Gli Stati Uniti sposteranno navi militari vicino alla Corea del Nord
Pochi giorni dopo l'incontro fra Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping e nuovi test missilistici nordcoreani
Sabato 8 aprile l’esercito degli Stati Uniti ha deciso di spostare alcune sue navi militari nella parte occidentale dell’oceano Pacifico, cioè vicino alla Corea del Nord. Le navi sono quelle del Carl Vinson Strike Group, di cui fanno parte anche una portaerei, una nave usata per lanciare missili e due navi in grado di intercettare missili lanciati da altri.Le navi si trovavano da gennaio vicino a Singapore (molto più a sud, vicino all’equatore) e sarebbero dovute andare verso l’Australia, ma è stato deciso di spostarle vicino alla Corea del Nord in seguito alle crescenti preoccupazioni per l’atteggiamento generale del paese e, in particolare, i suoi nuovi test missilistici. Lo spostamento delle navi militari verso la Corea del Nord è arrivato pochi giorni dopo l’attacco americano contro il regime siriano di Bashar al Assad – che la Corea del Nord ha condannato come «intollerabile atto d’aggressione contro uno stato sovrano» – e pochi giorni dopo la visita negli Stati Uniti del presidente cinese Xi Jinping.
Il comando dell’esercito statunitense nell’oceano Pacifico ha parlato dello spostamento come di un’operazione fatta per garantire “prontezza” in quell’area. Nei mesi passati vicino a Singapore le navi militari statunitensi hanno partecipato a esercitazioni insieme a quelle del Giappone e della Corea del Sud, hanno fatto ordinaria attività di pattuglia e hanno partecipato a operazioni di soccorso.
Dave Benham, portavoce del comando dell’esercito statunitense in quell’area, ha detto che «la minaccia numero uno in quell’area continua a essere la Corea del Nord, per via del suo sconsiderato, irresponsabile e destabilizzante programma di test missilistici e della sua ricerca di per sviluppare tecnologia nucleare militare». Qualche giorno fa Donald Trump disse di essere pronto ad agire da solo per risolvere il problema rappresentato dalla minaccia nucleare coreana. Bret Stephens, opinionista del Wall Street Journal, ha scritto che la capacità del regime nordcoreano di installare testate nucleari su missili balistici intercontinentali – cioè quei missili che hanno una lunghissima gittata e che potrebbero colpire il territorio americano – non è più solo un’ipotesi. Negli ultimi giorni la Corea del Nord ha invece lanciato un missile di medio raggio che è arrivato fino al mare del Giappone.
Il principale alleato della Corea del Nord, la Cina, pur mostrandosi insofferente verso la crescente aggressività nordcoreana non sembra ad oggi intenzionata a stravolgere le sue politiche in quell’area. Provando a sintetizzare questioni più complesse, spiegate meglio qui, la Cina teme che una caduta del regime nordcoreano destabilizzerebbe la regione e aumenterebbe la presenza militare (e l’influenza economico-politica) degli Stati Uniti in quella parte di mondo. Lo spostamento delle navi militari non sembra quindi essere direttamente collegato a nessuna di queste due cose ma il Guardian ha scritto che «diversi analisti ritengono che l’attacco in Siria rappresenti un chiaro messaggio per la Corea del Nord», che dimostra che gli Stati Uniti sono pronti a usare la forza in caso di una escalation.
Durante l’amministrazione di Barack Obama si era basata, nei rapporti con la Corea del Nord, sulla “strategia della pazienza“: partendo dalle premesse che il regime nordcoreano crollerà da solo, senza bisogno di interventi esterni. È un approccio criticato da diverse parti: perché finora non è successo e perché in realtà si sanno troppe poche cose sulla Corea del Nord per poter dire se e quando il regime crollerà (nonostante i molti e gravissimi problemi economici e umanitari).
Un paio di giorni fa NBC News ha scritto di aver ottenuto, attraverso diverse fonti militari o dei servizi segreti, informazioni riguardanti diverse opzioni per fermare il programma nucleare nordcoreano, che il Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti (un organo interno alla Casa Bianca che si occupa di consigliare il presidente sulle questioni di sicurezza nazionale) ha presentato a Trump. La prima opzione prevederebbe di spostare testate nucleari in Corea del Sud, con scopo deterrente, ma è dalla fine della Guerra fredda che gli Stati Uniti non rendono disponibili loro testate nucleari all’estero. La seconda prevederebbe di assassinare il dittatore coreano Kim Jong-un e i vertici militari del paese (ma ci sarebbe il problema di capire cosa succederebbe dopo). Una terza opzione si basa, pare, sull’uso di agenti infiltrati in Corea del Nord, per sabotare dall’interno infrastrutture militari.