Ora in NBA si fa sul serio
La parte più divertente del campionato di basket americano – i playoff – comincia sabato sera: un breve punto della situazione per chi comincia a guardare la NBA ad aprile
Nella notte italiana tra mercoledì e giovedì è finita la stagione regolare di NBA, cioè le prime 82 partite del più importante e seguito campionato di basket al mondo, in cui le squadre giocano più volte tra loro mettendo insieme un certo numero di vittorie e sconfitte. Per accedere ai playoff, le squadre competono in due classifiche separate, una per le squadre dell’Est e una per le squadre dell’Ovest degli Stati Uniti: le prime otto squadre delle due Conference passano ai playoff, la parte finale della stagione e uno degli eventi sportivi più spettacolari e seguiti al mondo.
Da due stagioni consecutive, la finale della NBA se la giocano i Golden State Warriors e i Cleveland Cavaliers: nel 2015 hanno vinto i primi, nel 2016 i secondi (in una serie tra le più spettacolari della storia recente della NBA). Di nuovo, sono le due principali favorite ad arrivare in finale: sarebbe la prima volta nella storia della NBA che le stesse due squadre si giocano il titolo per tre anni consecutivi. Forse il dominio delle due squadre nelle rispettive Conference è un po’ diminuito, a questo giro: a Ovest ci sono i San Antonio Spurs che hanno giocato l’ennesima grande stagione e sono dei seri contendenti dei Warriors (si incontreranno in semifinale, probabilmente). A Est, Cleveland non è neanche stata la migliore squadra per numero di vittorie: ma ai playoff le cose cambieranno, con ogni probabilità.
A Est, le squadre che si sono qualificate sono i Boston Celtics, i Cleveland Cavaliers, i Toronto Raptors, i Washington Wizards, gli Atlanta Hawks, i Milwaukee Bucks, gli Indiana Pacers e i Chicago Bulls. A Ovest sono ai playoff i Golden State Warriors, i San Antonio Spurs, gli Houston Rockets, i Los Angeles Clippers, gli Utah Jazz, gli Oklahoma City Thunder, i Memphis Grizzlies e i Portland Trail Blazers. I playoff cominceranno sabato 15 aprile: la prima partita sarà tra i Pacers e i Cavaliers, alle 21 (ora italiana).
Gli accoppiamenti dei playoff 2017 (via nbaplayoffsbracket.com)
Est
La cosa più notevole successa nella Eastern Conference è che Cleveland, la squadra detentrice del titolo e guidata dal giocatore più forte del mondo, LeBron James, non ha ottenuto il maggior numero di vittorie. Con 53 vittorie, due in più, è arrivata prima Boston, che l’anno scorso era arrivata quinta. Boston, il cui migliore giocatore della stagione è stato il playmaker Isaiah Thomas, uno dei più forti della lega, giocherà al primo turno contro Chicago, che si è qualificata soltanto ieri sera rubando l’ottavo posto ai Miami Heat. Per Miami è stata una grossa delusione, visto che la squadra – allenata da Erik Spoelstra – aveva vinto 30 delle ultime 41 partite giocate, facendo una seconda parte di stagione incredibile: ieri sera ha vinto contro Washington, che era già qualificata, ma non è bastato ad accedere ai playoff perché Chicago ha vinto contro i Brooklyn Nets, la peggiore squadra della stagione e che per giunta ieri sera ha lasciato in panchina i suoi giocatori migliori, nonostante fosse l’ultima partita della sua stagione. Ha perso di 40 punti.
Cleveland, come detto, è arrivata seconda: l’anno scorso aveva fatto una stagione e soprattutto dei playoff eccezionali, vincendo il titolo in finale contro Golden State. Quest’anno James ha continuato a essere il giocatore incredibile e dominante che è stato negli ultimi dieci anni, ma la squadra ha avuto un rendimento altalenante, anche per via della stagione sotto le aspettative di Kyrie Irving, il fortissimo playmaker che era stato fondamentale l’anno scorso. Ciononostante Cleveland è favorita ad arrivare in finale: tra le altre cose perché di solito James nei playoff migliora, se possibile, le sue prestazioni, ed è in grado se necessario di trascinare da solo la squadra partita dopo partita. Nel primo turno incontrerà gli Indiana Pacers, il cui giocatore più forte è l’ala Paul George.
Una delle cose più ripetute da anni quando si parla di NBA è che il livello delle squadre a Est è molto più basso di quello delle squadre a Ovest. È stato vero anche quest’anno: la terza miglior squadra dell’Ovest, gli Houston Rockets, ha avuto un numero di vittorie maggiore di quello della prima classificata a Est, i Celtics, e lo ha ottenuto tra l’altro giocando più partite contro le squadre dell’Ovest – più forti – per ragioni di organizzazione logistica. Per dire: Boston ha giocato due partite in questa stagione contro Golden State, Houston ne ha giocate quattro.
Ma il fatto che a Est ci fossero meno squadre imbattibili ha fatto sì che ci sia stato spazio per qualche sorpresa: tipo il rendimento dei Washington Wizards e dei Milwaukee Bucks, che l’anno scorso nemmeno si erano qualificate ai playoff. La prima ha avuto il suo punto di forza nelle prestazioni di John Wall, guardia alla sua sesta stagione nella squadra ma che solo quest’anno ha raggiunto livelli che per un periodo lo hanno addirittura fatto finire nel giro dei possibili candidati alla vittoria dell’MVP, il premio consegnato ogni anno al giocatore più forte della lega (o meglio: più importante per la sua squadra). I Bucks invece sono stati trainati dalla grande stagione di Giannis Antetokounmpo, 22enne ala greca di origini nigeriane che è forse il giovane più interessante dell’intera NBA. Quest’anno, per dire, è diventato il primo giocatore nella storia a finire nei primi venti posti per le medie in tutte le principali voci statistiche: punti, rimbalzi, assist, palle recuperate e stoppate. Washington giocherà contro gli Atlanta Hawks, secondo molti tra le squadre meno interessanti della parte destra del tabellone (ma in cui comunque giocano il centro Dwight Howard e il forte playmaker tedesco Dennis Schroder). I Bucks, che tra le altre cose sono allenati dallo storico playmaker dei New Jersey Nets Jason Kidd, invece giocheranno contro i Toronto Raptors, che per la seconda stagione consecutiva hanno giocato una stagione ad altissimi livelli.
