Atlanta is United
La nuova squadra di calcio di Atlanta ha giocato la sua prima partita di sempre un mese fa, ma ha enormi ambizioni che stanno già cambiando il calcio nordamericano
La Major League Soccer, il campionato di calcio nordamericano, è iniziata i primi di marzo con ventidue squadre partecipanti, due in più rispetto all’anno scorso. Ai tradizionali venti club del campionato, si sono aggiunti il Minnesota United e l’Atlanta United, due squadre con progetti e ambizioni molto differenti. Per il Minnesota United l’inizio della prima stagione in MLS si può già definire disastroso. La squadra non sembra essere all’altezza del campionato, come indicano i risultati: ha vinto solo una delle sei partite disputate e subìto pesanti sconfitte, tanto che dopo sei giornate di campionato ha già la peggior difesa della MLS, per distacco. Con l’Atlanta United, invece, è tutta un’altra storia.
Il suo ingresso nella lega era stato annunciato nell’aprile del 2014, quando le trattative fra i dirigenti della MLS e il club fondato da Arthur Blank, già proprietario della squadra di NFL degli Atlanta Falcons, erano a buon punto. Per la MLS la scelta di concedere un posto ad Atlanta è sembrata fin da subito una grande opportunità: con circa 5,7 milioni di abitanti, era la più grande area metropolitana degli Stati Uniti a non avere ancora una squadra nel più importante campionato di calcio nordamericano. Inoltre, nel 2012, le autorità competenti dello stato della Georgia approvarono il progetto di un nuovo stadio cittadino destinato ad ospitare le partite casalinghe degli Atlanta Falcons. Nel progetto venne inclusa la possibilità di condividere l’impianto con l’Atlanta United, e trattandosi di un progetto da 1,6 miliardi di dollari, che prevedeva la costruzione di uno stadio multifunzionale da 71mila spettatori (e con una copertura mobile), la MLS fu definitivamente convinta a concedere ad Atlanta un posto nel proprio campionato.
Come sarà il Mercedes-Benz Stadium di Atlanta.
La società è stata ufficialmente fondata il 16 aprile del 2014, e fin dai primi giorni di attività ha iniziato a mettere in piedi un’organizzazione per molti versi simile a quella delle grandi squadre europee. Il dirigente sportivo inglese Darren Eales, in precedenza direttore sportivo della squadra di Londra del Tottenham per cinque anni, è stato nominato presidente, diventando una figura centrale nel progetto dello United. Dopo Eales sono arrivati ad Atlanta Carlos Bocanegra, ex calciatore statunitense, per ricoprire il ruolo di direttore tecnico, Paul McDonough, a cui è stata affidata la direzione del settore giovanile, e Lucy Rushton, a capo del dipartimento di video-analisi, ruolo che aveva già ricoperto nel Reading, squadra inglese che milita nella Championship, la loro Serie B.
Nonostante le buone premesse, però, i rischi erano parecchi. La dirigenza dell’Atlanta United ha dovuto creare un club dal nulla, in una città con una scarsa tradizione calcistica e come una specie di start-up. Per questi motivi, prima dell’esordio in campionato, molti credevano che quello dell’Atlanta United sarebbe potuto rivelarsi fin da subito un altro ambizioso progetto mal riuscito della MLS: una squadra creata dal nulla, in una città non particolarmente appassionata al calcio, destinata ad essere ospitata da una squadra di football americano e a perdere progressivamente tifosi.
L’affidabilità del progetto e le ambizioni del club sono state però attestate lo scorso settembre, quando i dirigenti hanno comunicato l’ingaggio dell’argentino Gerardo Martino come primo allenatore della squadra. Martino — soprannominato “Tata” — era stato allenatore del Barcellona, tra il 2013 e il 2014, e poi della nazionale dell’Argentina, fra il 2014 e il 2016: a 54 anni avrebbe potuto allenare molte altre grandi squadre europee, invece è andato ad Atlanta e ha scelto di lavorare all’ambizioso progetto dello United.
La squadra vera e propria è stata formata nel corso del 2016. L’anno di inattività ha permesso al club di selezionare molto attentamente i profili di ciascun giocatore preso in considerazione, per creare una rosa con caratteristiche ben precise. L’Atlanta United ha comprato, fra gli altri, Josef Martínez, ex punta venezuelana del Torino, l’ex centrocampista dell’Atalanta Carlos Carmona e due giovani talenti sudamericani: l’ala destra Héctor Villalba e il trequartista Miguel Almirón. La squadra che ha iniziato il campionato ha un’età media di circa 25 anni ed è formata per metà da giocatori statunitensi, tra i quali c’è anche il portiere della nazionale statunitense Brad Guzan, ora in prestito al Middlesbrough, in Premier League.
Lo United ha giocato la sua prima partita di MLS lo scorso 6 marzo in casa, nello storico Bobby Dodd Stadium, l’impianto da 55mila posti di proprietà del Georgia Institute of Technology (si trasferirà nel nuovo Mercedes-Benz Stadium in estate). Alla partita hanno assistito circa 51mila spettatori, 30mila dei quali hanno già sottoscritto un abbonamento stagionale. La media spettatori del Bobby Dodd Stadium nelle due partite giocate in casa è stata di 50.610, circa 8mila in più della squadra più seguita della MLS, i campioni in carica dei Seattle Sounders, e di molto superiore a quella di molte squadre di Serie A. La società è quindi riuscita – dal nulla – a creare molta attesa e ad attirare la curiosità di buona parte della città.
(Il Bobby Dodd Stadium durante Atlanta United-New York Red Bulls.)
In cinque partite l’Atlanta United ha ottenuto otto punti e ora è terza nella divisione est della MLS. La squadra sembra migliorare di partita in partita: ha un gioco molto offensivo e l’intesa fra i giocatori in campo si vede già. Come la squadra, l’intero club ha enormi margini di crescita e per molti si sta già rivelando fondamentale per l’intero movimento calcistico nordamericano, principalmente per l’attenzione alla parte sportiva, oltre che a quella commerciale: Martino è di gran lunga l’allenatore più importante ad aver mai allenato in MLS e la squadra ha le potenzialità per dimostrare quanto sia importante la costruzione, l’analisi e lo sviluppo di una rosa di giocatori giovani e selezionati dopo attente ricerche, senza badare più di tanto ai loro nomi (le altre squadre americane ingaggiano calciatori famosi a fine carriera).
I piani per il futuro prevedono il potenziamento del settore giovanile, del sistema di scouting e il coinvolgimento di molti altri tifosi, dato che da giugno la società avrà a disposizione uno stadio con 20mila posti in più. Intanto, molti tifosi potranno dire di aver visto il primo gol di sempre della loro squadra.