Perché Hezbollah ha già vinto, grazie alla guerra in Siria
Il gruppo estremista sciita libanese è diventato uno dei più importanti e influenti alleati di Assad, riuscendo allo stesso tempo a trasformare se stesso
Tra i pochi vincitori delle guerre che si stanno combattendo in Siria c’è Hezbollah, un gruppo sciita libanese alleato dell’Iran e del regime del presidente siriano Bashar al Assad. Non succede spesso che si parli di Hezbollah in relazione alla guerra siriana. Nei trent’anni precedenti all’inizio del conflitto, nel 2011, Hezbollah era conosciuto soprattutto per la sua aperta ostilità verso Israele, ma la sua capacità di agire fuori dai confini nazionali era sempre stata piuttosto limitata. La guerra in Siria ha cambiato tutto: per Hezbollah – così come per altri gruppi, come lo Stato Islamico – la guerra è stata un’incredibile opportunità per rafforzarsi: per esempio gli ha permesso di formare la sua prima alleanza con una potenza globale, la Russia, e di mettersi a capo di una milizia in grado di fare operazioni militari all’estero. La trasformazione di Hezbollah, che è una delle conseguenze più importanti della guerra in Siria, è stata raccontata in un articolo sul Wall Street Journal della giornalista Maria Abi-Habib.
Da dove arriva Hezbollah
Hezbollah, che significa il “Partito di Dio”, nacque all’inizio degli anni Ottanta per combattere l’occupazione israeliana del Libano, che era cominciata dopo che alcuni militanti palestinesi provenienti dal Libano avevano compiuto degli attacchi in territorio israeliano. Fin dall’inizio Hezbollah ebbe l’appoggio dell’Iran, e in particolare delle Guardie Rivoluzionarie, l’unità d’élite dell’esercito iraniano creata dopo la rivoluzione khomeinista del 1979. I nemici di Hezbollah erano Israele e i suoi alleati: nel 1985 i vertici del gruppo diffusero una “lettera aperta” con la quale identificavano gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica come i principali nemici dell’Islam e invocavano la distruzione di Israele, responsabile a detta loro di occupare le terre abitate dai musulmani. Nel 1989 gli Accordi di Taif misero fine alla guerra civile in Libano che si era combattuta nei 15 anni precedenti: tra le altre cose, con gli accordi si accettava la presenza dell’esercito siriano in territorio libanese – i soldati siriani sarebbero rimasti lì fino al 2005, anno della cosiddetta “rivoluzione dei cedri” – e si stabiliva il disarmo delle milizie armate. A Hezbollah, che aveva l’appoggio dell’Iran e della Siria, non furono però tolte le armi e tre anni dopo il gruppo partecipò alle elezioni nazionali per la prima volta nella sua storia.
Poster di Hassan Nasrallah (a sinistra), leader di Hezbollah, e di Michel Aoun, ex capo dell’esercito e leader del partito libanese Movimento patriottico libero. La foto è stata scattata a Haret Hreik, un quartiere meridionale di Beirut, il 31 ottobre 2016 (MARWAN TAHTAH/AFP/Getty Images)
Nel corso degli ultimi 25 anni Hezbollah ha accresciuto il suo ruolo nella società e nella politica libanese. Ha creato una serie di programmi sociali in aiuto alla popolazione, per esempio legati alla gestione di scuole e strutture ospedaliere, e ha cominciato a far parte del governo libanese, all’interno del quale ha assunto sempre più importanza. Allo stesso tempo non ha abbandonato la lotta armata contro Israele. Nel 2006 Hezbollah e Israele hanno combattuto una guerra, e nonostante l’evidente disparità di mezzi militari Hezbollah è sopravvissuta e ha continuato a reclutare nuovi soldati ed espandere il suo arsenale militare. Ma la sua opportunità più grande per crescere e trasformarsi in qualcosa di diverso è arrivata con l’inizio della guerra in Siria, nel 2011.
Cosa è cambiato con la guerra in Siria
Hezbollah è intervenuta in Siria per garantire la sopravvivenza del regime di Assad, suo prezioso alleato, e l’integrità delle sue linee di rifornimento dall’Iran al Libano. La partecipazione degli uomini di Hezbollah nella guerra siriana si fa risalire al 2011, anche se il gruppo ha negato qualsiasi coinvolgimento fino al 2013. Gli uomini di Hezbollah non solo hanno partecipato direttamente ad alcune battaglie molto importanti, come quella per la riconquista della città siriana di Qusayr nel 2013, ma hanno anche addestrato e consigliato le altre forze dello schieramento di Assad per combattere sia i ribelli che lo Stato Islamico (soprattutto i ribelli). Maria Abi-Habib ha scritto:
«Hezbollah ha contribuito alla sopravvivenza del regime di Assad aiutando l’esercito siriano, del tutto indisciplinato e afflitto dalla corruzione e dalle defezioni. Nelle città siriane prima sotto il controllo dei ribelli e poi riconquistate, i combattenti di Hezbollah sono stati visti tenere i soldati siriani per i polsi o per la divisa e forzarli a riportare ai legittimi proprietari gli elettrodomestici e i mobili saccheggiati. I civili siriani dicono che capita che i combattenti di Hezbollah trattino senza rispetto i soldati siriani sul fronte di guerra, un netto cambiamento rispetto alla deferenza del passato. Auto con vetri oscurati e con targhe libanesi arrivano sgommando ai checkpoint siriani, i comandanti di Hezbollah si rifiutano di consegnare i loro telefoni durante i controlli identificativi o di rispondere alle domande poste loro dagli alleati siriani.»
