Il tribunale di Genova ha dato torto a Beppe Grillo sulla storia della candidata rimossa
Perché secondo il giudice non poteva contraddire il risultato delle primarie online annullando la vittoria dell'ex candidata del M5S a sindaco di Genova Marika Cassimatis
Lunedì 10 aprile il tribunale civile di Genova ha dato ragione all’ex candidata del Movimento 5 Stelle alle elezioni comunali della città, Marika Cassimatis, in una causa che aveva fatto contro Beppe Grillo, il leader del M5S: Cassimatis contestava la decisione di Grillo di annullare la sua vittoria alle primarie online interne al partito per scegliere il candidato sindaco, ripescando al suo posto il secondo classificato Luca Pirondini per le elezioni del prossimo 11 giugno. Il tribunale ha dato ragione a Cassimatis, sospendendo in modo cautelativo le due delibere con le quali Grillo aveva escluso Cassimatis e candidato al suo posto Pirondini. Significa che per ora sono state annullate, ma il M5S ha quindici giorni di tempo per fare ricorso.
Cassimatis ha detto in un’intervista che «ora sono la candidata sindaca dei Cinque Stelle per Genova, la palla passa a loro, sono loro che devono decidere cosa fare». È ancora formalmente candidata a sindaco di Genova, ma Grillo voleva impedirle di usare il logo del M5S, che è di sua proprietà: in base a come andrà l’eventuale ricorso, si capirà se può farlo o meno. Lunedì sera sul blog di Grillo è stato pubblicato un post per smentire la versione di Cassimatis, in cui c’è scritto: «non possiamo non rilevare come in nessun passo della predetta sentenza si sostenga che la Cassimatis è la candidata sindaco del MoVimento 5 Stelle, come lei ha affermato. Marika Cassimatis è stata sospesa e la votazione del 14 marzo è stata annullata, pertanto la stessa non è né sarà candidata con il MoVimento 5 Stelle a Genova alle elezioni dell’11 giugno». Se il M5S farà ricorso entro 15 giorni, un collegio di tre giudici (diversi da quello della sentenza di oggi) si riunirà e prenderà una decisione entro 20 giorni.
Nel merito, il giudice Roberto Braccialini ha stabilito che nonostante Grillo sia il capo politico del M5S, «non ha il potere di veto sulle decisioni delle assemblee telematiche. Tali decisioni anzi sono vincolanti per lui e per gli eletti». Nella sentenza si dice anche che «nonostante non sia particolarmente agevole ricostruire le regole organizzative del Movimento e l’istanza dirigista riconosciuta a Grillo, quest’ultimo non ha un potere di intervento nel procedimento di selezione delle candidature».
Cassimatis aveva contestato la decisione di Grillo con tre argomenti: non esiste nel “non statuto” del M5S la figura del garante, che ha dato a Grillo i poteri di annullare le primarie di Genova; la decisione di Grillo ha annullato un voto popolare; per candidare Pirondini al posto di Cassimatis hanno votato gli iscritti al sito di tutta Italia, e non solo quelli di Genova. Grillo aveva motivato la decisione spiegando che alcuni componenti della sua lista avevano «ripetutamente e continuativamente danneggiato l’immagine del MoVimento 5 Stelle, dileggiando, attaccando e denigrando i portavoce e altri iscritti, condividendo pubblicamente i contenuti e la linea dei fuoriusciti dal MoVimento 5 Stelle».
Cassimatis ha annunciato la decisione del tribunale in un post su Facebook: