Il difficile inizio della nuova governatrice di Hong Kong
Ufficialmente si insedierà a luglio, ma le hanno già dato un soprannome poco carino e sono in programma grandi proteste
di David Tweed e Natasha Khan - Bloomberg
La nuova governatrice (chief executive) di Hong Kong Carrie Lam ha avuto un assaggio delle difficoltà che la aspettano quando l’annuncio della sua vittoria alle elezioni di domenica è stato accolto, oltre che da acclamazioni e fischi, anche da risate. Il sostegno – da dietro le quinte – della Cina ha aiutato Lam a vincere nettamente le elezioni, ottenendo la maggioranza dei voti tra 1.194 membri delle élite economiche e politiche che compongono il comitato che sceglie il governatore della città-stato e sconfiggendo un avversario più popolare tra i cittadini. Il numero totale dei voti ottenuti da Lam, 777, è diventato subito un nomignolo usato per deridere il processo elettorale. In cantonese “sette” suona in modo simile a un parolaccia che a volte viene usata per indicare una persona impotente.
Nel giro di pochi minuti dalla diffusione dei risultati delle elezioni, i social network indipendenti di Hong Kong si sono riempiti di battute oscene e meme su Lam. Prima di decidere di non candidarsi a un secondo mandato, l’impopolare ex capo di Lam, l’attuale governatore Leung Chun-ying, era stato soprannominato “689”, una presa in giro riferita al basso numero di voti con cui era stato eletto. Le reazioni alle ultime elezioni dimostrano che anche prima di trovarsi di fronte alla stessa opposizione affrontata dal suo predecessore, Lam non godrà di un momento iniziale di popolarità tra i cittadini. «A tutti i politici può capitare di essere presi in giro, è una cosa piuttosto comune. Ma il fatto che le persone abbiano iniziato a farlo dal primo giorno è un segno molto forte di quanto in salita sarà la strada per Lam», ha detto Alvin Yeung, una parlamentare all’opposizione che ha votato durante le elezioni, «starà a lei riguadagnarsi la fiducia dei cittadini di Hong Kong».
Le recenti elezioni sono diventate l’ultimo momento critico per la percezione delle violazioni da parte del governo cinese all’accordo “un paese, due sistemi”, che garantisce tribunali indipendenti, una stampa libera e un sistema finanziario capitalista nell’ex colonia britannica. Se da una parte durante i suoi cinque anni come secondo funzionario di Hong Kong Lam aveva ottenuto alti tassi di approvazione, il giudizio nei suoi confronti si è inasprito dopo che alcune ricostruzioni dei media hanno riportato i tentativi cinesi di influenzare le elezioni.
Nel suo discorso dopo la vittoria Lam, la prima governatrice donna di Hong Kong ha segnalato di volersi distanziare dall’approccio “prendere o lasciare” di Leung, che i sostenitori della democrazia nella città-stato ritengono responsabile del peggioramento delle tensioni e dell’ascesa di un nuovo movimento pro-democrazia. Lam ha promesso di sollecitare «una serie di opinioni diverse», soprattutto tra i giovani, e di aumentare la comunicazione su social network come Facebook.
«La mia priorità sarà sanare la divisione e alleviare la frustrazione, e unire la nostra società per andare avanti», ha detto Lam, che ha 59 anni, «attraverso un impegno reale e risultati effettivi risponderò a quelli che mi sostengono e guadagnerò la stima di chi non mi sostiene ancora».
In campagna elettorale Lam ha promesso di contenere i prezzi, modificare le leggi fiscali di Hong Kong e sostenere un’economia vulnerabile al rallentamento della Cina e all’aumento del tasso di interesse degli Stati Uniti. Il suo piano per aumentare la spesa verrà agevolato dall’avanzo di bilancio di 92,8 miliardi di dollari di Hong Kong (circa 10,9 miliardi di euro) previsto per l’attuale anno fiscale.
La governatrice eletta (Lam entrerà in carica il primo luglio) ha mostrato pazienza di fronte alle ripetute domande dei giornalisti sul conto dei voti, dicendo di non sapere se il soprannome “777” continuerà a essere usato. «I nomignoli sono cose inventate da altre persone», ha detto, «sono davvero onorata e felice di avere ottenuto questi voti».
