La gran storia di come fu pubblicato “I Miserabili”
Victor Hugo era in esilio, l'editore era sconosciuto ma molto ambizioso, ed è uno straordinario caso di marketing e intuizioni imprenditoriali che allora erano impensabili
Probabilmente tutti avrete sentito parlare de I Miserabili di Victor Hugo: considerato un capolavoro della letteratura francese, quando uscì nel 1862 fu un bestseller. Oggi non sono molti quelli che possono dire di averlo letto tutto, e per la maggior parte delle persone è una lettura troppo impegnativa. Ma quasi tutti lo conosciamo per le numerose versioni cinematografiche e televisive, i musical – il più recente è del 2012 – e i fumetti. Pochi probabilmente conoscono però la storia della pubblicazione del romanzo, che fu straordinaria ed è tuttora appassionante, come ha raccontato Nina Martyris sulla rivista letteraria Paris Review, riassumendo un libro interamente dedicato al tema, The Novel of the Century: The Extraordinary Adventure of Les Misérables del professore e traduttore David Bellos.
Da come lo descrive Martyris, la vicenda sembra a sua volta un romanzo: il contratto «firmato nel 1861 in un’assolata isola dell’Atlantico, legò un genio francese in esilio a una casa editrice belga appena nata». Anche la cifra fu impressionante e senza precedenti: 300.000 franchi, circa 4,4 milioni di euro attuali, per i diritti di copyright di otto anni, cioè un periodo decisamente breve. Scrive Bellos che Hugo è tuttora la persona più pagata per un lavoro letterario: l’equivalente in oro di quella somma pesa 97 chili, ed era abbastanza per costruirci una piccola ferrovia.
Il vero protagonista della storia non è tanto Victor Hugo, che all’epoca era già un affermato poeta e intellettuale francese, ma Albert Lacroix, un ambizioso editore belga di 27 anni, ammiratore di Hugo. Lacroix aveva fatto esperienza lavorando nella tipografia dello zio e poi aveva aperto la sua piccola casa editrice, la Lacroix, Verboeckhoven & Co. Deciso ad assicurarsi un contratto con Hugo, chiese il prestito per l’anticipo alla banca Oppenheim di Bruxelles: e anche questo è un aspetto notevole dato che, scrive Bellos, fu probabilmente «il primo prestito fatto da una banca per finanziare un libro».
Quello di Lacroix non fu un gesto spericolato solo dal punto di vista economico. All’epoca Hugo, che aveva 60 anni, era anche un politico in esilio. Nel 1848 era stato eletto all’Assemblea nazionale con i Conservatori, da cui si era poi distaccato chiedendo il suffragio universale, l’istruzione gratuita per tutti i bambini e la fine della pena di morte. Quando nel 1851 Napoleone III aveva preso il potere instaurando una dittatura, Hugo lo definì un traditore. In breve la sua posizione divenne complicata e finì per scappare, travestito e con una barba finta, prima in Belgio e poi a Saint Peter Port sull’isola di Guernsey, un avamposto britannico davanti a Saint Malo, in Normandia. Qui restò dall’ottobre 1855 al 1870, continuando a pubblicare pamphlet contro Napoleone III. Pubblicare un suo libro era quindi rischioso: il Belgio era al riparo dalla censura di Napoleone III, ma il mercato editoriale rilevante era quello francese, se lì il libro fosse stato sequestrato per le finanze di Lacroix sarebbe stato un disastro.
Nonostante questi ostacoli, Lacroix scrisse direttamente a Hugo saltando l’intermediazione dell’editore e gli propose un incontro. Puntò soprattutto sull’aspetto economico, sapendo che lo scrittore aveva già rifiutato un contratto da un amico editore di 150 mila franchi. Gli offrì qualsiasi somma avesse chiesto, in contanti. Hugo si mostrò interessato. Lacroix salì su una barca, arrivò a Guernsey, trattò con lui per un giorno intero e poi lo convinse a firmare il contratto: era il 4 ottobre del 1861.
Lacroix comprò il libro a scatola chiusa: non ne sapeva niente, né dell’argomento – Hugo lo rassicurò soltanto che non aveva un contenuto politico, ma che era un dramma sociale – né della sua lunghezza. Hugo ci stava lavorando da 17 anni, da quando ne aveva 43. Era scappato dalla Francia lasciandolo indietro: glielo portò, salvandolo dai danni delle proteste del tempo, Juliette Drouet, sua amante per 50 anni. Continuò a scriverlo a Guernsey e lo finì in Belgio, in un hotel da cui poteva osservare il campo della battaglia di Waterloo.
