Come gli architetti immaginano il futuro dei vecchi scali ferroviari di Milano

Le idee di cinque studi di architettura per il grande progetto di riqualificazione delle stazioni dei treni ora in disuso

Durante i giorni del Salone del mobile, a Milano, sui binari morti della stazione ferroviaria di Porta Genova è stata allestita in un tendone la mostra dei cinque progetti – o vision, come vengono chiamati tecnicamente – di altrettanti team di architetti per la futura riqualificazione degli scali ferroviari di Milano. Gli scali ferroviari sono sette grandi spazi, alcuni a ridosso del centro della città, che una volta erano usati per la gestione del traffico merci su rotaia e oggi sono abbandonati e usati solo marginalmente per il transito dei treni passeggeri: per la loro riqualificazione da tempo il comune di Milano sta cercando un’intesa con Ferrovie dello Stato (FS), proprietaria degli spazi; questi sforzi hanno trovato maggiore concretezza negli ultimi anni e dovrebbero arrivare in pochi mesi alla definizione di un piano preciso.

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Intanto, grazie a un lavoro di FS, comune di Milano e regione Lombardia, sono stati pubblicati i cinque progetti con cui cinque importanti studi di architettura – guidati da Stefano Boeri, Francine Houben, Benedetta Tagliabue, Ma Yansong e Cino Zucchi – hanno provato a immaginare come potrebbero diventare gli scali, offrendo le loro idee e le loro diverse filosofie di lavoro. I progetti, per ora, sono solo dei “contributi” allo sviluppo di un accordo per il recupero degli scali ferroviari e alla futura realizzazione del progetto definitivo: sono stati realizzati a partire anche da una serie di incontri che si sono tenuti lo scorso dicembre a Milano e a cui hanno partecipato sia gli abitanti della città che i diversi team di architetti.

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Team Meccanoo, Francine Houben

Ripensare gli scali ferroviari come catalizzatori di vita sostenibile

Che cosa succederebbe se si utilizzassero gli scali e le loro infrastrutture di connessione come strumento per migliorare la mobilità di Milano e generare nuove opportunità per l’intera città? Immaginiamo gli scali come hub multimodali e luoghi in cui tutte le generazioni – a Milano e non solo – possano vivere, lavorare e incontrarsi, collegati tramite mezzi di trasporto pubblico e tramite una rete capillare di piste ciclabili e percorsi verdi, non solo a livello locale ma anche a scala regionale. Gli scali saranno i catalizzatori di una radicale trasformazione a Milano, creando la città circolare e sostenibile del futuro, una città fondata sulla connettività di persone, di spazi, di opportunità e di ambizioni. La nostra vision si fonda su cinque principi per uno sviluppo sostenibile della città:

1. Ripensare gli scali come catalizzatori per una vita sostenibile

Trasformare gli scali in ‘hub’ della mobilità, dove si incontrano più sistemi di trasporto (treno, metropolitana, tram, autobus, car sharing e biciclette). Questi hub sono collegati ad altri hub su scala locale, metropolitana e regionale. Fornendo mezzi pubblici di alta qualità in combinazione con piste ciclabili e aree pedonali, la macchina diventa inevitabilmente un mezzo di trasporto meno attraente. In futuro milioni di metri quadri di parcheggi potranno essere trasformati radicalmente e contribuire al miglioramento della qualità urbana. La città progettata e costruita per ospitare l’automobile viene ripensata alla scala delle persone che vivono giornalmente i suoi spazi.

2. Trasformare l’area intorno agli scali in una zona chiusa al traffico urbano, influenzando la città nel suo complesso

In tutto il mondo, molte città stanno progettando un futuro senza auto. Il buon funzionamento della ‘circle-line’ in combinazione con nuove piste ciclabili, creerà un sistema di trasporto (pubblico) molto efficace, liberando così spazi per pedoni e zone verdi. Prevediamo che l’area ‘car-free’ si espanderà sempre più, influenzando tutta la città all’interno della ‘circle-line’.