Hong Kong ha un’ossessione per la numerologia. Alcuni edifici, per esempio, non identificano i piani con combinazioni di numeri che includono il quattro, che suona in modo simile alla parola locale che significa “morte”. L’otto è considerato un numero fortunato perché suona come “prosperità”. L’anno scorso a un’asta una persona di cui non si conosce l’identità ha pagato l’equivalente di 2,1 milioni di euro per una targa d’auto con il numero 28, che suona come «diventare ricchi». Chan Wing-kee, un rappresentante dell’assemblea nazionale cinese che ha votato per Lam, ha minimizzato la connotazione negativa del soprannome, sostenendo che «il 777 è un numero fortunato», e aggiungendo che «la vittoria di Carrie Lam simboleggia un cambiamento delle sorti di Hong Kong».
Il sistema elettorale di Hong Kong genera controversie da prima ancora che il Regno Unito rinunciasse al controllo della città-stato nel 1997, e due anni fa è stato uno dei motivi principali che portò alcuni gruppi di studenti a occupare ampie porzioni di Hong Kong. Il ventenne Joshua Wong, che contribuì a guidare le proteste, ha detto che Lam è stata scelta dal presidente cinese Xi Jinping e non da Hong Kong. «Quello che i cittadini di Hong Kong meritano è un sistema in cui a una persona corrisponda un voto», ha detto Wong fuori dal centro congressi dove hanno votato i membri del comitato elettore, tra cui ci sono nove miliardari con un patrimonio collettivo che supera i 90 miliardi di euro. «I cittadini di Hong Kong non saranno contenti dell’esito delle elezioni perché il risultato non può rappresentare la posizione del popolo», ha detto Wong. Il suo gruppo politico, Demosisto, ha detto di volere organizzare una «grande protesta di disobbedienza civile» durante la cerimonia d’insediamento di Lam del primo luglio, in cui cade il ventesimo anniversario del trasferimento della sovranità di Hong Kong alla Cina. Il presidente Xi potrebbe partecipare all’evento, in quella che sarebbe la sua prima visita da quando ha assunto l’incarico nel 2012.
Lunedì la polizia ha comunicato ad altri leader delle occupazioni del 2014, oltre che a sei politici, che saranno perseguiti per il loro presunto ruolo nelle proteste di due anni fa, ha scritto il South China Morning Post. Tra di loro c’è anche Benny Tai, un professore di giurisprudenza della University of Hong Kong, le cui opere hanno ispirato le proteste. Lam ha detto di non essere in grado di dire se il tempismo di queste notifiche, arrivate appena dopo le elezioni, sia stato intenzionale, aggiungendo che il superamento delle divisioni politiche «non dovrebbe compromettere lo stato di diritto», stando al South China Morning Post.
Alle ultime elezioni Lam ha ottenuto il 67 per cento dei voti, contro il 31 per cento del suo principale rivale, l’ex segretario delle Finanze John Tsang, che era dato in grande vantaggio dai sondaggi ed era fortemente sostenuto dal blocco di opposizione di 325 persone all’interno del comitato che elegge il governatore. Il terzo candidato, il giudice in pensione Woo Kwok-hing, ha ottenuto l’1,8 per cento dei voti.
L’ufficio degli Affari per Hong Kong e Macao, sotto il controllo del Consiglio di stato cinese, ha detto che Lam soddisfa i requisiti di «amare il paese e Hong Kong, avere la fiducia del governo centrale, la capacità di governare e il sostegno dei cittadini», ha riportato Xinhua News Agency, l’agenzia di stampa ufficiale della Cina, citando un portavoce dell’agenzia. Il governo cinese deve ancora confermare formalmente la nomina di Lam.
Dopo le elezioni Tsang si è congratulato con Lam, incoraggiandola a cercare il sostegno della coalizione di opposizione nota come i pandemocratici, nessuno dei quali aveva appoggiato la sua candidatura. «Carrie deve lavorare di più sulla comunicazione con i pandemocratici», ha detto Tsang, «senza il sostegno dell’intero spettro politico governare sarà difficile».
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