Kellyanne Conway, la first lady ufficiosa
Storie e opinioni sulla donna più nota e influente della nuova amministrazione, definita "l'occulta architetta del trumpismo"
Kellyanne Conway, consigliera del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, è una delle persone più controverse della nuova amministrazione americana oltre che una delle più influenti: è tra le poche donne che lavorano a stretto contatto con Trump ed è diventata molto famosa, anche sui giornali internazionali, soprattutto per la famosa definizione dei cosiddetti «fatti alternativi» e per quella volta in cui si è seduta sul divano dello Studio Ovale in una posa molto informale per scattare una fotografia. Sul New York Magazine la giornalista Olivia Nuzzi ne ha scritto un ritratto definendola “la vera first lady dell’America di Trump”, mentre sull’Atlantic la giornalista Molly Ball l’ha definita “l’occulta architetta del trumpismo” per il modo in cui le politiche dell’amministrazione Trump sarebbero influenzate dalle sue opinioni.
Conway ha 50 anni – li ha compiuti il giorno dell’insediamento di Trump – e ha sempre lavorato nel campo dei sondaggi: nel 1995 ha fondato una società di sondaggi, la Polling Company, specializzata soprattutto in sondaggi sulle opinioni delle donne. È diventata consigliera del presidente dopo essere stata a capo della sua campagna elettorale negli ultimi quattro mesi prima delle elezioni. In precedenza era stata una sostenitrice di Ted Cruz, un altro candidato alle primarie del Partito Repubblicano, e in quanto tale aveva dato dei duri giudizi su Trump. È originaria del New Jersey, è stata cresciuta solo da donne (sua madre, sua nonna e due zie) dopo che suo padre ha abbandonato la famiglia (di religione cattolica), è sposata (il suo cognome da nubile è Fitzpatrick) e ha quattro figli. Con Nuzzi si è definita una «conservatrice sociale», una «conservatrice per la sicurezza nazionale» e una «conservatrice economica».
Il suo nome in codice per il Secret Service è Blueberry, cioè “Mirtillo”: se lo è scelto lei, in ricordo di quando a sedici anni vinse il titolo di Miss New Jersey Blueberry Princess in un concorso di bellezza e di quando a vent’anni vinse una gara di confezionamento di mirtilli. È l’unico membro dell’amministrazione Trump, oltre al presidente e al vicepresidente Mike Pence, a essere protetta dal Secret Service, per via delle minacce che ha ricevuto soprattutto online. È anche una delle poche persone che lavorano per Trump a poter entrare nello Studio Ovale senza essere annunciate.
Secondo Olivia Nuzzi, Conway ha assunto il ruolo che la stampa si aspettava da Ivanka Trump, la figlia maggiore del presidente, cioè quello di vera first lady: Melania Trump infatti non vive alla Casa Bianca con il marito, ma è rimasta a New York con il figlio Barron, che continua a studiare nella sua vecchia scuola. Nuzzi ha definito Conway «il doppio femminile del presidente, un’estensione della sua volontà e la persona più diabolicamente votata a difenderlo di chiunque altro lavori per lui». Questo perché, come Trump, Conway è opportunista (come mostrerebbe il suo passaggio da sostenitrice di Cruz a sostenitrice di Trump), è leale ma di una lealtà «in vendita», ama partecipare alla competizione politica e non si fa problemi a mentire o a dire quelli che lei stessa ha definito «fatti alternativi».
La cosa per cui è più famosa tra i giornalisti è la sua abilità di scansare le domande che le vengono fatte, evitando di rispondere: il suo «contorsionismo retorico», come lo chiama Nuzzi. In un video Vox ha spiegato la sua tecnica di risposta alle domande, dicendo che con una persona come Conway è impossibile ottenere le informazioni che si vogliono da un’intervista.
Ovviamente non rispondere alle domande e farlo dicendo cose false sono due cose diverse. Nuzzi ha messo insieme una lista delle maggiori cose non vere dette da Conway: durante la campagna elettorale ha detto più volte che Trump aveva risolto la questione del certificato di nascita di Barack Obama, mentre aveva lanciato la sua carriera politica parlandone; all’inizio di febbraio ha citato più volte il “massacro di Bowling Green”, un attacco terroristico che secondo lei pochi ricordano perché non fu molto raccontato dai media, ma che in realtà non è mai avvenuto; poi c’è la questione del numero di persone presenti all’insediamento di Trump, quella per cui Conway parlò di «fatti alternativi». Ora quando Conway deve rispondere a una domanda sui «fatti alternativi» usa sempre lo stesso esempio: «Due più due fa quattro, tre più uno fa sempre quattro».
Ma tra le sue affermazioni quella che è sembrata di più metterla nei guai c’entra con il caso Flynn: alcune ore prima che il generale Michael Flynn, che Trump aveva scelto come consigliere per la sicurezza nazionale, desse le dimissioni per aver mentito al vicepresidente Pence sui suoi contatti con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Conway aveva detto ai giornalisti che Trump aveva piena fiducia in Flynn, lasciando intendere che non ci sarebbero state dimissioni. Dato che poco dopo era stata smentita dal portavoce della Casa Bianca Sean Spicer e poi dalle dimissioni di Flynn, molti osservatori pensarono che la sua uscita su Flynn dimostrasse che in realtà Conway non fosse così vicina a Trump come sembrava. Tuttavia la questione non ha avuto ripercussioni sul suo ruolo alla Casa Bianca né sulla sua fama tra i sostenitori di Trump, che sembrano adorarla, molto più di Ivanka Trump e suo marito, che ricevono meno copertura mediatica, o dello stratega di Trump Steven Bannon, più interessato a rappresentare le idee del suo movimento nazionalista che a rappresentare Trump, o del capo dello staff della Casa Bianca Reince Priebus, che rappresenta il Partito Repubblicano. Conway con la sua lealtà è identificata a Trump; tra le altre cose è l’unica tra i membri più importanti dell’amministrazione che sembra accontentare la preferenza del presidente per il cibo da fast food.
Nuzzi scrive che Conway ha un provocatorio senso dell’umorismo ed è «affascinante e magnetica come solo i politici da campagna elettorale davvero dotati». Tra le persone a cui invece Conway non piace ci sono molti femministi, critici del suo rapporto con Trump, non solo per i suoi noti atteggiamenti sessisti ma anche per averla chiamata «baby» a uno dei balli della sera dell’insediamento. Conway si è più volte lamentata di quando riceve critiche o commenti stupiti perché molto impegnata sul lavoro e allo stesso tempo madre di quattro bambini, dall’altro è capitato che usasse la maternità per giustificare le sue assenze dai programmi televisivi. La settimana dopo l’insediamento di Trump ha partecipato alla “March for Life”, una manifestazione annuale contro le interruzioni di gravidanza, ma con Nuzzi ha detto che non giudicherebbe mai una donna che decide di abortire e di provare comprensione per quelle che lo fanno. Ha anche raccontato di aver accompagnato delle amiche a fare un’interruzione di gravidanza quando era adolescente.
Il ritratto di Nuzzi termina cercando di capire quale sia esattamente il lavoro di Conway alla Casa Bianca: «Essere la consigliera di un uomo impossibile da consigliare, la portavoce di un’amministrazione i cui messaggi cambiano giorno dopo giorno, ora dopo ora». Oltre a tutto questo, però, Conway ha un altro compito importante: «Attrarre l’attenzione dei media, e quindi all’occorrenza fare da punching bag ed essere spesso il centro della storia».