Ovest
Una stagione come quella dei Golden State Warriors, che hanno ottenuto 67 vittorie e 15 sconfitte, sarebbe celebrata e considerata straordinaria se non arrivasse l’anno dopo la miglior stagione di sempre nella NBA: quella in cui i Warriors di vittorie ne ottennero 73. Nelle ultime tre stagioni regolari i Warriors hanno vinto 207 partite e ne hanno perse 39: è il risultato migliore della storia, con quattro vittorie in più rispetto ai Chicago Bulls di Michael Jordan del 1996-1998. La differenza fu che i Bulls di Jordan in quei tre anni vinsero tre titoli, mentre l’anno scorso i Warriors hanno perso le finali dopo essere stati in vantaggio nella serie per 3 a 1.
L’acquisto più importante e discusso degli ultimi anni della NBA, quello dell’ala Kevin Durant, tra i giocatori più forti della NBA, che l’estate scorsa è passato ai Warriors andando a costruire quella che secondo molti era una delle squadre più forti nella storia dello sport, ha dato grandi risultati, anche se forse un po’ inferiori alle aspettative. I Warriors hanno continuato a essere la squadra più forte e dominante della lega, con un’organizzazione e un’efficacia offensiva impressionante, ma il playmaker Steph Curry nella prima parte di stagione ha avuto un rendimento sotto la media, portando i Warriors a qualche inciampo in più. Durant poi a marzo si è infortunato al ginocchio: è stato fuori per 19 partite, in cui Curry è tornato ai livelli che lo hanno reso l’MVP delle ultime due stagioni. Durant è rientrato da qualche giorno, e ci sarà ai playoff. I Warriors incontreranno i Portland Trail Blazers, la squadra delle fortissime guardie Damian Lillard e CJ Collum, che però ha probabilità praticamente nulle di passare il turno.
La seconda classificata a Ovest è stata San Antonio, alla sua prima stagione senza il centro Tim Duncan. Per sostituirlo è arrivato Pau Gasol, anche lui ormai storico centro spagnolo con alcune affinità con il gioco di Duncan. San Antonio ha disputato la stagione con lo stesso organizzatissimo e bellissimo gioco che ha avuto negli ultimi vent’anni, in cui è stata allenata da Gregg Popovich. In più, quest’anno ha goduto della migliore stagione di uno dei giocatori più forti della lega e degli ultimi anni, l’ala piccola Kawhi Leonard, che ha concluso con la media di 25,7 punti a partita. Gli Spurs incontreranno al primo turno Memphis, dove gioca il fratello di Pau Gasol, Marc: ma molto probabile che non ci sarà storia neanche qui.
Il terzo accoppiamento a Ovest è quello tra i Los Angeles Clippers e gli Utah Jazz: due squadre che hanno avuto un rendimento altissimo in stagione, nel caso dei Clippers soprattutto nella prima parte. Nei Clippers giocano alcuni dei giocatori più divertenti della lega: Chris Paul e Blake Griffin, ma anche DeAndre Jordan, se siete appassionati di cose un po’ da matti. Gli Utah invece sono stati una delle sorprese della stagione, perché hanno giocato un basket bellissimo e organizzato, che a molti ha ricordato quello dei San Antonio Spurs. Il giocatore più forte della squadra, che per la prima volta quest’anno è stato convocato per l’All Star Game, è Gordon Hayward. Gli Utah non andavano ai playoff dal 2012, e dal 2010 non accedono al secondo turno. Potrebbe essere la serie più equilibrata, a Ovest.
Quella che si preannuncia essere forse la serie più spettacolare del primo turno – non la più bella: la più spettacolare – è quella tra gli Houston Rockets, terzi classificati a Ovest, e gli Oklahoma City Thunder, sesti classificati: principalmente perché giocheranno contro i due giocatori che hanno disputato le stagioni migliori quest’anno, James Harden e Russell Westbrook. Sono rispettivamente secondo e primo nella classifica dei migliori marcatori della lega, con 29,1 e 31,6 punti di media. Sono i due principali contendenti al titolo di MVP, con Westbrook in vantaggio, secondo i commentatori sportivi. Sono due giocatori prevalentemente offensivi (a Harden in particolare viene spesso rimproverato di non saper difendere, o di non volerlo fare) e dispongono praticamente di tutte le soluzioni, dai tiri da tre alle schiacciate in penetrazione. Hanno due stili molto diversi – più elegante Harden, più potente Westbrook – ma sono entrambi “personaggi” e soprattutto Westbrook tende a far girare intorno a sé le partite: saranno insomma partite piene di giocate incredibili e spettacolari. Ultima cosa su Westbrook: pochi giorni fa ha superato un record dello storico giocatore degli anni Sessanta Oscar Robertson, uno dei più forti della storia del basket, per numero di “triple doppie” (cioè il raggiungimento della doppia cifra in tre voci statistiche, solitamente punti, rimbalzi e assist) ottenute in una sola stagione. Ne ha fatte 42.