Un’azienda turca che produce cioccolato è finita nei guai per uno spot sul primo di aprile
Che è stato molto criticato perché sembrava alludere al tentato colpo di stato dello scorso luglio: ci sono state proteste e ne ha parlato anche il primo ministro
di Tugce Ozsoy ed Ercan Ersoy – Bloomberg
Le azioni dell’azienda dolciaria turca Ülker Biskuvi AS, consociata di Godiva Chocolatier Inc., hanno subìto un crollo alla borsa di Istanbul dopo la diffusione di un malriuscito spot ispirato al primo di aprile. Per la sua pubblicità, un video animato di 50 secondi, l’azienda ha subìto immediatamente intense reazioni negative, scontrandosi con le tensioni che dividono la Turchia dal tentato colpo di stato fallito a luglio. Nel fine settimana diverse persone, tra cui un parlamentare del governo turco, si sono radunate fuori dalla residenza del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan a Istanbul, per protestare contro lo spot, che mostrava una serie di crudeli “pesci d’aprile” e si chiudeva con una tonante voce fuoricampo che annunciava: «Il momento della resa dei conti è arrivato».
Il politico turco che ha partecipato alla proteste, Metin Kulunk, ha definito lo spot come «un tentativo di manipolare la psicologia di 80 milioni di persone». «Questo paese non ha dimenticato la notte del colpo di stato, e non lo farà», ha detto Kulunk in un commento riportato da CNN-Turk, interpretando evidentemente il video come un attacco velato. Sabato il primo ministro turco Binali Yildirim, parlando della polemica durante un’intervista televisiva, ha definito comprensibile lo zelo dei cittadini nel cercare di individuare ovunque segnali in codice nascosti, aggiungendo però che non è necessario dal momento che il governo vigila sulla nazione.
Le polemiche arrivano in un momento di aumento delle tensioni in Turchia, dove dal tentato colpo di stato del 15 luglio sono state confiscate oltre 850 aziende. Da allora il paese è rimasto in uno stato di emergenza. In questa atmosfera febbrile Ulker, come molte altre aziende russe, è finita al centro di voci politiche, l’ultima delle quali a dicembre, quando l’azienda ha definito le congetture secondo cui stava cercando di trasferire alcune attività fuori dalla Turchia «false e malevole».
In un comunicato pubblico diffuso il primo aprile Ülker, che è il principale rivenditore di tavolette di cioccolato in Turchia, ha definito le reazioni alla sua pubblicità come una «campagna di diffamazione», aggiungendo che avrebbe intrapreso azioni legali. Nel comunicato l’azienda ha aggiunto che lo spot mostrava due fratelli farsi una serie di scherzi per il primo di aprile, e che era pensato per essere scherzoso. Su Twitter il proprietario dell’azienda, Murat Ülker, ha definto le polemiche come una «cospirazione», aggiungendo: «siamo dalla parte della nazione».
Lunedì alle 16:42 locali il prezzo delle azioni di Ülker era sceso del 4,7 per cento, cancellando i guadagni accumulati venerdì dopo che gli analisti di JPMorgan avevano aumentato il rating di Ulker e definito i recenti risultati insoddisfacenti delle azioni della società «immeritati», sulla base della sua traiettoria di crescita. «Ülker Biskuvi ha ancora una notevole crescita davanti a sé. Questo però è un altro episodio che rovina l’opinione sulle sue azioni», ha detto Gulsen Ayaz, capo delle vendite istituzionali e delle contrattazioni della società Deniz Invest di Istanbul.
Anche altre società quotate di proprietà della società madre di Ülker, Yildiz Holding, hanno subìto un calo. La società di private equity Gozde Girisim Sermayesi ha perso il 7,5 per cento, mentre l’azienda di ingrosso alimentare Bizim Toptan è calata del 4,6 per cento.
Nell’intervista del primo aprile il primo ministro turco Binali Yildirim ha definito la pubblicità «inopportuna», sottolineando come circoli già del «disagio nella società, e questo è uno spot che genera disagio», e aggiungendo di non aver visto personalmente la pubblicità. «Apparentemente venivano dette alcune cose che richiamavano i giorni del tentato colpo di stato e c’erano allusioni a una vendetta».
Il governo della Turchia sostiene che le violenze di luglio sarebbero state orchestrate da un ex alleato del governo, il religioso turco Fethullah Gülen, che vive negli Stati Uniti, e ha reagito epurando oltre 100mila presunti sostenitori di Gülen, rimuovendoli dal loro incarico nell’esercito, nella magistratura e in altre istituzioni.
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