intervistata anche Antonietta Gatti, indicata come “scienziata indipendente”, che ha eseguito alcune analisi dei vaccini somministrati in Italia contro l’HPV. Ha detto di avere riscontrato la presenza di impurità, ma anche in questo caso non sono stati forniti molti elementi. Un vaccino viene realizzato con estrema cura dal produttore per evitare impurità e contaminazioni: la loro eventuale presenza è in dosi tali da essere trascurabile e da non compromettere in alcun modo la sicurezza del vaccino. Non se ne producono o mettono in circolazione di contaminati per risparmiare sulle produzioni: se qualcosa andasse storto dopo la somministrazione, il danno economico e di immagine per un’azienda sarebbe irreparabile. Gatti non ha inoltre una reputazione molto solida nelle comunità scientifica e ci sono perplessità sulle stesse modalità con cui ha pubblicato alcuni dei suoi lavori di ricerca.
Opinioni e dati
Gli intervistati hanno fornito le loro opinioni, ma senza offrire dati concreti e misurabili sui loro dubbi legati ai vaccini HPV e alle reazioni avverse che possono causare. Nel servizio non sono state fornite altre posizioni, fatta eccezione per quella dell’EMA rappresentata da Enrica Alteri, a capo della divisione che si occupa delle valutazioni per i farmaci a uso umano. Alteri ha spiegato che il processo di revisione e approvazione dei vaccini è stato condotto normalmente, con un comitato scientifico che ha valutato le informazioni fornite dai produttori, e con un rapporto finale che ha raccolto il consenso di tutti i membri esaminatori. Alteri ha anche respinto le accuse di scarsa trasparenza, rimandando alla documentazione prodotta sul tema. L’EMA ha valutato le segnalazioni delle migliaia di reazioni avverse alla somministrazione del vaccino (transitorie e inevitabili su una scala così ampia di vaccinati), concludendo che non ci fossero elementi per sospendere le vaccinazioni, tanto più visti i risultati ottenuti nella riduzione del rischio legata ad alcuni tipi di tumore.
Il servizio di Report ha fatto notare che tra i revisori dell’EMA c’era anche Pasqualino Rossi, definito “una vecchia conoscenza” della trasmissione, perché il suo nome era emerso in una precedente inchiesta sul rapporto tra case farmaceutiche e approvazioni dei farmaci. Rossi era finito a processo qualche anno fa per sospetti casi di corruzione, processo chiuso con la prescrizione. Il collegamento tra quelle vicende giudiziarie e il lavoro svolto dall’EMA sui vaccini HPV costruito da Report non era però molto chiaro, al di là delle allusioni, e ha sorpreso la stessa Alteri durante l’intervista.
Farmacovigilanza
Report ha criticato l’Agenzia del Farmaco (AIFA) e il sistema sanitario nazionale in generale per come è gestita la segnalazione degli effetti avversi, che cade prima di tutto sotto la responsabilità dei medici. Effettuate le dovute verifiche sui sintomi riportati dai pazienti, i medici devono compilare una segnalazione e lasciare una copia alla persona interessata. I medici segnalano alla loro regione di competenza, che provvede poi a inviare i dati al ministero della Salute. Nel servizio sono stati citati i casi delle ragazze intervistate sui loro presunti sintomi dopo la vaccinazione, insistendo sul fatto che ci fossero state ritrosie da parte dei loro medici curanti a procedere con le segnalazioni nonostante le pressioni delle famiglie. È bene però ricordare che la decisione di segnalare di eventuali effetti avversi spetta proprio ai medici, gli unici ad avere le competenze e conoscenze scientifiche per determinare se quelli indicati dai pazienti siano in primo luogo sintomi veri e propri, e in secondo luogo se siano riconducibili a quelli indotti dal vaccino (transitori nella stragrande maggioranza dei casi). L’AIFA dà inoltre la possibilità di inviare una segnalazione diretta, attraverso un sito realizzato appositamente per la farmacovigilanza.
