Ora in Francia sta crescendo Mélenchon
Il leader della sinistra radicale è il candidato che di recente ha guadagnato più punti nei sondaggi, tanto da diventare il bersaglio degli attacchi degli altri: si vota tra dieci giorni
Jean-Luc Mélenchon, politico francese della cosiddetta sinistra radicale, è il candidato alle elezioni presidenziali francesi che nei sondaggi ha guadagnato più punti percentuali nelle ultime settimane. Se a gennaio il consenso per Mélenchon era stimato intorno al 10 per cento, le ultime ricerche dicono che Mélenchon è ora a circa il 18 per cento: a soli 5 punti da Emmanuel Macron (al 23 per cento) e a 6 punti da Marine Le Pen (al 26 per cento). Il suo indice di gradimento personale è poi passato in un mese da 22 punti a 68 punti, diventando oggi il politico più popolare della Francia. Al di là dei numeri dei sondaggi (che vanno sempre presi con cautela e considerati per quello che sono) la campagna elettorale di Mélenchon sta andando molto bene: i suoi comizi hanno un grande successo anche in termini di partecipazione e la sua presenza nei dibattiti in televisione è efficace e apprezzata. Il primo turno delle elezioni presidenziali francesi si terrà il prossimo 23 aprile e l’eventuale ballottaggio tra i due candidati più votati sarà il 7 maggio.
Nei mesi scorsi c’erano state diverse candidature nell’area politica della sinistra e dell’estrema sinistra. Il candidato più popolare e che era riuscito fin da subito a imporsi era stato proprio Jean-Luc Mélenchon: ha 65 anni ed è candidato per la France Insoumise (FI), un movimento fondato nel 2016 proprio per sostenere la sua candidatura. Mélenchon è nato in Algeria e ha vissuto in Marocco fino alla separazione dei genitori. In Francia ha studiato filosofia, ha partecipato al “maggio francese” del 1968 e ha cominciato a fare politica nel movimento trotzkista. Negli anni Settanta si avvicinò al Partito Socialista di François Mitterrand e nel 1986 venne eletto senatore.
Alla fine degli anni Ottanta Mélenchon si oppose a un secondo mandato di Mitterrand e, a differenza della maggioranza del partito, alla partecipazione della Francia nella Guerra del Golfo, diventando così il leader della corrente più a sinistra del Partito Socialista. Dopo essere stato scelto come ministro dell’Educazione per l’insegnamento professionale tra il 2000 e il 2002 nel governo Jospin, nel 2008 Mélenchon lasciò il PS per fondare il Parti de gauche (Partito della sinistra, PG), di orientamento radicale ed ecologista. Alle elezioni europee del 2009 il Partito della sinistra si alleò con il Partito Comunista Francese in un “Fronte di Sinistra” e Mélenchon venne eletto (ora è al suo secondo mandato). Queste stesse forze politiche candidarono Mélenchon alle presidenziali del 2012, arrivando all’11 per cento dei voti. Mélenchon ha scritto più di una decina di libri e di saggi filosofici. L’ultimo, pubblicato nel 2017, si intitola De la vertu (“Della virtù”). È appassionato di nuove tecnologie e anche di fumetti, cose che lo rendono popolare tra i giovani.
Mélenchon ha lanciato la sua candidatura alle presidenziali del 2017 nel gennaio dello scorso anno, invitando a sostenerlo attraverso il sito internet jlm2017.fr e raccogliendo in pochi giorni più di 100 mila adesioni. Durante i primi mesi di campagna elettorale si è fatto notare per aver organizzato a Parigi un comizio olografico, in diretta da Lione. Dopo il successo dell’esperimento (erano presenti circa 20 mila persone), Mélenchon ha deciso di ripeterlo anche in altre città.
I giornali francesi di destra definiscono Mélenchon in modo critico il “Chavez francese”, con riferimento all’ex presidente socialista del Venezuela – responsabile, secondo molti, dell’attuale catastrofe economica del paese – e gli altri candidati alla presidenza hanno cominciato ad attaccarlo: Macron ha detto che Mélenchon è un «rivoluzionario comunista che faceva il senatore socialista quando io ancora andavo all’università» e Fillon ha detto che «non sarà con il programma comunista di Mélenchon o col ritorno al franco della Le Pen, che l’economia francese tornerà a crescere». Lui ha risposto di non essere mai stato iscritto al Partito comunista e poi ha chiesto: «Che cos’hanno contro i comunisti? Ci sono comunque molti comunisti che partecipano alla nostra campagna». Anche Hollande, l’attuale presidente francese, è intervenuto nella campagna commentando senza fare nomi lo scenario di un possibile ballottaggio tra l’estrema sinistra di Mélenchon e l’estrema destra di Le Pen e dicendo in modo critico che sta prevalendo l’emotività: «Dietro alle semplificazioni e alle falsificazioni c’è un pericolo: guardare allo spettacolo del tribuno politico piuttosto che al contenuto». Secondo diversi osservatori Hollande, in questi ultimi giorni, moltiplicherà gli appelli contro il pericolo “populista”.
Mélenchon ha affidato la propria campagna elettorale a un gruppo di giovani militanti, è molto carismatico e durante i dibattiti televisivi ha un atteggiamento rassicurante, meno combattivo che in altri momenti della sua carriera, ma senza rinunciare alla forza e al sarcasmo che rende i suoi interventi molto efficaci. Mélenchon propone la riduzione della settimana lavorativa francese da 35 a 32 ore, un abbassamento dell’età pensionabile a 60 anni, l’aumento del salario minimo e una tassazione più elevata sui guadagni superiori ai 33 mila euro mensili. Propone l’abbandono dell’energia nucleare, che oggi copre circa il 75 per cento del fabbisogno di energia elettrica francese, e vuole riformare radicalmente la Costituzione. Vuole anche modificare le regole per restare all’interno dell’Unione Europea, nella zona euro e nella NATO. Attacca spesso le banche e il mondo della finanza. La sua posizione in materia di immigrazione è molto lontana da quella di Le Pen, ma come Le Pen parla di un nuovo ruolo per la Francia in Europa, e chiede legami meno freddi con la Russia.
All’ascesa di Mélenchon ha contribuito anche la situazione di un candidato in particolare. Il Partito Socialista con le primarie ha scelto di candidare Benoît Hamon, esponente dell’ala più a sinistra, ma la sua campagna elettorale non sta andando bene. Da molti Hamon è considerato un esponente troppo radicale del PS, e per molti versi assimilabile a Mélenchon. Per altri (e cioè per i tradizionali elettori del PS) Hamon fa comunque parte di un partito che ha creato molti scontenti. Inoltre, dopo la candidatura, Hamon ha modificato e ammorbidito molte delle posizioni che l’avevano invece portato a vincere le primarie. Infine Hamon ha ricevuto un duro colpo nelle ultime settimane: Manuel Valls, ex primo ministro del PS che ha perso le primarie contro Hamon, ha detto che al primo turno delle presidenziali voterà per il candidato indipendente Emmanuel Macron. In questa situazione, Mélenchon si è imposto di fatto come il vero leader della sinistra francese.