3. Ripensare la ‘circle-line’ come ‘luogo’ che collega invece di dividere

Con l’introduzione di piste ciclabili e attività / funzioni lungo la ‘circle-line’, diventa possibile rigenerare aree dismesse e promuoverne l’uso. La ferrovia diventa luogo, ben integrato nel sistema urbano.

4. Ripensare Milano come una città inclusiva

Con questo approccio, ci proponiamo di fare di Milano dove infrastrutture, pubblico e privato lavorano insieme per creare una città accessibile a tutti. Un’economia circolare e condivisa, un sano equilibrio tra territorio urbano e rurale, una mobilità intermodale e condivisa (mezzi pubblici, bike-sharing e auto elettriche), edifici ad alta densità, a prezzi accessibili, ad uso misto raggruppati attorno agli hub della mobilità, e spazi attraenti e sicuri per i giovani e i residenti di seconda generazione aiuteranno Milano ad affermarsi come città inclusiva, pronta per il futuro.

5. Gli scali come ‘landmark’ della mobilità lungo la circle-line

Edifici multifunzionali come landmark iconici sopra ed intorno agli scali trasformeranno questi hub della mobilità in luoghi vibranti dove stare, lavorare e vivere. Con l’aggiunta di parchi, passerelle verdi e acqua, gli scali diventeranno nuclei circondati da un paesaggio lussureggiante e riconoscibili lungo i percorsi.

SBA, Stefano Boeri

Un Fiume Verde per Milano

Il Fiume Verde è un progetto di riforestazione urbana che Stefano Boeri Architetti, insieme ad un team multidisciplinare (ARUP, Quinzii Terna Architettura, MIC – Mobility in Chain e Studio Laura Gatti) propone in risposta alla consultazione su “Scali Milano” indetta da Fs Sistemi Urbani per la formulazione di cinque visioni sul futuro degli scali merci di Milano. Il Fiume Verde mira a realizzare sul 90% dei sette scali un sistema continuo di parchi, boschi, oasi, frutteti e giardini ad uso pubblico – legati tra loro dai corridoi verdi e ciclabili realizzati sulle fasce di rispetto dei binari ferroviari. Nel rimanente 10% si potranno costruire bordi urbani ad alta densità in grado di ospitare le attività che oggi mancano nei quartieri di Milano: soprattutto residenze e spazi di studio/laboratori per i giovani (young professional housing e student hotels), ma anche servizi culturali e di assistenza al cittadino (biblioteche, ambulatori, asili), oltre che edilizia sociale e di mercato. Un sistema di architetture, luoghi pubblici e Torri Metropolitane verdi, caratterizzato da un’altissima varietà nei modi di abitare e dalla commistione delle funzioni. Il Fiume Verde attraverserà ad anello il corpo urbano di Milano, a metà strada tra le espansioni di fine ‘800, i Corpi santi e le prime periferie del ‘900 e ospiterà al suo interno un anello per la mobilità pubblica (M6 di superficie) e una infrastruttura metropolitana per l’utilizzazione a fini geotermici delle acque di falda. Con la realizzazione della M6 lungo il Fiume Verde, Milano diventerà la quinta citta europea per estensione della rete di trasporti pubblici.