È vero che i meccanismi di segnalazione potrebbero essere migliorati, considerato che ogni regione si muove autonomamente e non c’è molta coordinazione. I casi sospetti sono comunque raccolti a livello nazionale e sono eseguite ulteriori verifiche, cosa che può portare alle differenze tra i dati segnalati a livello locale, come indicato da Report.
Effetti positivi e critiche
Il servizio di Report nelle ultime ore è stato criticato per i toni eccessivamente allarmistici e, soprattutto, per non avere sottolineato abbastanza gli effetti positivi dei vaccini HPV in termini di prevenzione. Il timore condiviso da molti è che trattando in questo modo dati e notizie si possa rafforzare la diffidenza nei confronti dei vaccini, che sta comportando gravi problemi nella copertura da malattie pericolose in Italia, con effetti sulla salute pubblica per tutti: e che complesse e articolate questioni di salute non possano essere sintetizzate nel messaggio di un servizio televisivo, che finisce per avere inevitabilmente un effetto allarmista e consegnare una sintesi superficiale agli spettatori.
Roberto Burioni è intervenuto sul tema nella sua pagina Facebook, dalla quale fa divulgazione e spiega l’utilità dei vaccini, ripromettendosi di smontare puntualmente le affermazioni fatte da Report nei prossimi giorni:
È doveroso ricordare che se un giornalista ospitasse le opinioni di un violento che sostiene che le donne si devono picchiare avrebbe sulla coscienza i femminicidi. Ebbene, questo virus è il peggiore femminicida in circolazione nel nostro paese: con il cancro che provoca, nel 2017 ucciderà solo nel nostro paese 2900 donne.
Ieri sera, in un programma trasmesso sul nostro servizio pubblico, si è irresponsabilmente fatto qualcosa che favorisce la circolazione un simile assassino. Tutto questo basandosi sulla menzogna, e senza contraddittorio, senza un singolo esperto a fare sentire la voce della scienza.
Più prudente e meno perentorio, il farmacologo Silvio Garattini ha invece detto:
Il vaccino che agisce contro il virus Hpv è efficace, però ancora non sappiamo quanto poi, effettivamente, il suo risultato finale lo sia. Per vedere se i tumori diminuiranno ci vorranno anni. Bisogna stare attenti e vedere bene gli effetti collaterali.
Sulla puntata di Report è intervenuto anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha accusato la trasmissione di avere “dato spazio a teorie prive di base scientifica”. Lorenzin ha ricordato che:
Tutto ciò accade proprio mentre medici e scienziati di ogni parte del mondo, e mentre le istituzioni internazionali e nazionali sono impegnate in una campagna mediatica a favore della salute pubblica, per controbattere ai falsi miti degli anti vax, che sfruttano paura ed ignoranza per convincere i genitori a rinunciare ai vaccini.
Nell’analisi delle dichiarazioni dei politici (Beppe Grillo è intervenuto invece in difesa di Report) bisogna tenere conto che il contesto ha molto polarizzato gli interventi della Rai, e che molti attacchi e interventi su ogni cosa che riguardi la Rai sono strumentali a un confronto che col merito delle singole questioni ha poco a che fare. Oggi il governo e il PD renziano tendono ad attaccare la Rai com’è gestita dal direttore generale da loro indicato, e le opposizioni a difendere i programmi più critici o distanti dalla maggioranza.
Sigfrido Ranucci ha risposto alle accuse dicendo di non avere mai messo in dubbio l’utilità dei vaccini contro l’HPV:
Report non ha mai messo in dubbio l’utilità dei vaccini né ha fatto alcuna campagna contro: chi lo asserisce non ha visto la trasmissione. Ho detto subito, all’inizio della puntata, che i vaccini sono utilissimi, rappresentano la scoperta più importante per la prevenzione negli ultimi 300 anni. Io stesso mi vaccino e ho fatto vaccinare mia figlia. Abbiamo parlato di come funziona la farmaco-vigilanza.