Gli Stati Uniti hanno attaccato Assad: e ora?
Cos'ha fatto cambiare idea a Trump? Cosa dice il governo italiano? È stato un attacco isolato o ce ne saranno altri?
Questa notte, per la prima volta dall’inizio della guerra in Siria, gli Stati Uniti hanno attaccato direttamente il regime siriano di Bashar al Assad. Nessuno pensava che sarebbe successo fino a un paio di giorni fa, anche perché il presidente americano Donald Trump aveva più volte detto di voler cooperare con Assad e con la Russia, sua alleata. Trump ha cambiato idea dopo il bombardamento chimico di martedì su Khan Shaykhun, una città siriana a una settantina di chilometri a sud di Idlib. Abbiamo messo insieme cinque cose essenziali da sapere, per capire cosa sta succedendo in queste ore in Siria.
1. Come è stato fatto l’attacco di questa notte
Nella notte tra giovedì e venerdì, alle 4.40 ora locale in Siria (in Italia erano le 3.40), gli Stati Uniti hanno lanciato 59 missili Tomahawk contro la base aeronautica militare siriana di Shayrat, quella da cui – dicono gli americani – sarebbero partiti gli aerei che hanno compiuto il bombardamento chimico nella provincia siriana di Idlib martedì scorso. Nell’attacco di questa notte sono state uccise sei persone, ha detto l’esercito siriano.
Una mappa della base di Shayrat.
US strike on Syria killed four soldiers and virtually destroyed airbase, Syrian Observatory for Human Rights says https://t.co/tlgpebRVob pic.twitter.com/8OpWRlGskw
— AFP News Agency (@AFP) April 7, 2017
Un video che mostra il lancio dei missili Tomahawk dalla nave americana USS Porter.
2. Cosa ha fatto cambiare idea a Trump
Fino a questa notte, l’impegno militare degli Stati Uniti in Siria era quasi del tutto limitato alla guerra contro lo Stato Islamico (o ISIS). Per un certo periodo Obama aveva promosso dei programmi di addestramento dei ribelli in funzione anti-Assad, ma i risultati erano stati disastrosi. Fino a tre giorni fa, Trump sembrava intenzionato ad accettare l’esistenza del regime di Assad come un dato di fatto della guerra siriana, ma poi c’è stato il bombardamento chimico contro i civili a Idlib e le cose sono cambiate. Trump ha detto di avere visto le foto dei bambini morti, di esserne rimasto impressionato e di avere voluto reagire a quella che ha considerato essere una violenza tremenda e inaccettabile compiuta dal regime siriano.
3. Come hanno reagito gli altri paesi
Il governo russo, il più importante alleato del regime di Assad, ha detto che l’attacco è una “violazione della sovranità” della Siria e ha chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU; inoltre ha annunciato di avere sospeso la sua linea di comunicazione con gli americani istituita per evitare incidenti tra i due paesi nello spazio aereo siriano. Tra i governi che hanno già appoggiato pubblicamente la rappresaglia americana ci sono la Turchia, che nella guerra in Siria si oppone al regime di Assad, e Israele, che mantiene una posizione piuttosto defilata ma che periodicamente compie degli attacchi aerei contro Hezbollah, alleato di Assad e nemico di Israele. Anche Francia e Germania hanno appoggiato l’attacco americano. Per il governo italiano si sono espressi il ministro degli Esteri Angelino Alfano e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: entrambi hanno appoggiato l’azione americana.
Matteo Salvini, segretario della Lega Nord e vicino alle posizioni di Putin in politica estera, ha invece condannato l’attacco.
4. È stato un attacco isolato o ce ne saranno altri?
Non è facile rispondere a questa domanda, e l’imprevedibilità degli eventi degli ultimi giorni suggerisce cautela. Per il momento sembra però che l’attacco americano di questa notte abbia avuto solo l’obiettivo di punire il regime siriano per il bombardamento chimico di martedì nella provincia di Idlib, e per il quale Trump considera Assad responsabile. Quindi, sempre per il momento, non sembra che sia nei piani militari immediati degli Stati Uniti un cosiddetto “regime change” in Siria, cioè un allontanamento di Assad dal potere, che richiederebbe ben altro impegno militare. Non è da escludere però che le cose cambino, anche perché Trump si è dimostrato molto più imprevedibile di quello che ci si aspettava (oppure imprevedibile proprio come ci si aspettava).
5. Perché è importante la decisione di Trump
Non è la prima volta che gli Stati Uniti si chiedono cosa fare di fronte a un attacco chimico compiuto da Assad contro i civili. Nel 2012 Obama aveva parlato di “linea rossa”, dicendo che se Assad l’avesse superata – se avesse quindi usato sostanze chimiche sui civili – gli americani sarebbero intervenuti militarmente in Siria. Nell’agosto 2013 il regime siriano attaccò con armi chimiche alcuni quartieri di Damasco, uccidendo più di 1.400 persone, ma Obama decise di non attaccare. Quella decisione – giusta o sbagliata che fosse – fu criticata molto da esperti e analisti, che sostennero che non mantenendo le sue promesse Obama aveva perso la faccia di fronte ai ribelli più moderati, oltre a rendere meno credibili le minacce future degli americani rivolte ai loro avversari.
Inaspettatamente, Trump ha ripreso quella stessa “linea rossa” e ha deciso di punire Assad per averla superata una seconda volta, dopo l’attacco al sarin del 2013. È difficile dire quali saranno le conseguenze della decisione di Trump, ma è possibile che ci saranno, anche se l’attacco americano rimarrà limitato al lancio dei 59 missili Tomahawk di questa notte.