Uno scrittore può scrivere di tutto?
Michela Marzano attacca il nuovo romanzo di Walter Siti che racconta e assolve un prete pedofilo
Su Repubblica di oggi Michela Marzano – deputata del cosiddetto “gruppo misto”, scrittrice e filosofa – scrive in modo molto critico di Bruciare tutto, il nuovo romanzo dello scrittore Walter Siti, 69 anni, premio Strega nel 2013, il cui protagonista è un prete pedofilo. Marzano giudica “scandalistico” il tono e il taglio del libro di Siti – “un’operazione editoriale il cui cinismo appare così evidente” – non tanto per la scelta di parlare di pedofilia quanto per come il tema viene affrontato nello sviluppo della storia. L’articolo di Marzano anticipa una parte importante dello sviluppo della storia di Bruciare tutto.
Il protagonista dell’ultimo romanzo di Walter Siti, “Bruciare tutto” (Rizzoli), è un prete pedofilo. E anche se l’unico rapporto sessuale completo che ha vissuto con un bambino risale a molti anni prima, quando ancora non aveva preso i voti, don Leo non può fare a meno di pensare al sesso ogni volta che vede un bimbo. Don Leo prega, digiuna, combatte una lotta di cui cerca di non far trapelare nulla all’esterno. Ma l’ossessione è più forte di qualunque cosa, fede compresa – “Dio è amore: sì, ma che tipo di amore? Dio non lecca, non bacia, non ha un corpo da penetrare e da cui essere penetrati”. L’ossessione non passa e non passano certi ricordi come quello dettagliato e lungo svariate pagine di un vecchio sacerdote che gli racconta le delizie della carne dei bambini: “Se vuoi fartelo succhiare ricorda che ci sono degli shampoo alla fragola, al lampone e al cioccolato”. Questo orrore c’è nel libro. E se possibile anche peggio: ci sono le visite sui siti clandestini del deep web e vengono riportati commenti disumani come quello di un pedofilo sulla foto del piccolo Aylan morto riverso sulla spiaggia (“però, seducente questo Aylan col culetto all’insù – qualcuno può postare una foto di quando il papà gli ha tolto i calzoncini?”).
Uno scrittore deve poter parlare di tutto. Anzi, talvolta ha persino il dovere di farlo. La letteratura ha d’altronde le spalle larghe, e può sopportare quasi qualsiasi peso. Quasi. Perché poi tutto dipende da come lo si fa, dallo scopo che ci si prefigge, dalle conclusioni che se ne tirano. I pedofili esistono e, se si sente il bisogno di parlarne, lo si può (e forse lo si deve) fare, ma a patto di restare autentici e veri fino alla fine. Che scopo, dunque, si prefigge Siti? Che conclusioni trae raccontando la storia di don Leo partendo da premesse così gratuitamente scandalistiche?