Il Fiume Verde è la nuova sfida di Stefano Boeri Architetti: la trasformazione degli scali ferroviari dismessi rappresenterà infatti uno dei più grandi progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana dei prossimi anni in Europa. Un’occasione unica per ripensare Milano coniugando lo sviluppo urbano con la presenza dei sistemi verdi continui e accessibili a tutti, che migliorano la qualità dell’aria e assicurano la protezione e la moltiplicazione della biodiversità urbana. Si calcola infatti che in un anno il Fiume Verde assorbirà 50 mila tonnellate di CO2 e produrrà 2 mila tonnellate di ossigeno, con 300 tonnellate/anno di inquinanti abbattuti. Dal punto di vista energetico, il sistema verde diffuso consentirà di ridurre di 30 GWh/anno il consumo energetico grazie all’opera di raffrescamento del verde sulle superfici urbane. Inoltre, 400 mila MWh/anno di energia pulita saranno generati dalla geotermia ad acqua di falda che percorre nel sottosuolo il Fiume Verde. Una superficie totale di 1 milione e 100 mila metri quadrati di parchi, colline, radure e prati: questi i numeri del sistema verde continuo che prenderà il posto degli scali dismessi di Farini, Porta Genova, Porta Romana, Rogoredo, Greco-Breda, Lambrate e S. Cristoforo. Per ogni scalo lo studio Stefano Boeri Architetti ha immaginato uno scenario diverso. Ad esempio, lo scalo Farini ospiterà una superficie verde di 550 mila mq, che comprenderà tra gli altri paesaggi, anche il Pratone per bambini (90 mila mq) ispirato da Fulvio Scaparro. Lo scalo di Porta Romana diverrà invece un’area dedicata ad un Arboretum (170 mila mq): un grande inventario a cielo aperto delle specie vegetali lombarde; a Rogoredo troveranno spazio un frutteto antico e l’istituto di ricerca dell’EMA; mentre Porta Genova diventerà la sede di un grande sistema di nuovi orti urbani in collegamento con il Parco Sud. Attorno ai nuovi Parchi, anche per garantirne un presidio costante -e sgravare il Comune da costi di manutenzione del verde- una costellazione di grandi funzioni ad uso collettivo oggi assenti: dalla Cittadella del Comune alla nuova sede dell’Accademia di Brera, dalla Moschea al Centro di Ricerca Botanica, dalla Ricicleria alla sede dell’EMA (European Medicines Agency).  Il Fiume Verde è un grande progetto nazionale ed europeo, sostenibile secondo una attenta stima dei suoi costi, che merita di essere guidato da un’Agenzia di Sviluppo dove –secondo un percorso trasparente di concorsi aperti e di partecipazione attiva dei cittadini- la regia degli enti pubblici orienti l’azione degli operatori privati italiani ed internazionali disposti ad investire sul futuro di Milano. Grazie al Fiume Verde, la Biodiversità culturale e delle specie viventi potrebbe diventare la nuova e grande scommessa di una Milano che si apre ai giovani di tutto il mondo.

EMBT, Benedetta Tagliabue  

Miracoli a Milano

I sette scali ferroviari per i quali il Team Miralles Tagliabue EMBT é stato chiamato a dare una “vision”,  sono la testimonianza dell’età d’oro delle ferrovie milanesi. Oggi gli scali costituiscono purtroppo un elemento di rottura fra quartieri adiacenti. La loro futura trasformazione permetterà una crescita piú organica di Milano, innovativa ed al contempo a contatto con la sua Storia.

La vision del Team EMBT é un manifesto della Milano del prossimo futuro, cioé “un documento partecipato, frutto di un primo gesto rituale; agile e comunitario. “

Le proposte presentate seguono dei principi comuni a tutti e sette gli Scali, in virtú del ruolo che si propongono di svolgere all’interno della città di Milano e della regione Lombardia.

L’Acqua darà continuitá alla vision e sará veicolo  per l’intero processo di rigenerazione: sarà il “miracoloso” elemento che riconnetterà Cittá, Natura e Storia e renderá il contesto urbano un luogo piú confortevole e felice. Sarà come avere un nuovo miracolo a Milano. Anzi sette.

Ognuna delle aree avrà una propria Identità, poiché ad esse sará dato un nuovo nome, dove il termine “Scalo” affiancherà una parola chiave che ne identifichi la vocazione specifica.

Farini sarà quindi lo Scalo dell’Acqua: qui i tracciati del Naviglio preesistente permetteranno di disegnare nuovi canali.

Inoltre, l’importante superficie d’acqua che occupa il centro dell’area si presta a diventare uno degli elementi piú riconoscibili della città.

