Perché Grillo e Di Battista sono indagati
Li ha querelati per diffamazione Marika Cassimatis, la candidata che aveva vinto le primarie del M5S a Genova poi annullate da Grillo
Il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo e il deputato Alessandro Battista sono stati formalmente indagati dalla procura di Genova dopo una querela per diffamazione presentata da Marika Cassimatis, insegnante e vincitrice delle primarie organizzate dal M5S per scegliere il candidato a sindaco di Genova, poi annullate da Grillo. Quella di indagare Grillo e Di Battista è stata quindi una procedura formale, per verificare se la diffamazione ai danni di Cassimatis sia effettivamente avvenuta. L’indagine è condotta dal sostituto procuratore della Repubblica Walter Cotugno, e Grillo e Di Battista saranno ascoltati nei prossimi giorni.
Cassimatis ha querelato Grillo per il contenuto di un post pubblicato un paio di settimane fa su beppegrillo.it e firmato dallo stesso Grillo, con il quale il leader del M5S aveva annullato il risultato delle primarie online interne al partito per scegliere chi candidare a sindaco di Genova (che è proprio la città di Grillo). Nel post Grillo diceva:
Mi è stato segnalato, con tanto di documentazione, che molti, non tutti, dei 28 componenti di questa lista, incluso la candidata sindaco, hanno tenuto comportamenti contrari ai principi del MoVimento 5 Stelle prima, durante e dopo le selezioni online del 14 marzo 2017. In particolare hanno ripetutamente e continuativamente danneggiato l’immagine del MoVimento 5 Stelle, dileggiando, attaccando e denigrando i portavoce e altri iscritti, condividendo pubblicamente i contenuti e la linea dei fuoriusciti dal MoVimento 5 Stelle; appoggiandone le scelte anche dopo che si sono tenuti la poltrona senza dimettersi e hanno formato nuovi soggetti politici vicini ai partiti.
Grillo aveva così deciso di annullare il risultato delle primarie, che Cassimatis aveva vinto con 362 voti, battendo Luca Pirondini, che aveva ottenuto 338 voti ed era stato poi scelto come sostituto. Anche se la candidatura di Cassimatis era stata ammessa, era considerata una figura “poco ortodossa” nel M5S, vicina ai consiglieri regionali e comunali che in polemica con alcuni dirigenti locali hanno abbandonato il partito negli ultimi mesi. Poco prima della votazione diversi quotidiani avevano riportato un post del suo avversario Pirondini, pubblicato nel gruppo privato su Facebook del Movimento in Liguria: «Siamo chiamati a una scelta. Stare con chi crede fermamente nel M5S o con chi fino a qualche giorno fa faceva comunella con i voltagabbana che hanno usato il movimento per avere visibilità e creare altre liste». Alice Salvatore, uno dei dirigenti locali più importanti del partito, descritta spesso come molto vicina a Beppe Grillo, aveva descritto la candidatura di Cassimatis come una «situazione davvero imbarazzante».
Jacopo Iacoboni sulla Stampa ha spiegato che Cassimatis, dopo il post in cui la sua vittoria alle primarie era stata annullata, aveva chiesto a Grillo la “documentazione” di cui parlava, senza ottenerla. Ha poi querelato Grillo per il post sul suo sito, e Di Battista per una dichiarazione fatta al Corriere della Sera: «Il Movimento deve tutelarsi dagli squali». Cassimatis ha anche fatto ricorso al Tribunale Civile di Genova per impugnare la decisione di Grillo di annullare la sua vittoria alle primarie e ripescare Pirondini. Se il giudice dovesse dare ragione a Cassimatis, il M5S potrebbe essere escluso dalle elezioni comunali di Genova del prossimo 11 giugno, secondo i giornali. Intervistata alla trasmissione radiofonica Un giorno da pecora, Cassimatis ha negato le accuse che le ha fatto Grillo nel suo post, dicendo: «non ho danneggiato nulla, ho fatto l’attivista in modo indefesso, dal 2012».