Il contrario di “buona la prima”
Scene che sono state girate decine o centinaia di volte, prima di arrivare a quella giusta, e che non sempre sono quelle più complicate tecnicamente
A fine marzo è uscito un nuovo trailer di La mummia, il remake di un film del 1932 che già era stato ripreso da tre film usciti tra il 1999 e il 2008. Il trailer si è fatto notare soprattutto perché c’è una scena in cui Tom Cruise, il protagonista, e gli altri attori sono in una condizione di assenza di gravità. Cruise ha detto di aver insistito che si facesse in quel modo – prendendo un aereo che riproduce le condizioni di quasi totale assenza di gravità – per ottenere più realismo, e ha anche detto che la scena in questione è stata girata 64 volte prima che si arrivasse al risultato desiderato: ci sono voluti due giorni e quattro voli alla giusta altitudine, per farlo.
Dipende da film a film e da regista a regista, ma 64 tentativi per quella che diventerà un’unica scena di pochi secondi sono tanti. Ma non sono un record, perché c’è anche chi ha ri-girato la stessa scena più di cento volte, prima di arrivare a quella buona. Non è nemmeno questione di difficolta tecnica, anzi: certe scene difficilissime (per esempio con esplosioni) devono essere quasi per forza “buona la prima”, perché mica si può ricostruire e far ri-esplodere tutto. Come mostra un elenco di famose scene rifatte molte volte, scritto sul Guardian da Noah Gittell, sempre Cruise dovette, sul set di Eyes Wide Shut, rifare 95 volte una scena in cui, semplicemente, doveva aprire una porta ed entrare in una stanza. Il regista, un tale Stanley Kubrick, era particolarmente puntiglioso: ma non è solo, nella storia del cinema.
Alcune scene di Shining
Il regista è sempre Kubrick, uno che all’addetto al ciak (lo strumento che si usa per segnare l’inizio di ogni scena) e a tutti quelli che lavoravano ai suoi film dava molto da fare, perché “buona la prima” deve averlo detto davvero pochissime volte. Gittell ha scritto che la scena con la mazza da baseball (quella in cui lei retrocede e lui avanza, sulle scale) fu stata girata 127 volte e che una scena, senza dialoghi, in cui la cinepresa semplicemente si avvicina al personaggio interpretato da Scatman Crothers – il cuoco Dick Hallorann – fu girata 60 volte. Il record sembra però essere quello della scena in cui il personaggio di Crothers parla di luccicanza con Danny, il bambino interpretato da Danny Lloyd: 148 tentativi. Ma proprio in questa scena si vede una di quelle cose per cui Kubrick è Kubrick: in alcune inquadrature sopra a Danny si vedono, sullo sfondo, dei coltelli, che sembrano incombere su di lui; è una sorta di anticipazione di quello che succederà più avanti. Tra l’altro, dopo Shining Lloyd smise di recitare: forse perché sfinito, forse perché dopo Shining era difficile fare di meglio.
La scena nella mensa del primo Spider-Man
Prima che Spider-Man diventasse materiale Marvel, e prima che gli effetti speciali fossero praticamente ovunque, alcune scene toccava girarle davvero. Nel primo Spider-Man (quello del 2002 con Tobey Maguire) il regista Sam Raimi dedicò particolare attenzione a quella che secondo lui era la scena più importante del film: quella in cui Peter Parker scopre i suoi poteri. Gittell ha scritto che fu girata senza CGI (Computer Generated Imagery): complimenti, quindi, a Maguire per quello che è riuscito a fare prendendo tutte quelle cose al volo con il vassoio.
La scena, quella più famosa, di I soliti sospetti
È la scena all’inizio di uno dei più noti e apprezzati film di Bryan Singer, che uscì nel 1995 e si prese due Oscar: uno per la Miglior sceneggiatura originale e uno a Kevin Spacey come Miglior attore non protagonista. La scena in cui i cinque ladri o criminali (che si conoscono poco o niente) sono messi in fila per la foto in commissariato doveva essere, nei piani di Singer, particolarmente seria e cupa. Solo che gli attori – Kevin Pollak, Stephen Baldwin, Benicio del Toro, Gabriel Byrne e Spacey – si divertivano, ridevano, facevano cose stupide. Fu girata decine di volte, ma poi alla fine Singer decise di usare una delle prime, quelle divertenti. Perché, come dice il personaggio di Spacey, «non si mettono dei tipi come quelli in una stanza, non sai mai cosa può succedere».
Il combattimento di Oldboy, quello del 2003
La scena del combattimento in questo film diretto da Park Chan-wook, basato su un omonimo manga e poi, dieci anni dopo, rifatto da Spike Lee, fu girata 18 volte. Che detto così possono sembrare poche, visto che si parla di un importante film e non di una banale sitcom. Diventano tante se si pensa al tipo di scena in questione: una scena d’azione, girata con una lunga e complicata carrellata, in piano sequenza (cioè tutta in una volta). Difficile per chi l’ha dovuta riprendere ma soprattutto per chi, per 18 volte di fila ha dovuto prendersi gli stessi pugni (ok, che sono finti, ma comunque pugni sono).
La scena dei fiori in Luci della città
Nella categoria dei registi perfezionisti c’era anche Charlie Chaplin, ed essere perfezionista negli anni Trenta voleva dire lavorare davvero con forbici e pellicola, visto che non si salvava tutto su un hard disk. Gittell ha scritto che Chaplin girò 63 volte la scena di La febbre dell’oro in cui mangia una scarpa. Era una scarpa finta, fatta di liquirizia. Meglio di una scarpa ma comunque problematica: pare che alla fine dovettero portare Chaplin in ospedale. Sembra invece che questa scena fu girata 342 volte.
Premio speciale a Jackie Chan
Di Jackie Chan – che ha di recente vinto un Oscar alla carriera – Gittel ha scritto che «la dedizione e la fisicità di Chan sono senza pari» e si dice che diverse sue scene siano state girate centinaia di volte. Gittell ha scritto anche che per mettere insieme tutte le scene che compongono questi minuti del film del 1982 I due cugini ci siano volute in tutto (quindi non per inquadrature diverse) quasi tremila riprese.