Porta Genova sarà lo Scalo della Creativitá, perché accoglierá attività legate ai Navigli, alla Darsena ed al quartiere Tortona. Nuovi spazi espositivi, intrecciati con spazi dedicati agli imprenditori emergenti ed a residenze , metteranno in evidenza il rapporto di quest’area con il design e la moda

 San Cristoforo sarà lo Scalo dell’AgriCultura: qui un grande giardino botanico svolgerá un’importante funzione didattica.

Lo Scalo di Greco – Breda sará un sorprendente centro attrattivo e ludico. Per lo Scalo della Luce il Team Miralles Tagliabue EMBT sogna gioiose passerelle pedonali a diverse quote che diventeranno installazioni luminose a grande scala, con spettacoli temporanei e permanenti dell’arte delle luminarie.

Il Team EMBT immagina infine che Porta Romana diventi lo Scalo dell’Innovazione incentivando la proiezione di quest’area a futuro dei giovani e della cittá. Infatti, potrebbero insediarsi qui imprese giovani e start-up, in edifici dotati di spazi flessibili, luminosi e sostenibili, che saranno più prossimi ai principali accessi all’area, cioé alle fermate della linea M3.

Rogoredo sará lo Scalo dei Giovani. Qui le nuove generazioni avranno possibilità di incontro e saranno invitate ad esprimersi per creare cose nuove e positive.

Lambrate, infine, sarà lo Scalo del Design. La Casa del Design,  edificio simbolico ed iconico, fornirà gli spazi ad iniziative cittadine, di associazioni e dell’amministrazione comunale.

Mad Architects, Ma Yansong

Memoria e Futuro: Milano Rinasce

La riqualificazione di alcuni dei più significativi scali ferroviari della città di Milano è la vasta tematica urbana che il capoluogo lombardo ha oggi l’opportunità di analizzare.  La visione progettuale elaborata da MAD Architects, Memoria e Futuro: Milano Rinasce ha preso in analisi i sette siti oggetto dello studio, avendo l’opportunità di concepire un nuovo inizio per queste aree che verranno poste al servizio della cittadinanza, dei quartieri limitrofi e dell’intera realtà metropolitana.

Il tema della rigenerazione urbana gioca un ruolo chiave nell’approccio della pianificazione futura e nella definizione delle linee guida che porteranno alla realizzazione dei nuovi interventi. Ogni singolo scalo rappresenta nella sua unicità l’occasione per creare delle micro-città in grado di relazionarsi a tematiche specifiche.

Secondo questa logica nasce la Città delle connessioni, un sistema che prende in considerazione l’importanza della ricucitura del contesto urbano attraverso una mobilità sostenibile che parte dalla piccola scala: piste ciclabili, percorsi cittadini, filari alberati e aree a traffico limitato, per giungere a sistemi di più ampia portata, come reti di trasporto infrastrutturale ed a lunga percorrenza. Queste due reti di mobilità fino ad ora disconnesse, si integrano, superando mediante attraversamenti pedonali, carrabili, e soprattutto di trasporto pubblico, la cesura che nel contesto odierno rappresentano gli ex scali ferroviari.

Nasce la Città del verde per elevare la qualità della vita delle persone, e per promuovere un abitare meno denso ed oppressivo, che sappia relazionarsi con la biodiversità del contesto naturale che lambisce i limiti urbani. Parchi, giardini, piazze, filari di alberi, corridoi ecologici, corsi d’acqua si insediano nella rigenerazione degli ex-scali diventando l’ossatura su cui si innestano le varie idee progettuali.

Nasce la Città del vivere che crea e riutilizza gli spazi pubblici, riportandoli ad una scala umana e pienamente fruibile. Tutto ciò per potenziare il mix sociale e per generare nuove relazioni multiculturali, ottimizzando la densità degli spazi del vivere quotidiano, ed offrendo agli studenti ed alle giovani coppie la possibilità di inserirsi in un contesto favorevole e connesso con le eccellenze cittadine, regionali e nazionali.

