Gli omega-3 nel latte in polvere servono davvero a qualcosa?
Un'analisi delle ricerche sugli effetti nelle preparazioni per neonati non hanno trovato prove convincenti o in linea con le promesse dei produttori
Un’analisi delle ricerche svolte negli ultimi anni sugli integratori alimentari inseriti nel latte in polvere per neonati non ha trovato prove convincenti sui benefici spesso promessi dai produttori, come la possibilità di migliorare lo sviluppo delle capacità cerebrali dei bambini. Lo studio è stato condotto dalla Cochrane Collaboration – un’iniziativa internazionale senza scopo di lucro che si occupa della valutazione delle attività sanitarie e della loro sicurezza – occupandosi in particolare della presenza nel latte in polvere del DHA (acido docosaesaenoico), un acido grasso omega-3 molto diffuso in questi prodotti. L’aggiunta in generale di omega-3 negli alimenti è diventata negli ultimi anni una sorta di moda alimentare, anche se molti nutrizionisti sono scettici sul fatto che un aumento di questi acidi grassi nella propria dieta possa portare a tangibili benefici per cervello e cuore.
Il DHA si accumula nel cervello e nella retina del feto durante la gravidanza e nei primi anni dopo la nascita, con un ruolo importante per lo sviluppo delle capacità cognitive e visive dei bambini. Il DHA è naturalmente presente nel latte materno, ma in concentrazioni variabili che non dipendono solo da cosa mangia la madre. Un’alimentazione equilibrata e con un consumo di circa 300 grammi di pesce a settimana mantiene stabili i livelli di DHA, ma come si dice spesso in medicina, ogni persona è un mondo a parte; a seconda delle proprie predisposizioni genetiche e del metabolismo, la quantità di DHA varia sensibilmente.
I primi studi sistematici su DHA e latte in polvere per neonati furono condotti negli anni Novanta: i ricercatori notarono che i bambini allattati con il latte materno avevano livelli di DHA più alti rispetto agli altri, arrivando quindi a ipotizzare che l’aggiunta di questo acido grasso nel latte in polvere potesse favorire lo sviluppo cognitivo e della visione nei neonati. Nella maggior parte dei casi le ricerche parlavano di elementi a sostegno di questa ipotesi, ma senza fornire prove certe e definitive, del resto difficili da ottenere.
Nel 2002 la Food and Drug Adiministration (FDA), l’organismo di controllo che negli Stati Uniti si occupa di farmaci e alimentazione, approvò la proposta da parte di alcuni produttori di aggiungere il DHA nel latte in polvere per neonati. Altri organismi di controllo in giro per il mondo fecero lo stesso e oggi ci sono molti latti in polvere – anche in Italia – che promuovono la presenza di questo acido grasso e di altri integratori, dicendo che favoriscono lo sviluppo del bambino. Negli Stati Uniti, dove le regole sulle etichette sono meno restrittive rispetto all’Europa, si trovano spesso indicazioni più impegnative da parte dei produttori, che arrivano a parlare di “sostegno per lo sviluppo del cervello del vostro bambino”.
Il nuovo studio della Cochrane Coalition ha preso in considerazione 15 diverse ricerche condotte negli anni scorsi, e che nel complesso hanno coinvolto quasi 1.900 bambini, in molti casi tenuti sotto controllo per diversi anni dopo la nascita. La metanalisi, cioè la valutazione dei vari risultati combinati insieme, non ha portato a prove convincenti sul fatto che il DHA aggiunto nel latte in polvere porti a qualche beneficio.
Come ricorda il New York Times, il risultato s’inserisce in studi condotti con altre metodologie, dedicati per esempio alla presunta utilità nell’integrare la dieta delle future madri con olio di pesce o integratori direttamente a base di DHA (gli omega-3 hanno la capacità di raggiungere il feto, passando attraverso la placenta). Una dieta più ricca di questi integratori porta in media una gravidanza a durare un paio di giorni in più e ad avere nuovi nati lievemente più pesanti, anche se non serve a prevenire nascite premature. Gli studi in tema hanno notato, in alcuni casi, che i bambini nati da donne che assumevano integratori omega-3 avevano meno probabilità di soffrire di eczema, asma e allergie, per lo meno nei primi anni di vita.
Un altro studio pubblicato di recente sulla rivista scientifica JAMA non ha rilevato particolari benefici nella somministrazione di DHA nei bambini. Un test sul coefficiente intellettivo di un gruppo di bambini che ora ha 7 anni non ha portato a risultati diversi dalla media.
Pediatri e nutrizionisti invitano comunque a non arrivare a conclusioni affrettate né in un senso né nell’altro. Non potendo ancora sostenere con certezza che l’aggiunta di DHA porti a qualche beneficio o sia completamente inutile, è preferibile che questo acido grasso continui a essere aggiunto dai produttori al loro latte in polvere per neonati. Altre ricerche hanno messo in evidenza la sua sicurezza, quindi la sua presenza non deve essere fonte di preoccupazione. I produttori dovrebbero però non sfruttarlo come fanno ora a fini di marketing, scrivendo sulle confezioni che il loro latte aiuterà i bambini a sviluppare meglio proprietà cognitive e visive.
Gli omega-3 sono molto di moda da qualche anno, complice proprio la grande pubblicità che l’industria alimentare ha costruito intorno alle loro qualità. Recenti studi hanno per esempio messo in dubbio l’utilità degli integratori a base di questi acidi grassi, soprattutto per quanto riguarda i presunti benefici contro le malattie cardiache, ancora tutti da dimostrare. È una dieta varia ed equilibrata a fornire le sostanze nutritive di cui abbiamo bisogno, non ne esistono di miracolose: è la loro combinazione a farci stare bene e a favorire il nostro sviluppo.