Gli 80 anni di Warren Beatty
Ha fatto un po' di tutto, ed è stato uno dei più grandi personaggi del cinema della sua generazione, protagonista agli Oscar molto prima di quella busta
Metti che siete moolto giovani e appassionati di cinema solo da due mesi: Warren Beatty è l’anziano signore che aveva la busta da cui è partito il grosso guaio degli Oscar. Lui – che comunque non aveva colpe e anzi si era accorto che qualcosa non andava, e dopo l’errore non si è nascosto – ha detto di non volerne più parlare.
Poi c’è Warren Beatty – Warren Beatty! – che oggi compie 80 anni, ed è uno dei più grandi personaggi del cinema della sua generazione: personaggio perché è stato attore, regista, produttore e sceneggiatore di cose molto varie e di grande successo, e divo da riviste e vicende sentimentali. Beatty recita dagli anni Cinquanta, dirige e scrive sceneggiature dai Settanta e sta continuando a farlo: L’eccezione alla regola, il film che ha scritto, prodotto, diretto e in cui interpreta Howard Hughes (quello di The Aviator di Martin Scorsese), uscirà in Italia il 20 aprile.
Beatty (il vero cognome è Beaty, con una sola “t”, ma lo cambiò perché Beatty gli suonava meglio) iniziò la carriera nel cinema come fratello-di. Sua sorella era nientemeno che Shirley MacLaine, altra grandissima attrice famosa e premiata soprattutto tra gli anni Sessanta e Ottanta, ed era già nota con il cognome della madre: MacLaine (il nome – Shirley – le era stato dato in omaggio a Shirley Temple). Negli anni Beatty ha però raggiunto la sorella, e forse l’ha pure superata: è stato infatti nominato a 14 Oscar – quattro per la regia, quattro per il Miglior film (anche se in realtà poi se lo portano a casa i produttori), due per il Miglior regista, tre per la Miglior sceneggiatura originale e uno per quella non originale – e ne ha vinto uno come regista di Reds e uno alla carriera, nel 2000. Otto film prodotti da Beatty hanno messo insieme più di 50 nomination e sette attori sono arrivati a nomination per i ruoli nei film da lui diretti. Beatty è l’unico, insieme a Orson Welles, a essere stato nominato come produttore, regista, attore e sceneggiatore per lo stesso film; solo che Beatty c’è riuscito due volte: Reds e Il paradiso può attendere.
Se volete ricordare Beatty per qualcosa di bello agli Oscar, quando lo vinse fece un bel discorso.
Oltre che con i numeri, Beatty si può raccontare in molti modi. Un modo è farlo con un elenco (comunque parziale) dei suoi film più noti. Quelli da regista sono cinque: oltre a L’eccezione alla regola e Il paradiso può attendere e Reds (due film tra loro diversissimi, ma ci arriviamo) ci sono Dick Tracy (un noir del 1990 ambientato negli anni Trenta) e Bulworth – Il senatore (su un politico in campagna elettorale che decide di suicidarsi ma, prima, di diventare onesto e sfacciato). Oltre a questi, in cui ha diretto se stesso, i più notevoli film da attore di Beatty sono Gangster Story (titolo originale: Bonnie and Clyde), Shampoo (un film sia comico che drammatico, con Julie Christie e Carrie Fisher) e Bugsy (in cui ha interpretato il gangster Bugsy Siegel), Splendore nell’erba (il suo primo film, diretto da Elia Kazan) e I compari, western “crepuscolare” di Robert Altman. Arthur Penn – che diresse Beatty in Gangster Story, che Beatty produsse – ha detto di lui che è anche il «produttore perfetto: fa sì che tutti diano il meglio e segue ogni fase del film, comprese quelle del montaggio e del sonoro. Semplicemente, lavora molto più duramente di chiunque altro abbia conosciuto».
Un altro modo per parlare di lui è dire come è diventato Warren Beatty. Il nome giusto è Henry Warren Beaty, ed è nato a Richmond, in Virginia, il 30 marzo 1937: sia la madre (canadese) che il padre erano insegnanti, come i nonni. Beatty si interessò ai film accompagnando la sorella ai provini. Ha detto che uno dei film che più lo face appassionare al cinema fu Scandalo a Philadelphia, che uscì nel 1940 e lui vide negli anni Cinquanta. Cose simili le ha dette di Un grande amore, che uscì nel 1939 e nel cui remake (Love Affair – Un grande amore) recitò nel 1994, con Katherine Hepburn.