Nasce la Città della cultura  per elevare l’educazione civica e morale delle persone, e per costruire un contesto innovativo e multiculturale congeniale alle sfide del vivere odierno, realizzando un sistema di relazioni tra le diverse entità formative ed educative esistenti.

Infine nasce la Città dell’economia e delle risorse  sia per potenziare l’offerta lavorativa esistente, sia per creare nuove occasioni di sperimentazione e progettualità, fornendo ai giovani la possibilità di esprimersi, favorendo un contesto urbano competitivo che si relaziona con le principali capitali europee.

Gli ex-scali ferroviari tornano a vivere, ognuno con una specifica missione, e con il compito di rispondere alle domande sempre in evoluzione della città di Milano.

 

CZA, Cino Zucchi

Sette Bellissimi Broli

Le metamorfosi di Milano

Se anche la città fosse una “grande macchina”, non possiamo buttarla via come facciamo con un vecchio cellulare. Al suo interno la vita si adatta continuamente agli spazi e agli edifici esistenti, ed essi si modificano per poter ospitare nuovi bisogni. Molti edifici e spazi di Milano – come Palazzo Marino, la Ca’ Granda o Brera – ospitano attività del tutto diverse da quelle originarie. Oggi il nucleo urbano di Milano non può che essere visto in rapporto a un territorio articolato ed esteso, eppure esso è dotato di un carattere preciso, frutto di una storia lunga e complessa.

Lo spazio aperto come matrice ambientale

Il dibattito sulla trasformazione degli scali è incentrato sul tema delle funzioni e della densità edilizia; ma questi due fattori, pur importanti, non generano di per sé qualità urbana. In una realtà futura in continuo aggiornamento, lo spazio collettivo costituisce l’elemento più efficace di governo della forma urbana: non quindi verde come puro «standard» o «servizio», ma piuttosto come strumento di disegno della città e del territorio. In Lombardia il termine «brolo» denomina un prato alberato, e «broletto» era in origine il prato del primo palazzo comunale; abbiamo intitolato così i nuovi parchi non per evocare scenari nostalgici, ma per definire degli spazi naturali primari, chiari nella forma ma aperti a molti usi diversi.

La cerchia dei nuovi Broli, luogo di dialogo tra scala metropolitana e quartieri

Gli spazi riformati degli scali ferroviari aprono nuovi nessi tra la dimensione della città estesa e quella dei quartieri. Essi riconnettono tra loro parti di città oggi separate, ospitando nuovi servizi e nuovi spazi aperti di grande qualità ambientale; spazi verdi capaci di creare una nuova dimensione conviviale e di riattivare la rete di percorsi che innervano il territorio agricolo ancora esistente, creando nuove reti ecologiche nella città.

Funzioni e tempi della città

La nostra proposta non si fonda su di un programma specifico, ma su delle “vocazioni” di nuove parti urbane flessibili e capaci di cambiamento, «collaudate» dalle funzioni piuttosto che generate da esse. I nuovi assetti devono saper guidare trasformazioni dilatate nel tempo, e operare cambiamenti di rotta in rapporto ai desideri delle comunità locali e a necessità oggi non prevedibili.

Il carattere dei luoghi

Le configurazioni urbane proposte creano luoghi diversi per scala e carattere all’interno di un paesaggio urbano policentrico. Lo scalo Farini diventa un grande parco dai percorsi sinuosi con passerelle pedonali che scavalcano la ferrovia, Porta Romana un vasto prato in pendenza aperto verso la Fondazione Prada e una piazza-mercato tra la stazione ferroviaria e il capolinea dei bus, Lambrate un grande «crescent» verde.

Al di là delle sue forme specifiche, la nostra proposta è un contributo alle sfide della Milano futura e al metodo con cui affrontarle. Essa si collega idealmente all’«Idea di magnificenza civile» evocata da Carlo Cattaneo, dove la bellezza della città è espressione dei valori e delle conquiste collettive di una società che guarda in avanti.