Le presidenziali francesi in 10 minuti
Manca meno di un mese, ci sono state diverse sorprese e la situazione è piuttosto diversa da quella che ci si poteva aspettare: una breve guida
Il primo turno delle elezioni presidenziali francesi si terrà il prossimo 23 aprile e l’eventuale ballottaggio tra i due candidati più votati sarà il 7 maggio. Durante la campagna elettorale ci sono state diverse sorprese e la situazione politica attuale è piuttosto diversa da quella che ci si poteva aspettare anche solo qualche mese fa. Per sapere perché si è arrivati fino a qui però è utile cominciare, brevemente, da come se l’è cavata il governo precedente.
Il Partito Socialista aveva vinto le elezioni del 2012, ma era entrato presto in crisi. Nell’aprile del 2014 le elezioni amministrative avevano portato a una pesante sconfitta per il PS, a un’avanzata del Front National di Marine Le Pen e alla vittoria dell’UMP (il partito di centrodestra del precedente presidente Nicolas Sarkozy che poi ha cambiato nome in Les Républicains). Il governo del socialista Jean-Marc Ayrault si era dimesso e il presidente della Repubblica Hollande aveva nominato come nuovo primo ministro Manuel Valls – socialista anche lui, ma considerato un esponente dell’ala di destra, la più liberale. Il primo governo Valls era rimasto in carica solamente 147 giorni, poi ne era stato formato uno di nuovo, presieduto sempre da Valls, che aveva ottenuto la fiducia ma aveva perso la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale. Dopodiché dalle elezioni europee, dalle elezioni dipartimentali, da quelle regionali (le prime dopo gli attentati di Parigi) e dalla rinuncia a una riforma costituzionale su cui il PS aveva investito molto, la sinistra francese era uscita sempre più indebolita a vantaggio dell’estrema destra del Front National e del centrodestra di Nicolas Sarkozy. A tutto questo si devono aggiungere le difficoltà in cui si era trovato praticamente dal giorno della sua elezione il presidente socialista Hollande che è risultato essere il più impopolare della Quinta Repubblica, complici la disoccupazione, la debole crescita economica, gli attentati terroristici che hanno colpito la Francia e alcune sue discusse vicende personali.
I candidati alle presidenziali francesi sono undici in totale, ma sono solamente cinque i principali, coloro che cioè hanno delle percentuali significative nei sondaggi: Benoît Hamon, François Fillon, Marine Le Pen, Emmanuel Macron e Jean-Luc Mélenchon.
La situazione nel centro-sinistra: Benoît Hamon
A differenza di molti altri presidenti del passato il presidente uscente, François Hollande non era riuscito a imporsi come “candidato naturale” della sua area politica di riferimento per un secondo mandato. Dopo molte esitazioni, il primo dicembre scorso Hollande aveva annunciato quello che tutti si aspettavano, e cioè che non si sarebbe ricandidato (secondo la gran parte degli esperti e dei sondaggisti non sarebbe arrivato nemmeno al ballottaggio).
A gennaio si sono quindi svolte le primarie del centro sinistra, dove però il favorito Manuel Valls è stato nettamente battuto al secondo turno da Benoît Hamon, che ha ottenuto più del 58 per cento diventando ufficialmente il candidato del centro sinistra alle presidenziali.
Hamon era uno dei candidati più di sinistra in corsa, sostenitore tra le altre cose del reddito di cittadinanza e della legalizzazione della marijuana, considerato da alcuni l’equivalente francese di Bernie Sanders e Jeremy Corbyn. Il risultato delle primarie era dunque stato interpretato come un forte segnale di dissenso verso il precedente governo (in cui Valls era primo ministro e Hollande era presidente) e verso la linea politica che entrambi avevano dato al Partito socialista.
La campagna elettorale di Hamon non sta tuttavia andando molto bene, e per due principali motivi. Da molti è considerato un esponente troppo di sinistra del partito e assimilabile al candidato della sinistra-sinistra, Jean-Luc Mélenchon. Per altri (e cioè per i tradizionali elettori del PS) fa comunque parte di un partito che ha creato molti scontenti. Inoltre, dopo la candidatura ufficiale, Hamon ha modificato e ammorbidito molte delle posizioni che l’avevano invece portato a vincere. Infine Hamon ha ricevuto un duro colpo negli ultimi giorni: Manuel Valls ha dichiarato che al primo turno delle presidenziali voterà per il candidato indipendente Emmanuel Macron.
