La storia da film di spionaggio di cui si parla in Slovacchia
Risale a più di vent'anni fa, e riguarda il rapimento del figlio del presidente, la sua rivalità con il primo ministro, i servizi segreti e un omicidio
Nell’ultimo mese in Slovacchia si è tornati a parlare di un caso di cronaca degli anni Novanta piuttosto bizzarro e intricato, che coinvolge il rapimento del figlio del presidente del paese, i servizi segreti, un omicidio e un abuso di potere. Il governo slovacco sta subendo pressioni dall’opinione pubblica del paese, e sta cercando di fare una legge per cancellare una vecchia amnistia che aveva interessato alcune delle persone protagoniste della vicenda: e tutto grazie a Únos, un film uscito nei cinema slovacchi il 2 marzo.
Il film racconta di quando, nell’agosto del 1995, il figlio dell’allora presidente della Slovacchia Michal Kováč fu rapito da un gruppo di uomini armati che lo costrinsero a bere due bottiglie di whisky, lo picchiarono e lo stordirono quando provò a ribellarsi, per poi portarlo ad Hainburg, in Austria. Lì l’uomo – che si chiama a sua volta Michal Kováč, e all’epoca aveva 34 anni – fu arrestato dalla polizia in relazione a un’indagine tedesca su un reato finanziario. Fu poi lasciato andare perché era stato arrestato in modo illegale (una fonte anonima slovacca aveva informato la polizia austriaca sul luogo in cui era stato abbandonato) e non fu mai incriminato.
La storia però non finisce qui: la polizia slovacca cominciò a indagare sul rapimento e trovò un testimone importante, l’agente dei servizi segreti slovacchi (SIS) Oskar Fegyveres, che però a un certo punto fuggì all’estero. L’unico poliziotto che era in contatto con lui, Róbert Remiáš, morì quando la sua automobile andò a fuoco per l’esplosione di una bomba il 26 aprile 1996. Si riuscì comunque a ricostruire quello che era successo al figlio di Kováč: alcuni criminali erano stati assoldati dai servizi segreti per organizzare il rapimento. Nel 1995, e fino al 1998, il capo del SIS era Ivan Lexa, un uomo molto vicino all’allora primo ministro Vladimír Mečiar, avversario politico del presidente Kováč. Mečiar fu il primo primo ministro della Slovacchia indipendente – una repubblica parlamentare, in cui la maggior parte dei poteri sono del primo ministro e non del presidente – e negli anni in cui fu al potere (cioè dal 1990 al 1998, con alcune brevi interruzioni) subì molte critiche, anche dalla comunità internazionale, per i suoi metodi autoritari. Il rapimento fu interpretato come una conseguenza della rivalità politica tra Mečiar e Kováč.
La polizia non riuscì a incriminare nessuno: nel 1998 Mečiar stava svolgendo le funzioni di presidente ad interim, perché alla fine del mandato di Kovač il parlamento slovacco non era riuscito a eleggere un nuovo presidente, e fece approvare una serie di amnistie che coinvolsero i responsabili del rapimento di Michal Kováč Jr. e dell’omicidio di Remiáš. Nessuno fu condannato. Per sette volte governi successivi hanno tentato di revocare le aministie, ma i provvedimenti furono sempre giudicati incostituzionali. Michal Kováč, l’ex presidente, è morto il 5 ottobre del 2016.
Il trailer di Únos, scritto e diretto da Mariana Cengel-Solcanská:
L’anno scorso, a febbraio, la polizia ha riaperto il caso sulla morte di Remiáš, che era stato chiuso nel 2006, e nell’ultimo mese, con l’uscita di Únos, si è tornati a parlare di tutta la storia. Il 7 marzo Mečiar ha partecipato a un programma televisivo per difendersi dall’accusa di essere coinvolto nel rapimento di Michal Kováč Jr. e nell’omicidio di Remiáš. Secondo un sondaggio il 63 per cento dei cittadini slovacchi vorrebbe che le amnistie introdotte nel 1998 fossero revocate, e 66mila persone hanno firmato una petizione per chiedere al governo di farlo.
Il 13 marzo l’attuale primo ministro Robert Fico ha promesso che se ne occuperà. Inizialmente Fico era contrario, e aveva detto che cancellare l’amnistia sarebbe stato incostituzionale. Poi però ha cambiato idea, probabilmente a causa del calo di consenso nei suoi confronti, soprattutto tra i giovani: se avesse rifiutato di cancellare l’amnistia, avrebbe corso il rischio di essere ritenuto una specie di complice di Mečiar, dato che nella coalizione del suo primo governo, durato dal 2006 al 2010, c’era anche il partito dell’ex primo ministro. Perché il disegno di legge per cancellare l’amnistia diventi effettivo dovrà essere approvato da tre quinti dei parlamentari slovacchi, quindi anche da parte dell’opposizione. Nel caso il disegno di leggi si approvato dal parlamento, servirà comunque un giudizio della corte costituzionale del paese, che avrà due mesi per esprimersi sulla materia.