Cose da sapere prima di vedere “Ghost in the Shell”
Esce oggi, la protagonista è Scarlett Johansson e potete vederlo anche se non andate matti per il manga o il film d'animazione del 1995 (niente spoiler)
Ghost in the Shell – che esce in Italia oggi, giovedì 30 marzo – è un nuovo film con Scarlett Johansson tratto da un omonimo manga cyberpunk, uscito per la prima volta nel 1989. È descritto come un film d’azione e di fantascienza, e anche un po’ thriller, e il regista è Rupert Sanders, quello di Biancaneve e il cacciatore. In Ghost in the Shell Johansson interpreta Kusanagi, una poliziotta-cyborg che è sulle tracce di un pericoloso hacker. Oltre a lei nel cast ci sono anche Pilou Asbæk, Takeshi Kitano, Juliette Binoche e Michael Pitt.
Prima di essere un film di Hollywood, Ghost in the Shell è stato un apprezzatissimo manga che è poi diventato un media franchise: un insieme di storie (scritte, recitate o animate), videogiochi e narrazioni varie che condividono lo stesso mondo, ampliandolo di volta in volta. Il film era per questo molto atteso e, da alcuni, molto criticato per la scelta di Johansson perché, per farla breve, non è giapponese mentre lo è il personaggio che interpreta. Il film è quindi stato accusato di whitewashing. In generale whitewashing significa “imbiancatura” e, in senso figurato, “mascheramento”; nel contesto cinematografico il whitewashing è la pratica di far recitare attori bianchi in ruoli di personaggi non bianchi.
Soprattutto negli Stati Uniti si è parlato molto di questa questione(molto più del film in sé) e, forse, troppo: Mamoru Oshii, che nel 1995 diresse il primo dei due film giapponesi d’animazione su Ghost in the Shell, ha detto di aver molto apprezzato la scelta di Johansson e il modo in cui ha recitato, e diversi fan giapponesi e gente che lavora nel cinema giapponese hanno detto a Hollywood Reporter di approvare la scelta, dato che comunque è una delle attrici più apprezzate e talentuose in circolazione; altri hanno detto di capire che per fare un film di Hollywood serve una star di Hollywood.
Si è parlato meno di cos’è Ghost in the Shell (il media franchise, o universo narrativo, se preferite) e com’è Ghost in the Shell, il film. Alle basi del mondo in cui è ambientata la storia arriviamo tra poco; poi arrivano un po’ di recensioni, per decidere se tenersi libera una sera del weekend: sintetizzando, un po’ di 5 e 5-e-mezzo; tanti voti tra il 6 e il 7, e qualche 8. Non un film su cui tutti – o comunque tanti – sembrano avere la stessa idea, quindi. L’opinione più condivisa riguarda solo la parte visiva, descritta come davvero notevole. Non ci sono spoiler, ma se siete di quelli che vogliono vederlo senza saperne niente di niente, tenetene conto.
Il film – a cui una decina d’anni fa s’era interessata la Dreamworks di Steven Spielberg – è stato girato in parte a Hong Kong (ma anche al chiuso, in uno studio, per poi aggiungere tutto con gli effetti speciali). Johansson fu scelta come attrice nel 2015, dopo che per alcuni mesi si era parlato di Margot Robbie: pare che l’accordo era quasi stato trovato ma lei preferì interpretare Harley Quinn in Suicide Squad.
Ghost in the Shell per principianti
Ghost in the Shell iniziò come serie di manga ideata da Masamune Shirow, che ora ha 55 anni. La storia è ambientata in una città immaginaria che sta da qualche parte in Giappone, a metà del Ventunesimo secolo: parla di una squadra speciale – la Sezione 9, il cui nome intero è Sezione di Sicurezza Pubblica numero 9 – che combatte la corruzione, il terrorismo e il cybercrimine. Nel mondo della storia alcune persone sono mezze cyborg (perché hanno protesi o perché hanno un cyber-cervello, che ha un lato positivo (si può collegare a diversi network) e uno negativo (può essere hackerato). Già, mica male per una storia scritta negli anni Ottanta, prima di Internet. È una storia che si dice piaccia molto alle sorelle Wachowski: quando stavano provando a convincere i produttori a investire in Matrix parlarono proprio di Ghost in the Shell.