La destra dei Repubblicani: François Fillon
Le primarie dei Repubblicani si sono svolte in novembre e i candidati erano sette. La situazione era piuttosto insolita per la destra francese, abituata a concentrare il proprio sostegno intorno a due o tre candidati al massimo. Secondo i sondaggi i favoriti erano Nicolas Sarkozy e Alain Juppé, sindaco di Bordeaux, che era stato primo ministro della Francia tra il 1995 e il 1997, esponente di una destra moderata. In campagna elettorale François Fillon, primo ministro dal 2007 al 2012 quando Sarkozy era presidente, si era però fatto notare puntando sulla “sincerità e coerenza” del proprio programma e della propria persona: dopo l’eliminazione di Sarkozy al primo turno ha battuto Juppé al secondo diventando dunque il candidato ufficiale del centro-destra.
A fine gennaio, però, l’ascesa di Fillon, anche nei sondaggi, si è fermata a causa di un’inchiesta giudiziaria. Fillon è stato formalmente accusato per malversazione di fondi pubblici: di aver cioè dato alla moglie Penelope un posto di lavoro fittizio come sua assistente parlamentare e di averla fatta assumere come consulente di un giornale di proprietà di un suo amico, incarichi per i quali Penelope Fillon avrebbe percepito 900mila euro senza lavorare. Fillon è anche sospettato di avere impiegato due dei suoi figli come avvocati per delle “missioni specifiche”, in un momento nel quale però i figli non erano neppure avvocati ma solo studenti di giurisprudenza. Più volte si è parlato di un ritiro della candidatura di Fillon, che invece ha deciso di proseguire.
L’estrema destra: Marine Le Pen
Il Front National sarà rappresentato da Marine Le Pen, già candidata alla presidenza nel 2012 e dalla quale ci si aspetta un grande risultato almeno al primo turno. Le Pen è coinvolta in diversi guai: il Parlamento europeo le ha revocato l’immunità parlamentare perché nel 2015 aveva twittato immagini di violenze commesse dall’ISIS ed è accusata sempre dal Parlamento europeo di aver assunto una persona per occuparsi della sua attività, mentre quella persona in realtà faceva altro. Diversi guai riguardano poi anche alcuni esponenti del suo partito. Se tutto questo ha occupato il dibattito in vista delle presidenziali fino a qualche giorno fa, quanto successo all’aeroporto Orly di Parigi il 18 marzo – quando un uomo musulmano è stato ucciso dopo aver provato a rubare il fucile a una soldatessa – ha riportato in primo piano le proposte del Front National sulla sicurezza e sulla lotta al terrorismo.
La sinistra: Jean-Luc Mélenchon
Nei mesi scorsi ci sono state diverse candidature nll’area politica della sinistra (e dell’estrema sinistra). Il candidato più popolare è Jean-Luc Mélenchon, ex ministro e deputato europeo da due mandati, che alle precedenti presidenziali aveva ottenuto l’11,1 per cento dei voti. Nei sondaggi del primo turno è dato in quarta o quinta posizione e comunque molto vicino ad Hamon. La sua campagna elettorale sta andando bene, i suoi comizi richiamano migliaia di persone e nei dibattiti televisivi risulta molto apprezzato.
Infine, c’è Emmanuel Macron
Il fatto politico più rilevante degli ultimi mesi in Francia è stato il guadagno di consensi di Emmanuel Macron, ex ministro dell’Economia del governo Valls. Macron, che ha 39 anni, ha fondato un suo partito di centro che si chiama En Marche! e si è candidato come indipendente lo scorso novembre. All’inizio Macron – che dice di non essere né di destra né di sinistra – era stato definito una «bolla di champagne» in attesa di scoppiare. Lui ha invece consolidato la propria posizione avanzando nei sondaggi e ottenendo anche importanti sostegni: quello di François Bayrou, leader del partito di centro Modem, già candidato tre volte alle presidenziali, e quello di diversi socialisti come Valls e come il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian, esponente della destra del partito socialista.
E quindi?
Gli ultimi sondaggi mostrano una novità: dicono che Macron (da tempo in seconda posizione) abbia superato Marine Le Pen nelle intenzioni di voto al primo turno, con percentuali che sono intorno al 25-26 per cento. Le ricerche confermano invece che al secondo turno, nell’ipotesi Macron-Le Pen, vincerebbe Macron con più del 60 per cento dei voti.