Lo chiamavano Rambo

8 cose notevoli che abbiamo letto sui giornali sul ricercato per l'assassinio di Budrio, più da film che da cronaca nera

Dal primo di aprile, 17 giorni fa, i giornali italiani si stanno occupando con grande attenzione delle ricerche del principale sospettato dell’omicidio di un tabaccaio di Budrio, in provincia di Bologna, e di un altro uomo, ucciso qualche giorno dopo in una zona disabitata della provincia di Ferrara. La fuga protratta del sospettato – che secondo le ricostruzioni più affidabili si chiama Norbert Feher ed è di origine serba – e la sempre maggiore intensità degli sforzi per trovarlo hanno reso tutta la storia sempre più epica, contribuendo a renderla ancora più interessante per giornali già spesso molto propensi a romanzare i fatti di cronaca nera.

Nei 17 giorni che sono passati dal primo omicidio, infatti, i racconti che si sono fatti del sospettato sono diventati via via più elaborati e ricchi di particolari sempre nuovi e sempre più improbabili o difficili da verificare. Le ricerche sono diventate un racconto epico, spesso slegato dalla verifica delle informazioni e delle fonti: e allora ci sono voluti quasi dieci giorni per accettare che il ricercato non fosse russo e non si chiamasse Igor – come tuttavia molti ancora scrivono, visto che ormai la formula “Igor il russo” è diventata familiare a molti lettori – mentre ancora nessuno sembra voler rinunciare, anche in assenza di prove, a raccontare che il ricercato abbia avuto un addestramento militare.

Abbiamo raccolto di seguito le cose più strane e creative che sono state scritte sul conto di Norber Feher, dagli stratagemmi con cui si sarebbe nascosto dagli agenti che lo cercano (gettandosi nei fiumi di notte per non essere visto dagli elicotteri) al suo passato nebuloso (pare sia ricercato anche in Serbia per violenza sessuale) fino ai racconti che di lui ha fatto un suo compagno di cella negli anni che Feher ha trascorso in carcere in Italia.

Un ex soldato
Una delle cose più ricorrenti che vengono raccontate del ricercato è che abbia un addestramento militare, cosa che lo renderebbe pericolosissimo – «è addestrato ad uccidere» – e capace di resistere in qualsiasi condizione.

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Stando ai primi racconti sul suo conto, fatti i giorni dopo l’omicidio di Budrio, il ricercato era un ex militare dell’Armata Rossa. L'”Armata Rossa”, con questo nome, non esiste dal 1946; diventò poi “Armata Sovietica”. Oggi si chiamano “Forze armate della Federazione Russa”.

armata rossa

È Rambo
Tutto questo addestramento militare si porta dietro un soprannome quasi scontato: e infatti il ricercato è presto diventato “Rambo”.

rambo

Rambo è uno che sa fare un po’ di tutto per mettersi in salvo.

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Il ricercato secondo i giornali uccide (anzi, ama uccidere) in modi cruenti, anche usando una roncola (come si dice nel film: “Io non sono qui per salvare Rambo da voi. Io sono qui per salvare voi da lui”). Per la cronaca, i due omicidi per cui è ricercato sono stati fatti usando una pistola.

roncola

Questa cosa del Rambo, comunque, non è nuova: il ricercato «era già un Rambo», visto che «si ricuciva le ferite da solo» (come ha raccontato un carabiniere che lo arrestò una volta dieci anni fa, e a cui questa storia la raccontò lo stesso arrestato).

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Era un ninja
Ancora prima di diventare Rambo, il ricercato era stato un ninja.

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Di cosa si nutre Rambo?
È un aspetto a cui i giornali hanno dedicato molto spazio, insieme ai dettagli sui suoi rifugi nelle “tane delle volpi” (o nel fango). Un esperto di sopravvivenza, per esempio, aveva spiegato che è facile nutrirsi di piante di stagione, come la cicoria e i germogli di vitalba.

piante di stagione

uova

Come in quella famosa scena del film, no?