In Ghost in the Shell i cyber-cervelli si possono collegare a un grande network e con quei cyber-cervelli si possono fare tante belle cose, ma anche cose un po’ inquietanti: per esempio riscriverne i ricordi. Oltre a uomini e uomini-cyborg ci sono anche cyborg veri e propri. Il ghost del titolo è l’anima o comunque la parte umana che a questi cyborg manca (perché per il resto sono molto umani). Date queste premesse è facile intuire che il manga (il film meno, dicono) tocchi molti concetti filosofici ed etici. E se state pensando a Blade Runner, non sbagliate. Parlando di Ghost in the Shell – il manga – Evil Monkey ha scritto su Fumettologica che sono «340 pagine spesso al limite del comprensibile, frustranti e dal peso specifico non indifferente, ma che ancora oggi segnano uno degli standard della fantascienza».
Ghost in the Shell (il manga) è molto cyberpunk – un sottogenere della fantascienza, nato negli anni Ottanta – e ha avuto due seguiti: Ghost in the Shell 1.5: Human-Error Processor e Ghost in the Shell 2: ManMachine Interface, uscito nei primi anni Duemila. I due film d’animazione di Oshii sono invece del 1995 e del 2004 e sono Ghost in the Shell e Ghost in the Shell – L’attacco dei cyborg. Poi, magari, potreste averci giocato al PC, o alle PlayStation 1 e 2. La più diretta conseguenza della lunghezza e della profondità del mondo di Ghost in the Shell fa sì che, sì, teoricamente, se il film dovesse andare bene, ci sarebbe spazio per qualche sequel.
Cosa si dice del film
Si possono dire alcune cose sulla trama senza rovinare parte di quello che si viene a sapere; non a caso anche il trailer mostra tante scene che, in realtà, dicono poco sulla storia generale e sulla sua evoluzione durante il film. Queste sono quindi tutte recensioni senza spoiler. Quella di Rotten Tomatoes – che in pratica le mette insieme tutte in una sintesi – è «Ghost in the Shell si fa notare per un’ottima parte visiva e un’azzeccata interpretazione di Scarlett Johansson, ma il risultato finale non ha la magia del materiale originale da cui è tratto». Sempre su Rotten Tomatoes il 70 per cento delle recensioni parla del film in modo positivo.
Rosie Fletcher ha scritto su Digital Spy che «è un film favoloso da guardare» ma che non ha “anima”, ed è deludente se comparato agli standard dei film futuristici e d’azione. Secondo Fletcher il film avrebbe potuto approfondire molto più i temi della lealtà, dell’identità e di cosa significhi essere umani, ma si perde «in una generica teoria del complotto». L’ha definito una sorta di versione light di Matrix. Jordan Mintzer ha scritto su Hollywood Reporter che «il film originale [quello del 1995, quello a cui molti pensano, pensando a Ghost in the Shell, ancor più del film] riusciva a fondere violenza e filosofia, mettendo lo spettatore in una posizione scomoda» e che il film con Johansson riduce tutto a «buoni contro cattivi» e che tutto è trattato troppo in modo hollywoodiano. Guy Lodge di Variety è, tra i critici più importanti, quello a cui il film è piaciuto di più: ha scritto che Ghost in the Shell «onora lo spirito e l’estetica dell’adattamento d’animazione di Mamoru Oshii», senza ridurre il tutto a uno «sfarzoso cosplay». Ben Croll di The Wrap ha scritto che «ogni fotogramma di Ghost in the Shell dà l’idea di essere stato lavorato nel maggior modo possibile, ma che è stato fatto nel miglior modo possibile».