L’attacco degli Stati Uniti contro Assad
È avvenuto ieri mattina, e ha generato reazioni e ulteriori sviluppi per tutta la giornata: l'Italia si è schierata con Trump, la Russia se l'è presa molto
Questa notte gli Stati Uniti hanno attaccato il regime del presidente siriano Bashar al Assad, per la prima volta dall’inizio della guerra in Siria: hanno lanciato 59 missili Tomahawk contro una base dell’aeronautica militare siriana, in risposta all’attacco con armi chimiche che martedì ha ucciso 74 persone nella provincia siriana di Idlib e per il quale il governo americano accusa quello siriano. Stando alle cifre fornite dalle autorità siriane, l’attacco ha causato 7 morti e diversi feriti. In un discorso in televisione, il presidente Donald Trump ha detto che la base colpita è quella da cui era partito l’attacco aereo martedì scorso e ha chiesto “a tutte le nazioni civili” di aiutare a finire la guerra in Siria. La decisione americana era del tutto impensabile fino a un paio di giorni fa, visto che Trump aveva sempre mostrato di voler cooperare con la Russia e con Assad più di quanto avesse mai fatto Obama.
Il presidente russo Vladimir Putin, alleato del regime siriano, ha già definito l’attacco statunitense “una violazione della sovranità” della Siria e ha chiesto una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che si terrà nel tardo pomeriggio di oggi. Stamattina il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni ha detto durante una conferenza stampa di appoggiare la scelta di Trump: diversi altri leader europei come Angela Merkel e François Hollande hanno preso la stessa posizione.
Il Post ha seguito gli avvenimenti di oggi con un liveblog, i cui aggiornamenti si possono leggere qui sotto. Se ci leggi da smartphone, clicca qui