Si dice che Beatty fosse anche piuttosto forte a football (in Il paradiso può attendere interpreta un campione di football) ma si dedicò al cinema, studiando e passando prima dal teatro e dalla televisione. Beaty divenne Beatty nel 1957; se volete una teoria in più, oltre al “così suonava meglio”, un suo cugino disse di avergli sentito dire di averlo fatto per avere lo stesso numero di lettere nel nome e nel cognome.
Una delle principali qualità di Beatty è, oltre a essere stato molte cose, l’aver fatto cose molto diverse tra loro. Il paradiso può attendere è una commedia sentimentale del 1978, remake di L’inafferrabile signor Jordan, un famoso film del 1941; Reds, che uscì tre anni dopo, è un film molto più complesso e ambizioso, basato sulla vita di John Reed, giornalista comunista statunitense che descrisse la rivoluzione russa di ottobre nel libro I dieci giorni che sconvolsero il mondo.
Tra le tante cose che fa, a Beatty non piace dare lunghe interviste (immaginate dopo quella cosa agli Oscar, quindi) e fare lunghi tour promozionali. Una volta disse: «Preferirei andare in giro per strada su un cammello piuttosto che fare quelle lunghe e approfondite interviste. Preferirei andare su quel cammello nudo. In una tempesta. All’indietro».
Nella carriera di Beatty ci sono alcuni film politici, e di politica lui si è interessato anche nella vita vera. È stato attivista, amico di Robert F. Kennedy e di John Fitzgerald “Jack” Kennedy – Kazan disse: «Warren aveva tutto quello che Jack aveva. Bellezza, intelligenza, sguardo abile e affascinante con le donne» – ma anche di Fidel Castro: si dice che dopo aver visto Reds gli mandò dei sigari cubani. Questa cosa delle donne si dice per molti attori, soprattutto degli anni di Beatty, ma per lui si dice molto di più. Si trovano in giro lunghissime liste di sue relazioni vere o presunte, ed è probabile che almeno una parte siano vere: di certo è stato per alcuni anni con Julie Christie e poi con Diane Keaton; dal 1992 è sposato con l’attrice Annette Bening e i due hanno quattro figli. Woody Allen una volta ha detto che gli piacerebbe reincarnarsi nei polpastrelli di Warren Beatty.
Tra le tante cose che ha fatto Beatty, non c’è un film con sua sorella Shirley MacLaine. Qualche decennio fa i due presero infatti carriere diverse: lei lavorò con registi più tradizionali e affermati – come Vincente Minnelli e Billy Wilder – e lui lavorò invece molto con registi più giovani, come Arthur Penn o Robert Altman. Si dice che i due avrebbero potuto lavorare insieme a Gangster Story, solo che parla di due innamorati e la cosa fu ritenuta sconveniente. In quel film Bonnie la fece Faye Dunaway, sua compagna anche in quel guaio agli Oscar.
C’è anche una canzone, o comunque una parte di essa, che parla di Beatty: è di Carly Simon, una delle donne che a un certo punto frequentò Beatty. Simon ha detto nel 2015 che il secondo verso parla di lui e che però «Warren pensa che sia tutta la canzone a parlare di lui». La canzone è “You’re So Vain”, del 1972.
La storia di Beatty è anche strapiena di film non fatti, e come sempre in questi casi qualcosa è di certo molto vero, qualcos’altro lo è un po’ meno: spesso si parla di, e con, certi attori prima di assegnare un ruolo a qualcuno. Quello che dovrebbe dire il più grande grazie a Beatty sembra sia Robert Redford. Pare infatti che, in qualche momento, qualcuno pensò a Beatty per i ruoli in A piedi nudi nel parco, Butch Cassidy e La stangata, che poi andarono tutti a Redford. Sembra che Beatty disse poi no a Ultimo tango a Parigi e a Boogie Nights. IMDb scrive anche che gli dissero se gli poteva interessare interpretare Michael Corleone nel Padrino, ma disse no. Stesso discorso per Bill di Kill Bill: Quentin Tarantino scrisse il ruolo pensando a lui, ma Beatty rifiutò. Sembra anche che qualcuno volesse dargli il ruolo di Rocky, ma Sylvester Stallone, che quel film se l’era scritto, non ne volle sapere. In compenso, il suo ruolo in Gangster Story Beatty lo ottenne dopo che fu proposto a Bob Dylan, ma Dylan non lo venne a sapere a causa di problemi col suo agente. Se mai dovessero invece fare un film sulla sua vita, Beatty disse invece qualche anno fa che gli sarebbe piaciuto essere interpretato da Colin Farrell.