Una triste storia di pinguini raccontata dalla cacca
Grazie al guano depositato sul fondo di un lago in Antartide, un gruppo di ricercatori ha scoperto che una grande colonia di pinguini era stata distrutta tre volte dall'eruzione di un vulcano
Sull’isola Ardley vive una colonia di circa diecimila pinguini, una delle più grandi della regione antartica, che negli ultimi settemila anni è stata distrutta per tre volte a causa di eruzioni vulcaniche. L’isola Ardley fa parte dell’arcipelago delle Shetland Meridionali che si trova a circa 120 chilometri a nord della Penisola Antartica, in Antartide; è lunga poco più di un chilometro e mezzo. La triste saga dei pinguini che la abitano – che sono pinguini Papua (Pygoscelis papua), chiamati anche pinguini Gentoo – è stata ricostruita da un gruppo di ricercatori studiando i depositi di guano (cioè di cacca di pinguino) sul fondo di un lago che si trova sull’isola.
I ricercatori non erano interessati a studiare i pinguini, stavano cercando prove dei cambiamenti del clima e del livello del mare che ci sono stati nel corso del tempo in questa zona dell’Antartide e per questo avevano raccolto dei campioni di sedimenti sul fondo del lago Ardley. Hanno intuito che nei campioni non c’erano solo semplici sedimenti quando si sono messi ad analizzarli e hanno sentito che erano molto puzzolenti. Ovviamente era perché contenevano strati e strati di guano accumulatisi per millenni. In particolare nei campioni si potevano distinguere strati di guano e ossa di pinguino, e strati di ceneri vulcaniche, dovute alle eruzioni del vulcano della vicina Deception Island (nome che in inglese significa “isola dell’inganno”).
L’alternarsi di polveri vulcaniche e guano ha permesso ai ricercatori di capire che da quando i pinguini Papua hanno colonizzato l’isola Ardley per la prima volta, settemila anni fa, hanno dovuto abbandonarla per tre volte, a causa delle eruzioni del vulcano dell’isola Deception. Il numero di pinguini che hanno fatto parte della colonia nel tempo è stato stimato misurando la percentuale di guano presente nei vari strati di sedimento e calcolando quanta della cacca fatta dai pinguini ogni giorno finisca nel lago Ardley. L’ampiezza della popolazione dei pinguini è fluttuata nel tempo in modo simile a quanto è avvenuto negli ultimi anni e da quanto scoperto dai ricercatori non è stata influenzata da cambiamenti climatici o nel livello del mare, ma in corrispondenza delle eruzioni del vulcano dell’isola Deception si è azzerata. La prima grande eruzione avvenuta negli ultimi settemila anni fu tra 5.500 e 5.400 anni fa, la seconda tra 4.500 e 4.200 anni fa e la terza tra 3.200 e 3.000 anni fa.
Probabilmente le ceneri e il fumo diffusi dalle eruzioni uccisero molti pinguini – soprattutto i pulcini e quelli più giovani, non ancora in grado di fuggire nuotando – e fecero scappare gli altri. Secondo le stime dei ricercatori ogni volta ci vollero dai quattrocento agli ottocento anni perché i pinguini Papua tornassero sull’isola Ardley e ricostituissero la colonia.
L’ultima eruzione del vulcano dell’isola Deception è stata nel 1970, ma è stata molto meno grossa di quelle che hanno danneggiato la colonia di pinguini dell’isola Ardley nel corso del tempo. In tempi recenti l’isola Deception è diventata una destinazione turistica, sebbene si trovi nell’Antartide e abbia comprensibilmente un clima molto rigido, grazie a due grosse attrattive. Da un lato ha una forma molto particolare, a ciambella: l’isola è costituita dai bordi della caldera del vulcano, che rimane sotto il livello del mare, e quindi si presenta come una circonferenza in mezzo all’oceano, con una sola piccola entrata verso le acque interne. Dall’altro grazie alla presenza del vulcano stesso, tuttora attivo, in alcuni punti delle acque al suo interno la temperatura è alta a sufficienza da permettere di fare il bagno senza congelare.
Alcuni turisti fanno il bagno sull’isola Deception, il 6 marzo 2016 (EITAN ABRAMOVICH/AFP/Getty Images)
I risultati dello studio fatto sui campioni di guano è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications; a guidare la ricerca sono stati Stephen J. Roberts della British Antarctic Survey, un’organizzazione governativa britannica che si occupa di ricerca e divulgazione scientifica sull’Antartide, e Patrick Monien dell’Università di Brema, in Germania.