Una mappa dell’Institute for the Study of War che mostra la presenza di Hezbollah in Siria (la parte rossa tratteggiata, al confine con il Libano)
L’importanza di Hezbollah è cresciuta nel tempo, anche grazie alle armi ottenute dall’Iran. Andrew Exum, consigliere per il Medio oriente dell’ultima amministrazione Obama, ha detto: «È difficile vedere persone salire di rango nell’intelligence o nell’esercito siriani senza una qualche forma di benedizione di Hezbollah o degli iraniani». Rappresentanti di Hezbollah hanno partecipato ai negoziati sponsorizzati dalla Russia successivi alla sconfitta dei ribelli ad Aleppo e hanno incontrato l’inviato speciale della Cina che si occupa di questioni siriane. La stessa decisione del regime di Assad di riconquistare Aleppo, controllata dai ribelli, prima di avviare un’offensiva militare contro Raqqa, controllata dallo Stato Islamico, sarebbe stata un’idea di Hezbollah e dell’Iran. Questa strategia, diversa da quella pensata dai comandanti di Assad, si è poi dimostrata vincente, se la si guarda dalla prospettiva del regime siriano.
Giovani sostenitori di Hezbollah trasportano i ritratti di Ruhollah Khomeini, fondatore della Repubblica Islamica dell’Iran e Ali Khamenei, attuale Guida suprema dell’Iran, nella città libanese di Kfar Hatta (MAHMOUD ZAYYAT/AFP/Getty Images)
Ancora più rilevante è il fatto che la guerra siriana abbia permesso a Hezbollah di diventare una forza di “counter-insurgency”, ovvero una forza in grado di combattere efficacemente la guerriglia dei ribelli anti-Assad (il termine “insurgency” indica un tentativo prolungato di combattere un governo tramite tecniche di guerriglia; “counter-insurgency” indica la capacità di contrastare l'”insurgency”). Hezbollah, in pratica, ha fatto fruttare i suoi molti anni di esperienza di guerra asimmetrica contro Israele, cioè quella guerra combattuta tra due parti che hanno una enorme differenza di risorse militari. Non solo: Hezbollah, con l’aiuto di un corpo d’élite dell’esercito iraniano, ha addestrato delle milizie sciite semi-autonome di fatto slegate dal potere di Assad, che includono decine di migliaia di uomini e che sono già usate da Hezbollah per influenzare ancora di più la politica in Siria.
Israele e la Siria post-guerra
Hezbollah non è solo una preoccupazione per i nemici di Assad in Siria. Nonostante Israele abbia mantenuto finora un ruolo piuttosto marginale nella guerra siriana, evitando di farsi coinvolgere da una o dall’altra parte, non si può dire che il governo di Tel Aviv abbia rinunciato a difendere i suoi interessi. Periodicamente aerei da guerra israeliani fanno dei raid nello spazio aereo siriano per colpire obiettivi di Hezbollah, o convogli iraniani che si sospetta portino armi o altro materiale militare in qualche base di Hezbollah in Libano. Inoltre nel marzo di quest’anno Hezbollah ha annunciato la formazione delle “Brigate per la liberazione del Golan”, un gruppo con base operativa in Siria che ha l’obiettivo di riprendere il controllo delle alture del Golan, un territorio al confine tra Israele e Siria e conquistato dagli israeliani durante la guerra dei Sei giorni del 1967.
Anche la Siria post-guerra, ha scritto Abi-Habib, potrebbe diventare un’opportunità per Hezbollah. Secondo una stima recente della Banca Mondiale, la ricostruzione in Siria potrebbe valere più di 100 miliardi di dollari. Hezbollah a quel punto potrebbe mettere a disposizione la sua esperienza maturata dopo la guerra contro Israele nel 2006, quando organizzò la ricostruzione di interi quartieri di Beirut, e inserirsi nell’economica siriana post-bellica. È probabile che l’influenza di Hezbollah non riguarderà solo l’economia siriana, ma anche la politica del regime di Assad. Prima dell’inizio della guerra, Assad aveva mostrato di volersi avvicinare ad alcune monarchie del Golfo – per esempio stava migliorando i suoi rapporti con l’Arabia Saudita – e aveva anche considerato un trattato di pace con Israele, paese con cui la Siria non ha mai avviato relazioni diplomatiche e contro cui ha combattuto alcune guerre. Oggi la situazione è completamente diversa: Assad deve fare i conti con quello che vogliono i suoi alleati, perché è grazie a loro che è ancora lì, e i suoi alleati non vogliono fare la pace né con Israele né con i sauditi.