“Sembra che lei non voglia accettare il fatto di avere di fronte un esperto di tecniche di guerriglia; un uomo che è il migliore con i fucili, con i coltelli, a mani nude anche. Un uomo addestrato ad ignorare il dolore, ad ignorare il freddo, a vivere di quello che trova, a mangiare cose che farebbero vomitare una capra”

Siamo sicuri di quello che diciamo?
A un certo punto, dopo quasi dieci giorni di ricerche, i giornali si sono accorti che il ricercato probabilmente non era russo (ma serbo) e che non si chiamava Igor. In Serbia comunque è ricercato per violenza sessuale, un dettaglio che aiuta a raccontare l’ex soldato dal passato misterioso.

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Successivamente in molti hanno anche messo in dubbio che il ricercato avesse avuto un addestramento militare, ma questo non ha fatto sì che si rinunciasse alla sua caratterizzazione come una specie di Rambo. Da “Rambo russo” è diventato “Rambo serbo”.

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Non si è rinunciato nemmeno al racconto di lui che si era fatto fino a quel punto.

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Batman contro Superman
Esaurite le esagerate parabole per raccontare il ricercato, sono iniziate quelle per raccontare chi lo sta cercando. Ottocento uomini, reparti speciali dell’esercito, paracadutisti, cecchini e soldati che sono stati in guerra in Afghanistan. È diventata una roba da Batman contro Superman.

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È un fantasma
Un aspetto essenziale del folklore di ogni caccia all’uomo sono le false segnalazioni e i vari “è passato di qua”: anche per questa ricerca ce ne sono state molte.

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Quando un po’ di segnalazioni si accavallano senza esito, la sintesi giornalistica è facile: il ricercato “è un fantasma“.

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Oppure c’è la possibilità che abbia dei complici, “donne ma non solo”. Questa viene considerata l’unica ipotesi per spiegare come mai abbia dei cerotti che nessuno vende nella zona: dev’essere uno di quelli dei cerotti a chilometro 0.

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I racconti di chi lo conosceva
Altra cosa imperdibile del folklore del ricercato sono i racconti sul suo passato. Uno dei più suggestivi lo ha fatto un suo ex compagno di cella in un’intervista a Libero. Si impara che faceva dodicimila addominali al giorno, che guardava un sacco di cartoni animati e che prendeva appunti in ideogrammi cinesi.

Igor Vaclavic, Igor il russo ma anche Ezechiele Norberto Feher. L’uomo dalle mille vite. Disertore dei servizi speciali siberiani, eremita sui monti in Cina, rapinatore con arco e frecce, gigolò in Spagna, chierichetto in carcere, killer spietato, uomo di ghiaccio malato di fitness e infantile appassionato di cartoni animati e giochi da tavolo.

“In cella guardava solo cartoni animati perché diceva che il padre gliel’ ha sempre impedito quando era bambino. Ci vietava di parlare di calcio o di altri sport proprio perché in casa la tv era sintonizzata solo su partite. Quell’ uomo era così oscuro e l’ attimo dopo sembrava un ragazzino”.

Sembra imprendibile.
«Ci ha raccontato che era siberiano, che era un cecchino e ha disertato dalle forze speciali, anche se non ci ha mai detto perché. Aveva una cicatrice sulla caviglia di 20 centimetri, pare che si sia tagliato via il numero di matricola. È scappato in Cina, ha vissuto due anni sui monti con una tribù».

Una bella storia, forse un po’ troppo…
«Vero, ma il cinese lo parlava sul serio. Prendeva appunti in ideogrammi per evitare che leggessimo e poi traduceva a un detenuto cinese analfabeta le lettere della moglie. Era uno dei pochi a cui parlava».

Come viveva in cella?
«Un militare anche lì. Ogni giorno sveglia alle 6 e poi 12mila addominali. Ma davvero, non un numero a caso. Ogni mille si fermava e scriveva qualcosa. Andava avanti fino alle 11. Quando aveva i crampi alle gambe ci chiedeva di legargliele al letto con la cintura dell’ accappatoio così che potesse continuare. Una macchina. Poi faceva la doccia e andava al catechismo col prete del carcere. Si era convertito al cristianesimo».