La firma del contratto fu un successo per Lacroix, ma anche l’inizio di sei mesi frenetici di lavoro, in cui dovette trattare con tipografi, traduttori, avvocati e gestire i capricci di Hugo, che contestava ogni minima correzione alle bozze e le rispediva indietro con viaggi rischiosi e lunghi – su due barche, tre treni, e un carro a cavallo – che rischiavano di far sforare la data di consegna. Nel frattempo Lacroix mise in piedi una campagna pubblicitaria enorme per l’epoca: Hugo aveva già creato una certa attesa facendo circolare la voce che stava scrivendo un nuovo romanzo – dopo il gran successo di Notre Dame de Paris, del 1831 – e l’editore la portò a livelli mai visti, inviando comunicati stampa con mesi di anticipo e affiggendo sui muri di Parigi illustrazioni dei protagonisti Jean Valjean, Fantine, Cosette, Marius e altri personaggi del libro. Contrariamente all’usanza dell’epoca non vennero distribuite copie in anticipo perché venissero recensite su giornali e riviste: scrive Bellos che probabilmente I Miserabili fu la prima opera letteraria messa sotto embargo.
La mattina del 4 aprile 1862, secondo i tempi stabiliti, uscì Fantine, la prima parte del romanzo, in contemporanea a Parigi, Bruxelles, San Pietroburgo, Lipsia e altre città europee: nessun libro aveva mai avuto un lancio editoriale internazionale di simile portata. Hugo inoltre aveva chiesto la stampa di un’edizione popolare, insieme a quella tradizionale di lusso, cosa resa possibile dai progressi della tipografia dell’epoca e dalla diminuzione del costo della carta. Quel giorno c’erano lunghe code davanti alle librerie e a Parigi la prima edizione di seimila copie andò esaurita. Critici e scrittori non furono molto convinti: Alexandre Dumas disse che leggere I Miserabili era come «farsi strada nelle fogne» – riferendosi a una scena descritta nel libro – mentre Gustave Flaubert in una lettera privata si definì indignato e disse che «era stato scritto per le canaglie cattolico-socialiste e per i parassiti filosofici-evangelici». Il pubblico invece si appassionò enormemente alle vicende e quando il mese successivo uscirono 48mila copie della seconda parte, in molti andarono in libreria con carretti e carriole per accaparrarsene di più. In pochi mesi Lacroix ripagò il debito alla banca e fece la fortuna della casa editrice, che aprì diverse succursali, tra cui una a Parigi.
Lacroix si specializzò in romanzi pubblicati da scrittori francesi in esilio in Belgio, come Louis Blanc, Edgar Quinet, Maurice Joly (se questi nomi vi dicono qualcosa) e Proudhon, mentre nel 1864 pubblicò Émile Zola. Nel 1869 pagò un anticipo di 200 franchi (4 anni di salario di un operaio dell’epoca) a Isidore Ducasse per pubblicare il poema in prosa Les Chants de Maldoror (I canti di Maldoror) sotto lo pseudonimo di Conte di Lautréamont, un testo diventato poi fondamentale per il surrealismo, il dadaismo e il simbolismo. Nello stesso anno però Hugo ruppe il contratto con lui per pubblicare L’uomo che ride. Iniziarono un po’ di grane finanziarie causate da investimenti immobiliari azzardati e dalle guerre franco-prussiane: nel 1867 non riuscì a stampare la guida di Parigi per l’Esposizione universale, mentre nel 1872 chiuse la succursale di Parigi. Lacroix continuò a fare l’editore fino alla morte, nel 1903.
Hugo continuò invece a pubblicare e ad avere successo: uscirono la seconda e terza parte di La leggenda dei secoli, che racconta la storia dell’umanità dalla Genesi all’Ottocento, I lavoratori del mare nel 1866 e L’uomo che ride, appunto, nel 1869. Nel 1870, dopo la caduta di Napoleone III, tornò a Parigi, dove venne accolto come un eroe della Repubblica e un genio della letteratura. Nel 1876 divenne senatore, e morì nel 1885 a 83 anni: venne sepolto al Pantheon di Parigi durante una cerimonia a cui parteciparono tre milioni di persone.
Come per tutte le copie originali di romanzi ottocenteschi, anche quelle rimaste in circolazione de I Miserabili non sono molte: nel 2012 la casa d’aste Christie’s ne ha venduta una, stampata da Lacroix, per 61mila euro.